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NOTIZIE DA OLTRE-CORTINA – 13
https://t.me/intelslava/54023
I media israeliani hanno riportato che la Brigata Golani (unità di elite dell’esercito) è stata ritirata dalla Striscia di Gaza dopo sessanta giorni di combattimenti durante i quali ha subito pesanti perdite.
La brigata è stata messa a riposo e sarà riorganizzata.
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https://www.tehrantimes.com/news/492811/Abject-Failure
Ovviamente da Tehran la raccontano in un altro modo:
Fallimento abietto!
La Brigata Golani subisce una sconfitta schiacciante e fugge da Gaza.
La prossima fase del conflitto di Gaza presumibilmente prevederà la mobilitazione dei soldati della riserva, la creazione di una barriera di sicurezza e l’intensificazione delle operazioni offensive.
Questo sviluppo è diventato chiaro dopo che l’esercito israeliano ha combattuto una delle sue battaglie più feroci dall’inizio della sua offensiva di terra a Gaza, nel quartiere di Shejaiya.
L’annuncio che Israele ha ritirato la Brigata Golani da Gaza è arrivato lo stesso giorno in cui Israele ha affermato di avere il “controllo operativo” di Shejaiya.
Ma rapporti non ufficiali sostengono che durante questi combattimenti, i miliziani delle Brigate Al-Qassam di Hamas hanno teso più volte imboscate alle truppe della Brigata Golani, provocando perdite sostanziali tra le forze israeliane.
Il portavoce delle Brigate Al-Qassam, Abu Obeida, ha rivendicato la distruzione di settecentoventi veicoli militari israeliani e ha affermato che il morale dei combattenti della Resistenza è più alto.
I nomi di dieci membri della Brigata Golani uccisi nelle imboscate sono stati resi noti da Israele, insieme a quelli di altri quattro che hanno subito gravi ferite, tra cui ufficiali di medio livello.
Si ritiene che tra i morti ci siano anche alcuni ufficiali di grado elevato.
Questo mentre i recenti dati ospedalieri, come divulgati dai media ebraici, riportano che le vittime tra i soldati sono sottostimate dal regime di almeno la metà.
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https://www.haaretz.com/israel-news/2023-12-22/ty-article/.premium/the-unbridgeable-gulf-between-israeli-politicians-rhetoric-and-the-reality-in-gaza/0000018c-8e1e-da31-adff-8e5eb1060000?subtitle=true&ismobileapp=true?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native
Questa è una fonte israeliana.
L’abisso incolmabile tra la retorica dei politici israeliani e la realtà di Gaza.
L’esercito israeliano sta pianificando la terza fase dei combattimenti, ma – cosa insolita – non riceve alcuna pressione per stilare un calendario da rispettare.
Hamas non ha fretta di fare un altro accordo sugli ostaggi.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu dichiara spesso che la guerra contro Hamas continuerà per l’eternità, più o meno.
Manca solo che citi il suo defunto amico-rivale Yasser Arafat e dica che chi non è d’accordo con lui è invitato a bere dal mare di Gaza.
Ma allo stesso tempo, sembra che i vari posti di comando della Direzione delle Operazioni dello Stato Maggiore, così come il Comando Sud, il Comando Nord e le relative unità dell’esercito, si stiano già preparando per un cambiamento di strategia significativo a gennaio.
La necessità di una completa riorganizzazione è legata al dispiegamento in corso di centinaia di migliaia di riservisti e, di conseguenza, all’enorme onere imposto all’economia, ai soldati della riserva e alle loro famiglie.
Israele non sta abbandonando la guerra, ma ha una chiara percezione che il quadro sta cambiando.
L’esercito sta pianificando di congedare i soldati di alcune unità solo dopo un mese aggiuntivo di servizio durante il prossimo anno, senza alcuna certezza che questa sarà davvero la fine della storia.
I riservisti non hanno avuto un fardello così grande dalla guerra del Libano nel 1982.
