UNA CONSTATAZIONE DA TEHRAN
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Proponiamo la traduzione di un articolo di Tehran Times in cui, come al solito dalla Seconda Guerra del Golfo e dalla liquidazione del loro arci-nemico Saddam Hussein, i Persiani gongolano e gli Occidentali fanno la parte dei pinguini.
Diciamo che tutta la faccenda va trascritta, a pieno titolo, negli annali della stupidità militare: da Crasso al Vietnam…
Molto semplicemente nessuno dei “grandi strateghi”, osannati dal MinCulPop mediatico nostrano, aveva previsto che lo stretto di Bab El Mandeb tra Yemen e Dancalia avrebbe potuto essere chiuso da gente che, mentre se ne stava per gli affari propri a casa sua, si era vista arrivare addosso tutto l’apparato militare saudita-emiratino e lo aveva cacciato fuori a pedate.
Tra l’altro facendo fuori allegramente un po’ di decantatissimi carri armati Abrams, inventando il metodo della mina aderente contenente lo stesso esplosivo delle cariche di lancio (bossoli) del cannone che detonano “per simpatia” senza che sia necessario perforare la corazza: dopo un attacco di questo tipo all’esterno il carro sembra integro, all’interno i carristi sono ridotti a tappezzeria, tappezzeria ben cotta…
I Russi sono rimasti entusiasti di questo metodo e lo hanno perfezionato per liquidare qualche decina di Leopard e di Challenger nel Donbass, non con un agile ragazzino scalzo che salta in stile El Alamein negli angoli morti fino a piazzare la mignatta dietro la torretta, ma con molto più tecnologici droni che svolgono la stessa funzione non facendo rischiare la pelle agli assaltatori, ma cavandola ai soli carristi.
Era a dire poco ovvio che gli Yemeniti di Ansar Allah, di cui gli Houthis sono una delle componenti, avrebbero fatto in modo di intervenire nella guerra di Gaza: non dimentichiamo che sono stati abbondantemente armati dagli Iraniani, non con ferraglia da robivecchi come la Unione Europea (e il governo italiano in particolare) ha fatto con l’Ucraina, ma con mezzi di nuova tecnologia sperimentali e letali.
Inoltre le rotte marittime tra Bandar Abbas e lo Yemen sono in pieno Oceano Indiano, vale a dire difficilmente intercettabili.
I Persiani hanno ragione da vendere: in questa Terza Guerra Mondiale a pezzetti siamo soltanto agli inizi.
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Ma lasciamo la parola al sig. Mohammad Sarfi.
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Quando Israele ha iniziato i suoi attacchi mortali su Gaza, pochi pensavano che lo Yemen sarebbe diventato uno dei protagonisti principali di questa guerra.
L’intervento di Ansar Allah dallo Yemen nella recente guerra dà luogo a diverse considerazioni e analisi.
Una considerazione di questo intervento è economica e Ansar Allah ha aperto il terzo fronte contro Israele: il primo fronte è a Gaza, Tel Aviv ha richiamato 360.000 riservisti per attaccarla e decine di migliaia di abitanti sono stati sfollati dal sud di Israele; il secondo fronte è nel nord di Israele dove i movimenti di Hezbollah hanno paralizzato l’economia anche di questa regione.
I costi economici su questi due fronti sono stati elevati per il regime: fonti ufficiali in Israele hanno ammesso che l’economia si è ridotta del 15% negli ultimi tre mesi dell’anno. L’industria del turismo si è quasi fermata e anche la vendita al dettaglio è diminuita in modo significativo. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto circa il 10 per cento, mentre nel mese precedente a ottobre questo tasso era inferiore al 4 per cento.
Ansar Allah ha iniziato la sua guerra economica contro il regime nel campo del commercio estero aprendo il terzo fronte. Hanno iniziato il loro lavoro meno di un mese fa catturando la nave Galaxy Leader. Di recente hanno annunciato che non solo le navi israeliane saranno prese di mira, ma che tutte quelle che viaggiano dai porti israeliani verso un altro paese, o viceversa, saranno sequestrate o attaccate.
