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Bergamo in Comune | Dicembre 22, 2024

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RESIDENZA È CITTADINANZA

RESIDENZA È CITTADINANZA

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Fabio Cochis – Associazione SOS Diritti odv

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NaturalMente – Bergamo in Comune – CONVEGNO DI OPPOSIZIONE – CAMBIAMO PAGINA

Sabato 10 Giugno 2023 al Mutuo Soccorso, Via Zambonate 33, Bergamo

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Nonostante negli ultimi anni si sia registrata un’esplosione della morosità incolpevole e degli sfratti, nulla è stato fatto, dalle istituzioni, Comune ed ALER, per dare una risposta. Sono anni che non si affronta il problema di un nuovo piano di edilizia residenziale pubblica e si assiste al proliferare di immobili abbandonati. Non solo l’amministrazione di Bergamo non è nemmeno riuscita, colpevolmente in altre faccende affaccendata, ad attivare il servizio SAT (Servizio Alloggi Temporanei) che dovrebbe garantire transitoriamente un’abitazione alle famiglie sfrattate per morosità incolpevole. Un servizio che doveva obbligatoriamente avviare.

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A Bergamo

L’amministrazione comunale uscente si è caratterizzata per alcune scelte strategiche, dettate da importanti gruppi di pressione imprenditoriali che sono già iniziate alla fine dello scorso mandato.

La scelta di favorire la crescita indiscriminata, dei voli low cost sull’aeroporto di Orio al Serio, anche nel dopo covid e anche in presenza di una forte crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina, viene percepita dai poteri forti locali, e dall’amministrazione, come un’opportunità strategica per superare la crisi generata a livello locale dal crollo del sistema bancario-assicurativo e dalla crisi di alcuni tradizionali asset industriali (Vedi crisi Italcementi). L’aeroporto, dopo la crisi determinata dalla pandemia da Covid è tornato a superare i 13 milioni di passeggeri e le previsioni del nuovo piano aereoportuale parlano ormai di un obiettivo fissato in 23 milioni di passeggeri anno.

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Il centro delle politiche di crescita della città è il progetto di valorizzazione dei due centri.

  1. In città alta si sta perseguendo, e non governando, uno sviluppo turistico scriteriato che ha portato alla crescita incontrollata di attività di ristorazione e soggiorno temporaneo. Una vera e propria “gentrificazione” del tessuto storico della città antica che si avvia a raggiungere situazioni simili a Venezia o Barcellona. In questo contesto, di forte crescita del turismo di massa, i residenti del patrimonio edilizio pubblico evidenziano difficoltà ad abitare in città alta. Non solo per i prezzi dei beni primari, o la mancanza di attività commerciali di vicinato ormai sostituite da negozi per turisti, ma soprattutto per la desertificazione dei servizi pubblici al cittadino.

  2. Attorno al Centro Piacentiniano e dei Borghi si sta invece giocando la partita principale. Assistiamo ad un forte attivismo dell’Amministrazione comunale che sta realizzando un vero e proprio “centro del lusso”. Una zona commerciale che si rivolge ai flussi di passeggeri benestanti che transitano per Orio al Serio. La riqualificazione urbana del centro cittadino è una proposta che è stata una parte rilevante nel piano di investimenti della giunta Gori realizzato, con il concorso di risorse pubbliche (molte) e private (poche). Soldi che in buona parte sono investiti, a valorizzazione, proprio nell’area del Centro Piacentiniano. Un’operazione che mostra già i primi segni di insuccesso e la debolezza dell’impianto sia strategico che economico, basti pensare al tormentone infinito dell’operazione Montelungo.

Lo stesso progetto del Corus Life, promosso dal duo Percassi-Bosatelli, insegue in forma strutturale il business degli affitti brevi (per turisti, studenti, fruitori di eventi temporanei, etc.) i così detti User City. Un progetto già più volte rivisto, a vantaggio del privato, i cui benefici pubblici ormai si sono francamente persi nei meandri delle revisioni delle varie convenzioni. Rimarrà lo scempio di un’ulteriore colata di cemento, smart ovviamente!