Le attività dell’esercito cambieranno gradualmente: invece di occupare la maggior parte dell’area del nord della Striscia di Gaza e una porzione relativamente piccola del sud con quattro divisioni, saranno attuate operazioni che prevedono raid mirati, che saranno effettuati da brigate dell’esercito regolare, contro le restanti roccaforti di Hamas (NdR: questo sembra significare che rinunciano a conquistare tutte le sacche di resistenza).
L’operazione di terra a Gaza è iniziata otto settimane fa, ma nelle ultime settimane la maggior parte dei progressi delle forze israeliane è stata limitata a movimenti minori e la Israel Defense Force è stata cauta nel dichiarare le proprie conquiste, accontentandosi di annunciare la presa di controllo di alcune aree.
Il problema, ancora una volta, è la disparità tra gli svolazzi retorici dei discorsi e la situazione sul terreno, che non rispecchia le promesse dei politici.
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https://www.haaretz.com/opinion/2023-12-25/ty-article-opinion/.premium/dont-believe-the-idf-and-israeli-analysts-theres-no-solution-to-hamas-tunnels/0000018c-a2af-d408-a99f-efff01240000?subtitle=true&ismobileapp=true?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native
Un’altra opinione da Tel Aviv, l’autore è un generale in pensione veterano della guerra dello Yom Kippur:
Non credete all’esercito e agli analisti israeliani: non esiste soluzione per eliminare i tunnel di Hamas.
Sono giunto a questa conclusione: il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane e gli analisti militari negli studi televisivi stanno presentando un’immagine falsa delle migliaia di morti di Hamas e della lotta corpo a corpo che si sta combattendo tra le nostre forze e le loro.
Il numero di membri di Hamas uccisi dalle nostre forze sul terreno è molto più basso.
La maggior parte della guerra non viene combattuta guardandosi in faccia, come sostengono il portavoce e gli analisti, e la maggior parte dei nostri morti e feriti sono stati colpiti da bombe e da missili anticarro di Hamas.
I terroristi di Hamas emergono dalle aperture dei tunnel per piazzare bombe, piazzare trappole esplosive e lanciare missili anticarro contro i nostri veicoli corazzati, e poi scompaiono di nuovo nei tunnel.
L’esercito attualmente non ha soluzioni applicabili per la lotta contro Hamas, la maggior parte dei cui membri si nascondono nei tunnel.
È chiaro che il portavoce dell’esercito e gli alti funzionari della difesa vogliono dipingere la guerra come una grande vittoria prima che il quadro reale diventi evidente.
A tal fine, stanno portando a Gaza i reporter dei principali canali televisivi per filmare “immagini della vittoria”.
Questa è la guerra più fotografata mai intrapresa da Israele, forse anche in tutto il mondo.
Distruggere i tunnel di Hamas richiederà molti anni e costerà molte vittime a Israele.
Anche l’esercito ora ammette che ci sono centinaia di chilometri di tunnel, situati in profondità nel sottosuolo, con molteplici diramazioni e con molti buoni punti per effettuare un attacco.
Hamas li ha costruiti nel corso di decenni, con la consulenza di ottimi ingegneri e collegano Gaza in lungo e in largo, e la collegano anche alla penisola del Sinai sotto la città di Rafah.
Molti ufficiali che combattono a Gaza mi hanno detto che sarà molto difficile, se non impossibile, impedire ad Hamas di ricostruirsi, anche dopo tutta la distruzione causata alle sue basi.
Questo sforzo ci richiederà di mantenere grandi forze a Gaza per molti anni a venire e continuare a combattere i combattenti di Hamas, che emergeranno dai tunnel, spareranno missili anticarro, piazzeranno bombe, piazzeranno trappole esplosive e causeranno molte perdite ad Israele.
I politici e gli alti funzionari della difesa sono in grado di far fronte a un tale scenario?
