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LA CITTÂ CONTESA
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Note per l’intervento a “La Città Contesa”:
La contradizione di BG, una città di 120.000 abitanti in una provincia di 1.200.000 abitanti. Una questione già affrontata nel ’69 dal Piano Regolatore Astengo che superava la contraddizione operando sulla Grande Bergamo, una città di 37 comuni con 400.000 abitanti.
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Anni ‘70/80 la crisi della città di Bergamo. Crisi in città delle attività produttive (Reggiani, Zopfi, Fervet, Filati Lastex, etc. etc.). Vi è la spinta alla concentrazione in città del terziario più o meno avanzato (Banche, assicurazioni, servizi alle imprese, professionisti). Un terziario che si colloca nei borghi, nelle aree dismesse (e di questi anni la discussione sull’uso dei contenitori storici). Anni’ 80 il sacco dei Borghi. Bergamo città centrale sul territorio con crescita speculativa e delle rendite di posizione urbane (Il tribunale in via Borfuro).
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La risposta con l’uscita dal Pandolfismo (lente mediazioni e cambiamenti lenti/non traumatici). L’accelerazione avviene negli anni 80/90 con le giunte pentapartito tramite le leggi Verga e Adamoli (in variante sostanziale ai PGT – inizio dell’urbanistica contrattata) consentono la trasformazione degli ex comparti produttivi in zone di terziario, commerciale e residenziali (caso Triangolo in via Palma il Vecchio).
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In questo contesto si sviluppa il dibattito degli anni 2000: progetto o piano? Emerge l’idea che la pianificazione sia velleitaria e che la città la decidono coloro sono portatori di interessi imprenditoriali avendone anche le capacità economiche per realizzarli tramite i progetti. Il progetto emerge come l’unico modo concreto di modificare la città (ovviamente secondo gli interessi e i desiderata di chi i progetti li paga).
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Il PGT di Secchi degli anni ’90 smentisce invece di fatto. con il fallimento dei Piani Norma questa tesi. Sono infatti tutti fortemente schiacciati sui desiderata dei grandi imprenditori, ma farraginosi e difficili da implementare trovando una forte opposizione sociale diffusa. Sono infatti progetti che non trovano alcuna attuazione. E’ la crisi dell’idea che il progetto e gli investitori fanno autisticamente la città, ma il dito accusatore viene puntato un’altra volta non contro le contraddizioni sociali che generano, ma contro le regole che li prevedono: cioè la pianificazione.
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All’inizio degli anni 2000 emergono due nuovi fenomeni causati dalla internazionalizzazione dei mercati:
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Emerge, grazie all’ aeroporto di Orio, un nuovo ruolo della città: che diventa Hub del Low Cost per tutta l’Europa meridionale. Bergamo esce dal provincialismo tradizionale e deve affrontare una nuova dimensione assume progressivamente la rilevanza che nel medioevo avevano i grandi porti.
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I nuovi sistemi e le reti informatiche portano alla crisi del sistema del terziario di servizio alle imprese concentrato in grandi contenitori centrali (Bg negli anni 90 era la città in percentuale con la più alta concentrazione di terziato in Lombardia). Crisi della Italcementi.
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Bergamo è di fronte a un bivio la interroga se questa nuova congiuntura è un’occasione positiva o un rischio? Le elezioni del 1997 vengono vinte da una prima giunta di centrodestra (Veneziani) che dà alle politiche comunali una impronta speculativa e favorevole alla rendita di posizione (Tangenziale Est e Parking Fara).
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Si cerca la sintesi il nuovo PGT della nuova giunta Bruni (la più a sinistra che la città abbia mai avuto) eletta sulla spinta delle contradizioni create dall’affarismo della giunta Veneziani e dall’ingerenza nella vita amministrativa di alcuni imprenditori (Percassi). Si cerca una sintesi tra pianificazione e progetto: tra interessi dei ceti imprenditoriali speculativi e interessi dei ceti popolari, tra conservazione ambientale (cintura verde) e interessi derivati dalla mondializzazione (Porta Sud e GazProm), tra storia e modernità, tra partecipazione e necessità di decidere.
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La mediazione non trova il consenso dei ceti dominati della città determinando la sconfitta elettorale di Bruni che porta al governo la giunta Tentorio che passerà alla storia come una delle più immobili della storia della città, una giunta che gestisce l’ordinaria amministrazione senza lode nè infamia.
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In reazione all’immobilismo di Tentorio anche i ceti dominanti sostengono la candidatura di Gori per il centrosinistra. Ogni cosa viene percepita migliore della palude. Inoltre già nel primo programma di Gori un punto centrale è chiarissimo: le politiche pubbliche devono ritirarsi a vantaggio dell’iniziativa privata. E ai padroni della città sta benissimo. Ovviamente non si capisce come costui partorito dal vivaio Mediaset centri con la storia della sinistra, ma l’importante pare sia vincere.
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Cosa ha caratterizzato i dieci anni di giunta Gori?
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Annichilimento di ogni dibattito democratico pubblico sulle scelte della città. Emarginazione dei comitati dei cittadini e creazione della rete dei quartieri (di fatto un’istituzione “ad usum delphini”).
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Sostegno della crescita dell’aeroporto come fattore determinate dello sviluppo urbano.
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Piena condivisione dell’idea di città sostenuta da un noto gruppo di impresari e faccendieri. Una città non a uso dei cittadini, ma degli user city, cioè di abitanti temporanei (Turisti, fruitori di eventi sportivi e culturali, studenti, parenti di degenti, etc.). Mancata regolazione degli affitti brevi conseguente gentrificazione delle aree storiche e oggi anche di pezzi di quartieri popolari. Sostegno a progetti come il “Corus Life” di Bosatelli nell’area ex Ote, un area progettata intorno a uno palazzetto (600 posti) per eventi con 200 alloggi temporanei e negozi di settore (sport e musica) per utenti di questi eventi.
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Privatizzazione radicale degli spazi pubblici, compreso il verde di standard (P.le Alpini o Parco della Trucca). De Hors ovunque a scapito di marciapiedi e piazze. Iniziative private che occupano spazi pubblici spesso sponsorizzate con soldi pubblici (maestri del paesaggio) Grandi investimenti pubblici a vantaggio dell’iniziativa privata, come nel caso del Sentierone e delle Flaney legate a doppio filo all’idea di costituire nel centro piacentiniano un “Polo del Lusso”.
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Assenza di ogni crescita dell’intervento pubblico sul tema della casa. Cessione del patrimonio ERP e disinteresse alla sua corretta gestione.
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Repressione dei movimenti sociali (multe, sgomberi di edifici occupati, limitazione degli spazi di agibilità, ecc)
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Un PGT che sancisce la mancanza di ogni volontà pianificatoria degli enti comunali a vantaggio delle volontà dei privati.
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