Inoltre gli User City si sono rivelati soggetti che entrano in conflitto con i residenti creando un mercato parallelo dell’affitto breve che si pone in concorrenza diretta con l’affitto ai residenti.  Un modello tra l’altro che si sta rivelando molto oneroso per l’amministrazione pubblica, ma che non porta risorse nelle sue casse. Un modello che già mostra anch’esso evidenti segni di crisi,

In conclusione: possiamo dire che l’Amministrazione comunale del sindaco Gori ha effettivamente cercato di cambiare passo alla città, ma lo ha fatto aderendo a un modello economico “postfordista” e liberista. Un modello suggerito da un folto gruppo d’imprenditori (Percassi, Lombardini, Cividini, Bosatelli e Vitali). Un modello che emargina i quartieri periferici, dove abitano i ceti popolari, lasciati nel degrado e nell’assenza di servizi. Che aumenta a sproposito i costi degli affitti. Che porta grandi vantaggi ai privati, ma non risulta sostenibile sul piano economico dall’amministrazione comunale.

Le politiche della Casa

L’Amministrazione Gori ha espresso grande interesse nella politica della Giunta regionale di Centro-destra e contenuta nell’ultima legge regionale sull’edilizia pubblica (LR 16/2016), per il coinvolgimento dei privati nella gestione dell’Housing Sociale. Infatti stanno continuamente aumentando progetti di alloggi a canone agevolato, spesso affidati al terzo settore, che si indirizzano verso il ceto medio. L’obiettivo è quello di sgravare le amministrazioni pubbliche, dal dovere e dai costi della gestione diretta del patrimonio di edilizia pubblica, coinvolgendo i privati che ne avrebbero un beneficio, a fronte del percepimento di un canone legato al solo impegno nella gestione degli immobili.

Non a caso la legge regionale 16/2016 persegue l’obbiettivo di concedere la casa popolare soprattutto a inquilini paganti. Questo criterio esclude le condizioni sociali più disagiate: sfrattati e senza casa. Una scelta che garantisce una casa prioritariamente a coloro che lavorano, magari sottopagati e precari, a scapito di coloro che vivono in condizioni peggiori. Un modello che a Bergamo potrebbe pericolosamente sposarsi con il nuovo assetto commerciale della città voluto dall’amministrazione Gori; il rischio è che molti poverissimi siano espulsi dall’accesso alle case popolari per fare posto ai lavoratori precari dei vari centri commerciali in costruzione.

Comunque, ancora oggi, nella città capoluogo, migliaia di famiglie, fanno domanda per avere una casa popolare pubblica avendo difficoltà ad accedere agli affitti di mercato, e molte domande rimangono inevase a causa della mancanza di adeguate politiche di pianificazione amministrativa e a causa degli effetti perversi della legge regionale.

Se prima dell’approvazione della legge regionale il bando di assegnazione di un alloggio popolare dava una risposta a circa il 14% di chi faceva domanda: nel 2017 il Comune ha assegnato 200 alloggi, a fronte di 1.439 richieste.

Nell’ultimo anno (2022) il comune di Bergamo ha assegnato circa 20 alloggi a fronte di 361 domande, esattamente il 5%. Mentre invece ALER, nella città di Bergamo, ha assegnato 60 alloggi a fronte di 675 domande, il 9% di chi aveva diritto.

Oggi sta pure esplodendo la questione degli sfratti. Un numero sempre maggiore di famiglie con l’aumento dei costi della vita e la reale diminuzione del loro potere d’acquisto non riescono più fare fronte all’incredibile aumento degli affitti e delle bollette in atto. Fenomeno che sta facendo lievitare la morosità negli alloggi ERP oltre i limiti di guardia. Nel mercato libero questo aumento degli affitti, e conseguente morosità, è favorito dai maggiori introiti garantiti dagli affitti brevi, favoriti dall’amministrazione in un processo non governato in nome del libero mercato.

Una situazione di particolare gravità si sta determinando nella gestione dei complessi dove le giunte Tentorio e Veneziani hanno venduto, criminalmente, alloggi pubblici. Qui le difficoltà sono maggiori, me soprattutto gli inquilini si devono anche fare carico di pagare un amministratore condominiale.