Nei giorni scorsi hanno attaccato diverse navi portacontainer nel Mar Rosso. Gli attacchi hanno portato alla chiusura del porto di Eilat e le navi sono costrette a circumnavigare tutta l’Africa per raggiungere i porti israeliani senza problemi, con conseguente aumento dei tempi di viaggio e quindi dei costi di trasporto. Questi attacchi hanno anche aumentato i costi assicurativi per le navi dirette in Israele e, in generale, hanno gravato sull’economia israeliana, già sotto pressione.
Il corridoio del Mar Rosso è vitale per l’economia israeliana e la continuazione della situazione attuale diventerà sempre più difficile e costosa per loro. Hanno in mente diverse soluzioni per risolvere questo problema.
Il “Consiglio di sicurezza nazionale” ha emesso istruzioni urgenti ai porti israeliani per rimuovere dai loro siti web le informazioni relative all’arrivo e alla partenza delle navi.
Un’altra soluzione proposta da alcuni esperti sionisti è quella di trasportare merci a Port Said in Egitto e scaricarle lì, per poi trasferirle su navi più piccole e trasportarle nei porti israeliani. Tuttavia, questa soluzione non è praticamente fattibile. In realtà, sanno di non avere opzioni pratiche e militari contro Ansar Allah.
Quindi la strategia di Israele è quella di cercare di trasformare il loro problema nel problema di tutti. Stanno facendo del loro meglio per fingere che le azioni dello Yemen mettano in pericolo la sicurezza del commercio internazionale nel Mar Rosso e quindi costringano altri a risolvere il loro problema.
Sebbene gli Americani siano coinvolti in questo progetto con Israele, come hanno dichiarato le autorità rivoluzionarie dello Yemen, nessuno può impedire a loro di sostenere il popolo oppresso della Palestina. Hanno annunciato chiaramente la soluzione: fermare il massacro a Gaza e consegnare cibo, medicine e beni vitali alla popolazione assediata.
Il confronto di Ansar Allah con Israele non si limita alla guerra economica e, nonostante la grande distanza dai territori occupati, hanno condotto attacchi missilistici e droni contro Israele. Le azioni coraggiose degli yemeniti hanno messo in imbarazzo alcuni paesi islamici che hanno molti strumenti di pressione per fermare la macchina di morte di Israele, ma non li usano.
Tutto questo sta accadendo mentre gli stessi Yemeniti stanno affrontando una guerra e un duro assedio da più di otto anni, ma nonostante tutte queste pressioni, sono più forti che mai negli equilibri regionali. Senza dubbio, rendere il Mar Rosso insicuro per l’economia del regime israeliano non è l’ultima carta degli Yemeniti in questo gioco. Sorprese più grandi potrebbero essere in arrivo e gli Yemeniti lo riveleranno a tempo debito.
Di Mohammad Sarfi – Editor-in-Chief
15 Dicembre 2023
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Non solo i Persiani, ma anche i Russi stanno gongolando per il casino che la yemenita Ansarallah (meglio di Hezbollah) sta piantando nello stretto di Bab El Mandab.
Il Ministero degli Esteri russo ritiene che la rotta del Mare del Nord possa essere più idonea rispetto a quella del Capo di Buona Speranza per le navi che desiderano evitare gli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen nel Mar Rosso.
Il problema ha infatti una soluzione ovvia e vantaggiosa per tutti, principalmente in termini economici, se si vuole non tener conto delle contraddizioni politiche.
Negli ultimi anni, la Federazione Russa ha sviluppato e semplificato attivamente la navigazione lungo la rotta del Mare del Nord, che collega il Mare di Barents e lo Stretto di Bering.
Questa è la rotta più breve tra Europa e Asia, anche rispetto alla navigazione attraverso il Canale di Suez. -
La faccenda dei blocchi marittimi si sta allargando e quegli (omissis) del governo italiano si stanno preparando a “lucidare le scarpe” agli USAmericani allo stesso modo di come nel 1940 le lucidavano ai Tedeschi (citazione da Gian Maria Volontè in “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy).
https://t.me/Middle_East_Spectator/4021
La Malesia vieta alla compagnia di navigazione israeliana ZIM di entrare nei porti del paese o di attraccare nelle sue acque territoriali nello strategico stretto di Malacca.
Il divieto si applica anche a tutte le navi legate a Israele o dirette verso Israele.https://t.me/Middle_East_Spectator/4023
Oggi lo Stato Maggiore degli Stati Uniti presenterà diverse opzioni al presidente Biden per un’azione militare contro gli Houthi nello Yemen.
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