Parco Ovest a Bergamo e Isolotto a Ponte San Pietro. Due aree di biodiversità analoghe
di Marco Brusa
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Sulle aree del progetto edificatorio delle aree ex-BAS e di quelle limitrofe a sud il PGT vigente prevede l’Ambito di trasformazione AT 20 – Parco Ovest 2 – esplicitamente inserito anche nell’elaborato DP3.10 – La Cintura Verde della città di Bergamo.
Gli obiettivi di questo Ambito di trasformazione sono definiti essere:
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Completamento del Parco Ovest.
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Configurazione delle connessioni ambientali e fruitive tra le aree del Parco Ovest e le aree del Parco Agricolo Ecologico.
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Costituzione di un filtro ambientale e fruitivo tra Parco Ovest e Stanza Verde della Trucca attraverso il quartiere del Villaggio degli Sposi.
Inoltre a tale ambito vengono assegnate le seguenti connessioni:
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Connessione ambientale al sistema sovralocale (PTCP del 2004)
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Connessione ambientale alla Stanza Verde (SV.1 – Parco Trucca) a nord del Villaggio degli Sposi in corrispondenza di via Federico Bergonzi, Interessata anche da contiguità con Bosco arboreo di progetto.
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Connessione alla Cintura Verde della città di Bergamo.
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Connessione al Parco Agricolo Ecologico.
Lo studio effettuato nel 2015 dal Gruppo Flora Alpina Bergamasca (FAB) ha evidenziato l’esistenza in tale ambito sia di “prato stabile polifita” che di “cariceto” dove la flora spontanea è composta anche da piante rare in via di estinzione in provincia di Bergamo ed “incredibilmente” sopravvissute e prosperanti in questa area urbana fino a ora marginale dove la biodiversità ha potuto conservarsi meglio che in aree sottoposte ad agricoltura intensiva.
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Il “cariceto” è ubicato nella fascia “abbandonata” del paleo-alveo del Morla, dove è presente risorgiva di acque di falda, compresa tra la ferrovia e la ex-sede BAS e costituisce una vera e propria torbiera, habitat umido senza vegetazione legnosa, che prende il nome dall’essere caratterizzata dalla presenza di piante del genere Carex.
In un “cariceto” il principio di non intervento umano è garanzia per conservarne l’integrità ed il cosiddetto “abbandono” che ha caratterizzato tale area da decenni ha portato al formarsi di un ambiente umido raro e, fino ad ora, sconosciuto o addirittura disprezzato.
Un’area “libera ed abbandonata” dove mandare al più presto le ruspe, le betoniere e le asfaltatrici per “valorizzarla” nella mentalità dei vari ragionier Fantozzi immobiliaristici che, purtroppo, molto spesso sono preposti alla stesura dei Piani di Governo del Territorio.
In particolare si è constatato come per questa area le proposte edificatorie si vantino sul sistema mediatico che realizzeranno “un grande polmone verde per tutti studiato da un paesaggista con negozi, appartamenti ed hotel” (sic), il tutto senza un minimo di studio naturalistico o di conoscenza del territorio e con la inevitabile eliminazione di ogni residuo corridoio ecologico.
In Lombardia “cariceti” analoghi a questo bergamasco presente in piena area urbana si trovano solo in ambienti tutelati quali le Valli del Mincio, le Torbiere del Sebino e del Parco Oglio Sud e la loro salvaguardia può essere su richiesta finanziata dalla Regione.
Il “prato stabile polifita” si trova immediatamente a sud della ex-sede BAS ed è un prato che non ha subito alcun intervento di aratura o dissodamento, non è coltivato ed è stato lasciato a vegetazione spontanea da molti decenni. Gli unici interventi umani che ha subito sono stati lo sfalcio ed eventualmente la concimazione ed in questo modo è diventato una consociazione di più specie foraggere sullo stesso terreno, in una parola: un’oasi di naturalità e di biodiversità.
Lo studio del Gruppo Flora Alpina Bergamasca ha identificato le seguenti specie nelle aree del Parco Ovest 2: Eleocharis palustris (o Giunchina), Lythrum salicaria (o Salcerella), Ajuga reptans (o Bugola), Anthoxanthum odoratum (o Paleo odoroso), Glechoma hederacea (o Edera terricola), Lamium album (o Falsa Ortica bianca), Rumex acetosa (Erba brusca, questa un tantinino infestante ad onor del vero), Achillea roseo-alba (o Millefoglio bianco-roseo), Cerastium holosteoides (o Peverina dei prati), Lychnis flos-cuculi (o Fior di cuculo), Lysimachia nummularia (o Primula aurea), Ranunculus acris (o Ranuncolo comune), Ranunculus repens (o Ranuncolo strisciante), Cardamine matthioli (o Billeri di Mattioli; questo è l’ultimo prato dove sopravvive nei dintorni di Bergamo, gli altri prati dove ancora sopravviveva a Pedrengo e a Stezzano sono stati valorizzati mediante asfaltatura e trasformati in parcheggi), Valeriana officinalis (o Valeriana comune), Carex hirta (o Carice villosa), Eupatorium cannabinum (o Canapa acquatica), Scrophularia umbrosa (o Scrofularia alata), Myosoton aquaticum (o Stellaria aquatica), Lycopus europaeus (o Marrubio d’acqua), Mentha aquatica (o Menta d’acqua), Typha latifolia (o Tifa comune), Alisma plantago-aquatica (o Mestolaccia), Veronica anagallis-aquatica (o Crescione acquatico), Sparganium erectum (o Coltellaccio maggiore), Galium palustre (o Caglio palustre), Carex acutiformis (o Carice tagliente), etc.