Malgrado questi gravi problemi che andrebbero affrontati subito, l’attenzione di chi governa la città di Bergamo è rivolta in altre direzioni: le privatizzazioni a vantaggio della speculazione edilizia, trasformazioni urbanistiche attente agli interessi delle banche, della finanza, della grande distribuzione.

L’edilizia residenziale pubblica allo sfascio

Anche la gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica a Bergamo è continuamente peggiorato, a causa delle riforma regionali (prima Maroni e poi la Legge 16/2016). Queste “riforme” mai sono state veramente contestate dall’Amministrazione Comunale che anzi sembra averne condiviso la filosofia. L’ERP, gestita da ALER, si trovava, fino ad alcuni anni fà, in una condizione di relativa efficienza: buone manutenzioni, riattazione veloce degli alloggi, assenza di occupazioni abusive. Da quando sono iniziate le riforme la gestione è progressivamente scivolata nel degrado.

Assistiamo a gravissima carenza di interventi di manutenzione straordinaria dei caseggiati. Nè ALER e neppure il Comune di Bergamo sono riusciti ad accedere al bonus 110% che avrebbe permesso importanti interventi di risparmio energetico; anche i progetti finanziati dal PNNR sono ridotti a Bergamo a soli 3 (tre) interventi di ristrutturazione: i caseggiati Aler in via Moroni 307-319 e via Moroni 350-356 e piazzale Visconti, nel quartiere Villaggio degli Sposi dove si attuerà su edifici comunali e Aler un PINQUA, cioè un intervento di rigenerazione urbana. Un intervento fatto senza nemmeno rispettare da parte di ALER le leggi vigenti e scaricando colpevolmente alcuni costi sugli inquilini.

Abbiamo appena parlato della drastica riduzione delle assegnazioni che insieme alla riduzione delle manutenzioni ha determinato anche l’aumento esponenziale degli alloggi vuoti: sappiamo che ALER ha 513 alloggi vuoti su circa 3400 in gestione (circa 15% del patrimonio è sfitto). L’amministrazione comunale non ci ha colpevolmente fornito i dati e questo ci fa temere che li si voglia nascondere. Temiamo infatti che lo sfitto sia tornato all’allarmante 20% del patrimonio, che aveva spinto nel 2014 la prima Amministrazione Gori ad affidare la gestione del patrimonio comunale ad ALER al fine di azzerarlo.

Il fallimento di questo obbiettivo è una delle ragioni, oltre a quelle politiche, della decisione dell’Amministrazione comunale Bergamo, risalente alla fine dell’anno scorso, di interrompere l’affidamento ad ALER e di affidare la gestione degli alloggi di ERP a MM spa, società privata a partecipazione pubblica che dal 2014 gestisce le case popolari del comune di Milano. Purtroppo la decisione continuerà a aumentare l’inefficienza vista la pessima esperienza nel Comune di Milano denunciata da inquilini e sindacati.

Questa gestione degli alloggi volutamente fallimentare sembra perseguita scientificamente per motivare la ineluttabilità della privatizzazione e della cessione del patrimonio.

Al degrado manutentivo si è aggiunta la continua riduzione delle politiche sociali da parte dell’Amministrazione comunale che persegue un progetto di disinvestimento e di affidamento al terzo settore, dove, visto il taglio delle risorse attuato, la riduzione dei costi dei servizi viene perseguita comprimendo i salari degli operatori. Infatti nell’ultimo anno il bilancio dei servizi sociali è stato tagliato strutturalmente del 40% e solo in parte coperto da finanziamenti una tantum provenienti da Unione europea (Fondi post Covid, PNRR e altro).

Questo sta aumentando i livelli di disagio economico, con l’evidente peggioramento della vivibilità nei caseggiati e determinando un ulteriore aumento dei conflitti sociali, aumento della competizione tra penultimi e ultimi e in definitiva del razzismo. Da questo punto di vista possiamo dire senza dubbi che la destra economica di Gori e Amici ha lavorato alacremente, e colpevolmente, per porre le basi per il successo elettorale della destra politica.

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http://www.bergamoincomune.it/convegno-cambiamo-pagina/

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