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Bergamo in Comune | Dicembre 23, 2024

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UNA BRUTTA PAURA DA TEL AVIV

UNA BRUTTA PAURA DA TEL AVIV

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Oggi è il Giorno dei Morti e una lettura a proposito del mortifero integralismo religioso (a qualsiasi religione dichiari di appartenere) ci sta proprio.

Prendiamo un articolo scritto proprio oggi da un laico israeliano che scrive sul quotidiano “liberal” Haaretz (La Terra) e che parla della brutta paura che le componenti laiche della società israeliana hanno oggi a riguardo dell’integralismo religioso ebraico.

Queste componenti laiche, di cui il giornale Haaretz è un portavoce, sono “molto critiche” nei confronti del governo di Netanyahu”, si oppongono al mantenimento del dominio dello Stato di Israele su Cisgiordania e Gaza e sostengono costantemente le iniziative di pace.

Sono favorevoli ad una soluzione del tipo “terra in cambio di pace”, vale a dire alla costituzione di due Stati sovrani con ridefinizione dei confini (necessariamente a favore dei Palestinesi) e accordi commerciali per rendere accessibile l’intero Medio Oriente ai prodotti industriali israeliani (produzione israeliana e rete commerciale palestinese).

Si tratta, in breve, delle posizioni politiche dell’ex-Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin che, non dimentichiamolo, è stato assassinato proprio da un integralista ebraico (legato al Shin Bet, servizi segreti) una trentina di anni fa, dopo gli Accordi di Oslo mentre partecipava ad una manifestazione dal titolo “Sì alla pace, no alla violenza”.

Inutile dire che queste posizioni politiche sono messe in minoranza con tutti i mezzi, leciti ed illeciti, nell’odierno israele.

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Israele stai attenta: in guerra, i nazionalisti “Haredi” sono in uno stato di eccitazione.

Haaretz  2 nov 2023 di Uri Misgav

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https://www.haaretz.com/opinion/2023-11-02/ty-article-opinion/.premium/israel-beware-nationalist-haredis-are-in-a-state-of-ecstasy/0000018b-8c23-d7a8-afcf-aea34fd90000?lts=1698921504633

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NdR: Gli ultra-integralisti religiosi “Haredi” (coloro che sono ansiosi, e/o timorosi della parola dell’Altissimo) si considerano essere gli ebrei più “veri” (il restante Ebraismo è in totale disaccordo), costituiscono almeno il 15% della popolazione israeliana e sono sia per la costituzione della Grande Israele dal Mediterraneo al Giordano, facendo pulizia etnica dei Palestinesi, che per la ricostruzione del tempio di Salomone/Erode, demolendo il Duomo della Roccia e la moschea Al-Aqsa a Gerusalemme.

Anche se Israele vincesse la guerra di sopravvivenza che gli è stata imposta (sic), dovrà comunque affrontare una minaccia interna che non deve essere presa alla leggera: il sionismo nazionalista ultra-ortodosso.

Coloro che hanno parlato con i seguaci di questo movimento dopo gli eventi del 7 ottobre si sono imbattuti in uno strano fenomeno.

I loro occhi brillano.

Sono estasiati.

Dal loro punto di vista, questi sono i giorni che precedono l’avvento del Messia.

La grande opportunità.

Questo è parte integrante delle concezioni fondamentaliste, in tutte le religioni: il credere in un’apocalisse, nell’Armageddon, in Gog e Magog, come unico mezzo di redenzione.

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Nel caso dei sionisti “Haredi”, si tratta di una doppia fantasia: il pieno dominio ebraico su tutta l’area dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano, di concerto con la cancellazione dell’esistenza araba e l’emergere di uno stato “halakhico” (integralista ebraico – NdR) dalle ceneri dell’odierno Israele liberal-democratico.

Questo spiega i discorsi su una “seconda Nakba” (pulizia etnica dei Palestinesi dopo quella del 1947-48 – NdR) e sul reinsediarsi a Gush Katif nel sud della Striscia di Gaza (colonia israeliana sgomberata nel 2005 – NdR), così come sulla velocità con cui si sono organizzati gruppi di coloni che hanno messo gli occhi sulle rovine dei kibbutz al confine con Gaza e i tentativi di prendere il controllo delle iniziative di volontariato per aiutare gli agricoltori della zona (fino ad ora più favorevoli a “Peace Now” che all’integralismo – NdR).