Una oasi di biodiversità e di naturalità con caratteristiche analoghe a quelle del Parco Ovest 2 – anche se all’opposto dal punto di vista dell’umidità trattandosi di prateria arida – è il cosiddetto Isolotto del Comune di Ponte San Pietro.
In questa area, solo in parte storicamente coltivata, è stata identificata la presenza di almeno otto specie di Orchidee spontanee e di un ecosistema molto particolare noto come “prateria arida” dove è presente la biodiversità di centinaia di specie floricole ivi giunte al termine dell’ultima glaciazione.
L’area fa parte di un biotopo naturale di estrema importanza in quanto ospita uno degli Habitat prioritari riportati nell’Allegato I della Direttiva Europea “Habitat” (92/43/CEE): 6210: Praterie erbose aride perenni e semi-naturali coperte da cespugli su substrato calcareo, interessate da una ricca presenza di specie di Orchideaceae.
Attualmente il PGT di Ponte San Pietro testualmente “inserisce l’intero Isolotto nel sistema delle aree verdi pubbliche e in corrispondenza di questo colloca un corridoio di connessione ecologica. In particolare il PGT individua il Parco dell’Isolotto quale ambito strategico di riequilibrio ambientale, finalizzato alla formazione di un parco naturalistico ed agricolo, con obiettivi di valorizzazione delle risorse ambientali e di conduzione di attività pedagogiche. Il Parco dell’Isolotto costituisce un ambito di straordinario valore naturale e paesaggistico che, per le proprie eccezionali peculiarità e le notevoli potenzialità da sviluppare, assume una rilevanza sia comunale che provinciale”.
L’ottenimento dello status di oasi di biodiversità per l’Isolotto da parte delle varie pubbliche amministrazioni non è stato un procedimento tranquillo e senza problemi come risulta dalla lettura delle varie agiografie che estemporanei personaggi scrivono ora a cose fatte, ma è stato il risultato della lotta di cittadini e di comitati locali che hanno saputo collegarsi sinergicamente alle altre realtà presenti in provincia. In origine anche qui le iniziative di tutela si sono sviluppate spontaneamente tra la popolazione in seguito ad un progetto di lottizzazione che prevedeva la realizzazione di un intero quartiere di villette a schiera “immerse nella natura, con tanto verde fruibile e con piste ciclabili”. Ovviamente il “verde fruibile” nei progetti iniziali sarebbe stato ottenuto con una idonea trasformazione della prateria arida dalla stupenda fioritura tardo primaverile di orchidee in un parco urbano povero di biodiversità con giochi per bambini ed area cani…
Solo l’iniziativa autonoma e pluridecennale della popolazione residente ha permesso di tutelare questa area di naturalità fino al suo inserimento nelle aree protette. Non ci fosse stata questa iniziativa popolare l’area dell’Isolotto sarebbe ora come la maggioranza delle aree circostanti: una periferia urbana diffusa.
Anche il Parco Ovest di Bergamo si trova ora in condizioni analoghe a quelle in cui si trovava l’Isolotto di Ponte San Pietro una quindicina di anni fa ed è da tenere presente che le varie Pubbliche Amministrazioni locali hanno molto più a cuore la possibilità di chiudere buchi di bilancio che non le esigenze della biodiversità della natura o quelle della qualità della vita della popolazione. Solo l’attivismo della popolazione medesima può portare ad ottenere la salvaguardia di patrimoni unici, ma non contabilizzabili direttamente in bilancio.
Da ultimo sia permesso di ricordare Carlo Sangalli che non è più tra noi e che, in tempi in cui il problema della biodiversità non era ancora minimamente sentito, è stato l’ideatore e l’iniziatore delle iniziative popolari di tutela della naturalità dell’Isolotto di Ponte San Pietro.(Bergamo, 26 marzo 2021, Ing. Marco Brusa)
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Buono e bello!
Sarebbe solo opportuno specificare che “il prato stabile polifita” è il risultato della pratica agricola “a marcita” che prevede il continuo scorrere di un velo d’acqua sulla superficie prativa per ottenere un maggior numero annuale di sfalci erbosi.
Tale pratica, di certo attuata fino a pochi anni fa (ad oggi da appurare), è possibile grazie all’apporto di acqua deviata dalla vicina roggia (Colleonesca?) che scorre a fianco di Via Moroni, la quale viene distribuita uniformemente su tutta la superficie prativa grazie ad un sistema di piccole e ingegnose canalizzazioni in terra realizzate dal contadino e alla naturale, modesta ma indispensabile pendenza del terreno che permette il lento deflusso dell’acqua verso la zona più depressa del parco, nel paleoalveo del Morla, dove confluisce nel fosso Morlino che poi scorre verso sud fino al PAE.
Alessandro Moroni
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