O sono in grado di pensare ad altre soluzioni alternative, in cui non emergeremo come i grandi vincitori con tutto quanto vogliamo, ma almeno non saremo nemmeno i grandi perdenti?
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https://t.me/ILTVnews/1333
Televisione israeliana.
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https://t.me/intelslava/54074
Come in Cile cinquanta anni fa.
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https://vexwift.com/israeli-settlers-set-fire-to-the-christmas-tree-in-bethlehem/
Coloni israeliani hanno dato fuoco a un albero di Natale a Betlemme.
Quest’anno, dopo che migliaia di palestinesi sono stati uccisi, la comunità cristiana di Betlemme celebra il Natale in modo molto ridotto e la maggior parte delle persone ha deciso di non festeggiarlo affatto.
Qui alcuni coloni israeliani hanno dato fuoco a un albero di Natale.
I Palestinesi cristiani e i musulmani hanno lanciato pietre contro di loro e li hanno cacciati via.
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E passiamo ad un altro argomento, la situazione nel Mar Rosso.
https://www.tehrantimes.com/news/492814/Analysis-How-real-is-the-threat-of-Yemen-s-Ansarullah-in-the
Quanto è reale la minaccia di Ansarullah nel Mar Rosso?
Lo Yemen ha fatto un annuncio coraggioso dichiarando che non consentirà alle navi israeliane e dirette in Israele il passaggio attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb e il Mar Rosso e il 19 novembre gli Yemeniti hanno sequestrato la nave commerciale Galaxy Leader, segnando l’inizio di molteplici attacchi yemeniti contro navi commerciali in rotta verso i porti israeliani.
La comunità marittima internazionale ha reagito rapidamente, con numerose compagnie di navigazione e cargo che hanno annunciato la sospensione del transito attraverso il Mar Rosso a causa di quelle che definiscono le minacce di Ansarullah.
Situata tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano, Bab el-Mandeb è uno degli stretti marittimi più strategici al mondo: dopo gli Stretti di Hormuz e di Malacca, è la rotta più frequentata.
Il segretario alla Difesa degli USA, Lloyd Austin, ha svelato i piani per una coalizione navale nel Mar Rosso composta da dieci paesi.
Ci si aspetta che questi paesi pattuglino congiuntamente il Mar Rosso meridionale e il Golfo di Aden per prevenire quelli che chiamano attacchi yemeniti alle navi.
A seguito di questa mossa, Mohammed al-Bukhaiti, membro del Consiglio Politico Supremo dello Yemen, ha dichiarato: “Fatta eccezione per le navi che hanno a che fare con il nemico sionista, il Mar Rosso è sicuro. Siamo impegnati per rompere l’assedio di Gaza e fermare l’aggressione”.
Le forze yemenite nel 2019, nel bel mezzo del conflitto Yemen-Arabia Saudita, hanno effettuato un attacco missilistico sulla principale raffineria di Aramco che ha portato a una riduzione di oltre il 50% della produzione petrolifera del Paese.
L’attacco è stato considerato un “duro colpo” da Abdulaziz bin Salman, ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, che ha detto di non aver mai provato un tale senso di sconfitta in vita sua.
Allo stesso modo, gli attacchi missilistici e dei droni yemeniti all’aeroporto di Abha in Arabia Saudita hanno provocato feriti e interruzioni dei voli dell’aeroporto.
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https://t.me/antinatocoalition/14338
Questa è la mappa dei cavi a fibre ottiche sottomarini che collegano il WEB globale e quelli tra est e ovest passano tutti per il Mar Rosso e lo stretto di Bab El Mandeb.
Se gli Ansarullah dovessero davvero decidere di tagliarli salterebbero tutte le comunicazioni tra Cina, Corea, Giappone, India, Australia, etc. ed Europa, non riusciremmo più a leggere il Quotidiano del Popolo di Pechino, Xinhua, Asia Times, Asahi Shimbun, etc. le comunicazioni con le borse di Hong Kong e di Tokio diventerebbero praticamente impossibili, non sarebbero più possibili le speculazioni finanziarie e molte finanziarie atlantiche entrerebbero in crisi e si affloscerebbero come palloncini bucati, la cosiddetta crisi del debito sparirebbe e…
…!