Ma l’obiettivo principale, ovviamente, è la guerra in corso.

C’è un ampio consenso in Israele sulla necessità di colpire Hamas e porre fine al suo dominio sulla Striscia di Gaza.

Il dibattito verte sulle sfumature.

Ad esempio, la questione dell’invasione di terra, la sua necessità e la sua tempistica.

La questione degli ostaggi e la loro priorità.

L’atteggiamento verso le vittime civili, le leggi di guerra e gli aiuti umanitari.

Per i sionisti “haredi”, tali dibattiti sono una dannosa perdita di tempo.

Per loro Gaza è Amalek, che deve essere cancellata dalla faccia della terra (nel biblico Primo Libro di Samuele, o Libro dei Re, a proposito di Gaza è scritta roba completamente diversa, ma questo per gli integralisti non ha importanza – NdR).

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Questo si ripercuote anche sulle Forze di Difesa Israeliane, perché c’è una corrente sionista “haredi” ben consolidata all’interno dell’esercito.

Il comandante della 36a divisione corazzata, il generale di brigata David Bar Khalifa, questa settimana ha emesso una commovente direttiva di battaglia scritta a mano alle sue truppe, su carta intestata con una citazione dai Salmi in alto (“Come frecce nella mano di un uomo potente”): “Quello che è stato non sarà più! Andremo verso di essa in guerra, polverizzeremo ogni maledetto appezzamento di terra da cui è venuto, distruggeremo esso e la memoria di esso… e non ritorneremo finché non sarà annientato, e [Dio] non farà vendetta ai suoi avversari e farà espiazione per la terra del Suo popolo… Il Signore darà forza al suo popolo, e custodirà la tua uscita e la tua entrata, da questo momento in poi e per sempre. Questa è la nostra guerra, oggi è il nostro turno. Eccoci qui!”

Questo è un testo religioso estatico, adatto a uno studente della Yeshiva Or Etzion (scuola integralista religiosa che mischia gli studi del “Talmud” con il servizio militare nelle IDF, Israel Defense Forces – NdR), dove ha studiato, non a un comandante di divisione sano e razionale in un esercito moderno.

E’ difficile immaginare che qualcuno dei precedenti comandanti della 36ª divisione corazzata potesse emettere qualcosa di simile a questo cosiddetto documento militare.

Molti sionisti “haredi”, alcuni dei quali funzionari statali, vedono questa terribile crisi come un’opportunità e persino un piano divino.

Il sindaco di Harish, Yizhak Keshet, ha così spiegato la piega che hanno preso gli eventi in una “conferenza sulla sicurezza” che ha convocato questa settimana (Tali Heruti-Sover, TheMarker Hebrew, 30 ottobre): “Qui c’è una mossa divina. È perfettamente chiaro. Non succede per caso”, ha dichiarato indossando un giubbotto antiproiettile di ceramica.

“Dovete considerare che il popolo di Israele, in seguito a questo evento difficile e terribile, è sopravvissuto. C’era un piano molto, molto più grande e più malvagio per distruggere lo Stato di Israele… da quattro diversi fronti, di cui Hamas è il più piccolo. E la misericordia di Dio su di noi ha fatto sì che sconvolgessero i loro piani. L’innesco che ha causato questo è lo stesso gruppo (di Rave Party – NdR), hanno visto questa grande tentazione di 3.000 (Israeliani disarmati) vicino alla recinzione e non hanno potuto resisterle e sono entrati. Questo ci ha salvato”.

Va da sé che i martiri del festival musicale Nova trance e le vittime dei massacri nelle comunità di confine sarebbero solo pedine del piano divino per portare a termine la missione – in Cisgiordania.

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Questo è il motivo per cui il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich continua ancora oggi a incanalare i fondi governativi verso di loro in modo frenetico.

Questo è il motivo per cui i coloni e talvolta anche i soldati sionisti “haredi” si ribellano senza ostacoli, uccidendo, violentando ed espellendo i Palestinesi.

La “Jihad ebraica” (sic) è decisa a mettere a ferro e fuoco l’intera Terrasanta.

Gli israeliani che vogliono vivere non devono distogliere lo sguardo da essa o fare finta che non esista.

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