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UNA ANALISI DA MOSCA
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Oggi proponiamo una analisi della situazione completamente diversa di quella proposta ieri da Tehran.
Questa analisi è la traduzione di un articolo di Russia Today che noi riusciamo a leggere collegandoci ad un server dell’Estremo Oriente che, a sua volta, ci permette la connessione con questo sito censurato in Unione Europea (alla faccia della conclamata libertà di espressione…).
Consideriamo anche che è proprio il caso di dire: “VICTORY TO IRISH REPUBLICAN ARMY!”, visto che la decisione già presa di cancellare gli aiuti umanitari UE alla Palestina sono stati obbligati ad annullarla per la decisa opposizione della Repubblica Irlandese (la Repubblica Italiana, come al solito, ha perso l’ennesima occasione di fare una bella figura presso i popoli d’Europa e del mondo).
In ogni modo, senza dare troppa retta alle bufale del MinCulPop NATO nostrano, la posizione politica dei Russi è sostanzialmente di equidistanza tra i due campi.
Mentre Bashar Assad diffonde filmati di propaganda che iniziano con “La chiesa e la moschea unite con amore e con fede” (vero), il buon Vladimiro oggi ha dichiarato: “Noi abbiamo una relazione stabile con Israele e una relazione amichevole con la Palestina, come ben sanno i nostri amici. Penso che la Russia possa contribuire ad un processo di trattative, ma la sua urgenza è così elevata che non lo riusciamo a vedere da nessuna parte”.
https://t.me/ukraine_watch/10164
https://t.me/antinatocoalition/12972
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https://www.rt.com/news/584545-israel-war-hamas-gaza/
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10 ottobre 2023 13:09
Mikhail Khodarenok: la guerra di Israele contro Hamas potrebbe portare alla fine dell’enclave di Gaza.
In mezzo alla confusione generale, l’opinione secondo cui l’intelligence e le difese aeree israeliane hanno fallito è infondata.
Mikhail Khodarenok è un commentatore militare di Russia Today. È un colonnello in pensione e ha prestato servizio come ufficiale presso lo Stato Maggiore delle Forze Armate Russe.
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Sabato, i militanti di Hamas hanno attaccato Israele, conquistando rapidamente diversi insediamenti di confine e stabilendo il controllo su una vasta area di territorio.
I terroristi (sic nel testo) hanno usato bulldozer per superare le recinzioni al confine con Gaza e l’uso di barchini (in piccoli sbarchi anfibi) e di parapendio è stato notevole nel corso dei combattimenti.
Approfittando della totale sorpresa dell’attacco, i terroristi (sic, di nuovo) sono riusciti a prendere il controllo parziale di città israeliane relativamente grandi come Sderot, Netivot, Ashkelon e Ofakim, così come di alcuni insediamenti e kibbutzim nelle aree di confine.
I militanti (sic, finalmente) di Hamas hanno anche preso d’assalto le basi delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) nei Kibbutz Re’im e Nahal Oz e l’IDF ha subito perdite significative in termini di morti, feriti e catturati.
La dimensione totale della forza d’invasione è stata stimata in circa 1.000 (essenzialmente un battaglione rinforzato).
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FALLIMENTO DELL’ “INTELLIGENCE”?
Molti osservatori si sono affrettati ad attribuire i successi di Hamas a errori di calcolo da parte dei servizi di sicurezza israeliani e dell’IDF E non c’è dubbio che ci sono state alcune carenze.
In generale, tuttavia, l’accusa che i servizi di sicurezza israeliani siano stati sorpresi dall’attacco mentre dormivano dall’attacco è chiaramente esagerata.
In realtà, praticamente tutte le azioni preliminari di Hamas alla vigilia del 7 ottobre non erano legate alla preparazione di un’invasione armata in quanto tale.
Dopotutto, anche la più sofisticata “intelligence” tecnica israeliana potrebbe non essere in grado, per definizione, di rendersi conto della formazione di gruppi d’attacco, della loro occupazione di aree operative, del dispiegamento di retroguardie e di molte altre cose che precedono una classica invasione armata.
Inoltre, Hamas non ha mai creato tali gruppi d’attacco.
Sì, c’è stato qualche movimento lungo i confini di Gaza con Israele, ma come c’è sempre stato.
I razzi tipo Kassam vengono ancora lanciati da centinaia e migliaia di laboratori artigianali, ma anche questa è un’attività comune nella Striscia di Gaza.
Ci sono state, come sempre, manifestazioni violente agitando fucili automatici, mitragliatrici e granate a razzo, ma è ancora molto difficile associare il movimento di due o tre bulldozer verso il confine con i preparativi per lo scoppio di un conflitto militare.
Va anche notato che Hamas non aveva bisogno di una grande scorta fresca di armi e attrezzature militari, che avrebbero potuto essere rilevate dai servizi di “intelligence” competenti, per effettuare l’attacco di sabato.
Aveva già risorse proprie sufficienti per un’azione militare di questa portata, avventurosa e suicida di fatto e senza conseguenze positive per il gruppo.
Va aggiunto che, per ragioni oggettive, è molto, molto difficile lavorare come agente tra la popolazione della Striscia di Gaza: solo una cerchia molto ristretta di persone, per lo più legate da legami familiari, è autorizzata a prendere decisioni fondamentali all’interno di Hamas.
Pertanto, le accuse contro i servizi segreti israeliani hanno certamente ragione di esistere, ma allo stesso tempo tutte le circostanze sopra menzionate devono essere prese in considerazione.
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LA MACCHINA DA GUERRA ISRAELIANA HA FALLITO?
Esistono dubbi tra alcuni esperti sull’efficacia del sistema antimissile israeliano “Iron Dome”.
Tuttavia, il punto è che ogni sistema antiaereo e di difesa è limitato da quello che è comunemente noto come “rate-of-fire”; vale a dire dalla capacità di sconfiggere un attacco nemico avente una certa densità di ordigni: ingaggiare, tracciare e abbattere un certo numero di bersagli (ad esempio, 25 al minuto).
Se il nemico lancia 5.000 missili Kassam in 20 minuti, nessuna “Iron Dome” può far fronte a quel numero di ordigni.
Se ogni bersaglio dovesse essere colpito in una raffica di due missili (come è comune nelle operazioni di combattimento), sarebbero necessari almeno 10.000 missili di difesa, al costo di $ 20.000 ciascuno (e questo ai prezzi del 2014).
Ci sono indicazioni che Israele ha già richiesto sistemi “Iron Dome” aggiuntivi agli Stati Uniti.
È stato anche riferito che le formazioni di Hamas hanno sequestrato diversi carri armati Merkava (inclusa l’ultima modifica, la variante IV) all’IDF, alcuni dei quali sono stati bruciati.
Tuttavia, è improbabile che i terroristi saranno in grado di utilizzare questa arma in combattimento dal momento che richiede un elevato livello di addestramento. Secondo alcuni rapporti, Hamas non potrebbe nemmeno avviare un Merkava IV, per non parlare del suo sistema di controllo del fuoco.
Pertanto, l’affermazione che le unità armate di Hamas preparano le loro azioni a partire dall’analisi della propria esperienza e delle debolezze del nemico, nonché su uno studio dettagliato delle ultime tendenze dell’arte militare moderna nelle zone di conflitto armato, è un’esagerazione da parte di alcuni analisti.
I militanti non stanno dimostrando nulla di “all’avanguardia” nel campo dell’arte militare (NdR: questo vale anche per i deltaplani).
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