…’azzarola! Ansarullah del Menga! Cavolo aspetti a tagliare quei cavi?
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https://www.worldports.org/spain-italy-france-decline-us-command-of-red-sea-operation-prosperity-guardian/
Questa notizia è venuta per prima dalla Gran Bretagna.
Spagna, Italia e Francia rifiutano il comando degli Stati Uniti dell’operazione Prosperity Guardian nel Mar Rosso.
La mancanza di dettagli e di chiarezza su quanto i vari Stati stanno combinando ha aggiunto confusione per le compagnie di navigazione, alcune delle quali hanno spostato le rotte delle navi lontano dall’area.
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https://www.tehrantimes.com/news/492803/Iran-Russia-China-and-a-Europe-that-is-unable-to-protect-its
The Telegraph inglese è piuttosto reazionarietto, ma di solito è bene informato e i Persiani non si fanno scappare la notizia.
Riuscirà l’Europa a prevenire la tendenza di altri paesi e nazioni ad avvicinarsi a nuovi centri di potere nell’Asse orientale (Iran, Russia, Cina)?
L’Iran ha ampliato il suo soft e hard power, mentre la Cina è emersa come potenza economica globale.
La Russia, nonostante le numerose sfide, rimane una formidabile potenza militare.
Questi sviluppi hanno contribuito al declino dell’Europa, ma l’egoismo e l’arroganza insiti in Occidente che vede l’Europa e l’Occidente come dei giardini, e il resto del mondo come una foresta incivile, hanno fatto sì che molte nazioni detestino e prendano distanza dall’Occidente.
L’eccessiva dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti ha anche minato la sua autonomia e contribuito alla sua instabilità.
La guerra in Ucraina è un esempio lampante di questa dipendenza, poiché l’Europa ha seguito ciecamente Washington senza curarsi dei propri interessi.
Un chiaro esempio di questo problema è la guerra in Ucraina: l’Europa ha semplicemente seguito gli ordini di Washington, e nonostante la moltitudine di problemi che sta ora affrontando, non è in grado di tornare indietro e di opporsi all’America.
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https://www.globaltimes.cn/page/202312/1304272.shtml
Anche in Cina si gongola un bel po’.
Loro non rischiano quasi nulla da un eventuale blocco di Bab El Mandeb, gli idrocarburi gli arrivano direttamente dalla Russia tramite la rotta del Mare Artico o dall’Iran tramite gli stretti di Hormuz e della Malacca che, al momento, sono aperti.
Le crepe nell’alleanza del Mar Rosso sottolineano la divisione tra USA ed Europa, imbarazzo per il governo americano.
“Una causa giusta gode di un sostegno abbondante, mentre una causa ingiusta trova poco sostegno”. Nessuno sente questo frammento di saggezza più profondamente degli Stati Uniti ora.
Ovviamente, gli alleati europei degli Stati Uniti non sono più disposti a pagare il conto dell’egoismo degli Stati Uniti.
L’Operazione Prosperity Guardian organizzata dagli USA ha una forte connotazione politica: la salvaguardia degli interessi nazionali di Israele, ma le azioni di Israele a Gaza hanno suscitato la rabbia della comunità internazionale.
Gli alleati degli USA li sostengono sempre e condividono la loro posizione, ma questo non significa che sono disponibili a sostenere illimitatamente le posizioni frenetiche assunte dagli Stati Uniti su tutte le questioni, specialmente quando queste posizioni sono contrarie ai loro interessi.
L’Europa ha pagato un prezzo enorme per l’alleanza NATO e spera di ottenere una indipendenza strategica, ma non è in grado di farlo.
Nel contesto del conflitto Russia-Ucraina degli ultimi due anni, gli USA hanno saldamente legato l’Europa al loro meccanismo di alleanza.
Tuttavia, la Francia ha ora detto che la sua operazione nel Mar Rosso rimarrà sotto il comando francese, mentre l’Italia ha detto (con un giro di parole molto italico di cui si sono accorti anche all’altra estremità della Via della Seta) che “la sua propria operazione non farà parte dell’operazione Prosperity Guardian”.
L’attrattiva degli USA è diminuita e costoro, che sono abituati a sentirsi fare il coro, vengono ora respinti.
Questa è un esempio dell’antico detto “Una causa giusta gode di abbondante sostegno, mentre una causa ingiusta trova poco sostegno”.
La scelta della Spagna (di non partecipare per nulla alla operazione nel Mar Rosso) mostra l’esistenza di crepe all’interno dell’alleanza transatlantica.
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https://asiatimes.com/2023/12/israel-in-the-shadow-of-american-decline/
E, last but not least, arriva anche quello strano connubio tra Repubblica Popolare Cinese e Wall Street che è il giornale Asia Times di Hong Kong.
Questo giornale ha la interessante caratteristica di anticipare gli eventi e, molto spesso, di azzeccarci.
Israele all’ombra del declino americano.
Hamas è una minaccia esistenziale meno significativa del collasso della leadership degli Stati Uniti.
Più chiari di così…
La guerra israeliana a Gaza non sarebbe mai dovuta accadere: lo spionaggio israeliano conosceva i piani dell’attacco di Hamas da un anno e ci sono stati allarmi da parte di ufficiali di livello inferiore poco prima dell’evento.
Ma i vertici militari e politici li hanno ignorati.
Si tratta di uno schema classico: Stalin aveva i piani dell’Operazione Barbarossa dalla sua spia Victor Sorge, Lo spionaggio navale degli Stati Uniti aveva avvertito dell’attacco a Pearl Harbor e l’FBI aveva i pezzi del puzzle dell’11 settembre, ma non è riuscita a metterli insieme.
Credendo che quaranta milioni di dollari al mese in sussidi dal Qatar e altre concessioni economiche avrebbero tenuto Hamas a tacere, il governo israeliano si è rifiutato di prendere in considerazione qualsiasi altra possibilità.
Qualunque cosa accada, la maggior parte dei due milioni di abitanti di Gaza passerà i prossimi due anni in campi di tende mentre il resto del mondo discuterà su cosa farne.
Gli attacchi del 7 ottobre non hanno costituito una crisi esistenziale per un paese con l’esercito più potente della regione e una straordinaria capacità di solidarietà nazionale di fronte alla minaccia esterna.
Il pericolo esistenziale per Israele non viene dal suo confine meridionale, ma piuttosto – come in Geremia 1:13-14 – dal lontano nord, in particolare dall’Ucraina.
L’amministrazione Biden immaginava di poter forzare un cambio di regime in Russia attraverso sanzioni paralizzanti ed invece gran parte del commercio e della finanza mondiali hanno aggirato queste sanzioni, lasciando la Russia con entrate petrolifere appena diminuite e una fornitura costante di componenti high-tech dalla Cina, direttamente e attraverso intermediari come Turchia, Kazakistan, Georgia e Armenia.
La posizione strategica dell’America sta per subire un colpo alla pari, e forse più devastante, del crollo del Vietnam nel 1975.
Con una popolazione residente di meno di trenta milioni contro la popolazione russa di centoquarantasette milioni, l’Ucraina non può mettere abbastanza uomini in campo per tenere il fronte contro un esercito russo con una tecnologia comparabile e una potenza di fuoco molto maggiore.
[Geremia 1:13-14: E la parola dell’Eterno mi fu rivolta per la seconda volta, dicendo: Che vedi? E io dissi: “Vedo una pentola che ribolle; e la sua faccia è rivolta verso settentrione”. Allora l’Eterno mi disse: “Una sventura si scatenerà dal settentrione su tutti gli abitanti del paese”].
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