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GLI HOUTHI, QUESTI SCONOSCIUTI
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Si fa un gran parlare della situazione nel Mar Rosso e nello stretto di Bab El-Mandeb di fianco allo Yemen ma, come al solito, il MinCulPop mediatico nostrano si impegna ad indurre emozioni (vale a dire: a fare propaganda) e non a trasmettere informazioni, figuriamoci se, magari, pure esatte…
Per cui cerchiamo di rimediare a questa situazione, almeno per quanto è nelle nostre possibilità, e diffondiamo la sintesi di tre articoli recentemente apparsi sulla stampa internazionale.
Siamo andati a leggere Asia Times di Hong Kong (strano connubio, di solito molto ben informato, tra Repubblica Popolare Cinese e finanziarie di Nuova York), Tehran Times (ovviamente molto di parte) e, passando per un server di Singapore, Russia Today (di solito molto pacata e, alla faccia delle befane censuratrici dell’Unione Europea, sempre molto precisa ed affidabile quando pubblica resoconti storici).
I siti originali sono i seguenti, i primi due li dovreste leggere tranquillamente, il terzo lo potete leggere solo se avete la possibilità di connettervi con Singapore, Hong Kong, Calcutta, Città del Messico o del Capo, e via discorrendo.
https://asiatimes.com/2024/01/why-biden-finally-attacked-the-houthis/
https://www.tehrantimes.com/news/493670/Top-Iranian-official-warns-U-S-against-drowning-in-Red-Sea
https://www.rt.com/news/590577-they-have-defied-us-israel/
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I primi due articoli effettuano una analisi della situazione politica-militare nel Mar Rosso le cui sintesi sono qui di seguito riportate.
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ASIA TIMES
I motivi per cui Biden ha finalmente (sic) attaccato gli Houthi.
Sia da parte britannica che da parte statunitense sono sorti seri dubbi sul fatto che le navi da guerra nel Mar Rosso siano equipaggiate per affrontare sciami di UAV e missili lanciati dagli Houthi.
Il 10 gennaio, le forze statunitensi e britanniche hanno abbattuto ventuno droni e missili: il Segretario alla Difesa britannico, Grant Shapps, ha detto che continuare a farlo è insostenibile e che la situazione con gli Houthi sta andando fuori controllo.
Questo perché il numero di missili antiaerei a bordo di una nave è limitato: i cacciatorpediniere USA hanno novantasei celle di lancio, mentre gli incrociatori classe Ticonderoga ne hanno 122.
Però queste celle devono essere utilizzate anche per i missili da crociera Tomahawk, per i missili antisommergibile ASROC e per i missili antibalistici SM-3 e, per farla breve, ciascuna delle navi da guerra ha a disposizione non più di cento missili anti-aerei analoghi al British Sea Viper che è il sistema di difesa aerea utilizzato quel giorno dal cacciatorpediniere HMS Diamond (che ha solo 48 celle di lancio) per abbattere droni e missili Houthi.
Il sistema di difesa aerea Sea Viper è stato sviluppato come joint venture da Francia, Italia e Regno Unito ed è interessante che nei filmati del sistema mediatico inglese per descrivere la giornata del 10 gennaio la pubblicità iniziale sia quella del Trono di Spade: ha tutta l’aria di essere un accostamento voluto…
https://ukdefencejournal.org.uk/sea-viper-a-guide-to-the-missile-protecting-the-red-sea/?utm_source=substack&utm_medium=email
https://www.thesun.co.uk/news/25306050/warship-hms-diamond-down-drones-red-sea/
Le navi da guerra USA e quelle britanniche non possono essere rifornite in mare e hanno una capacità limitata di “rimanere in combattimento” se questo continua a lungo e diventa “di attrito”.
Inoltre le difese missilistiche sono molto costose: ogni missile USA SM-2 costa 2,1 milioni di dollari e un Sea Viper tra uno e due milioni di sterline; senza tenere conto della sostituzione di questi missili una volta lanciati, che potrebbe richiedere anni di tempo di produzione.
Il 10 gennaio gli Houthi hanno effettuato un gran numero di attacchi e hanno sparato anche missili balistici, alimentati da un motore a razzo, contro le navi da guerra statunitensi e britanniche.
Il motore a razzo rende questi missili molto veloci e dà ai difensori poco tempo di reazione rispetto ai droni e ai missili da crociera subsonici e gli Houthi hanno molti missili balistici antinave forniti dall’Iran che rappresentano un serio problema nelle rotte marittime ristrette vicino alla costa.
È probabile che la comparsa di missili balistici antinave a razzo abbia costretto gli USA e il Regno Unito a prendere la decisione di colpire gli arsenali degli Houthi.
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Interessante che, oltre ad USA, Gran Bretagna, Australia, Canada e Bahrein (sic), anche l’Olanda abbia partecipato al bombardamento dello Yemen insieme ai Territori di Oltremare britannici (di cui fanno parte la base aerea di Akrotiri a Cipro e il paradiso fiscale delle Cayman Islands, concorrente delle Antille Olandesi).
Praticamente è stata realizzata la completa unità delle finanziarie occidentali…
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https://t.me/channelredline/27112
Qualcuno con la testa sulle spalle ancora c’è: l’Oman ha chiuso il suo spazio aereo a tutti i voli militari diretti verso lo Yemen e, dal momento che gli aerei USA decollano anche dai limitrofi Qatar e UAE, non è una decisione solo simbolica.
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Il traffico marittimo nel Mar Rosso è diminuito, ma non è tracollato: molte compagnie di navigazione continuano a navigarlo, sanno bene che Ansar Allah non attacca le navi non dirette a porti israeliani.
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TEHRAN TIMES
Un alto funzionario iraniano, Mohsen Rezaei, ha comunicato che i recenti attacchi degli USA e del Regno Unito sullo Yemen gli risultano essere un tentativo disperato di sfuggire alla “palude autocostruita” della guerra di Gaza e ha paragonato la situazione a quella dell’annegamento del faraone ai tempi di Mosè.
“I recenti attacchi aerei degli Stati Uniti e del Regno Unito sullo Yemen sono una chiara indicazione dei loro tentativi disperati di salvarsi dalla palude che si sono costruiti da soli con il conflitto di Gaza. Proprio come il faraone l’America è destinata ad annegare nel Mar Rosso”.
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https://t.me/channelredline/27512
Il Pentagono ha ammesso la morte di due militari al largo delle coste della Somalia, apparentemente si è trattato di perdite dovute a un attacco Houthi ad una nave americana.
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https://www.reuters.com/world/middle-east/italy-declined-take-part-military-action-against-houthis-source-says-2024-01-12/
Incredibile!
Sembra che il governo italiano ne abbia fatta una giusta: i militari italiani non parteciperanno alle azioni contro Ansar Allah nello Yemen.
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Humour nero ebraico e schizofrenia della sinistra israeliana che, senza essere capace di ammetterlo esplicitamente, sa che il proprio paese è colpevole. Dal quotidiano israeliano Haaretz: in uno scenario di rovine con bombardieri in volo e con solo un somaro ancora in vita un soldato israeliano chiede all’altro: “Qual è il risultato all’Aia?”…
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RUSSIA TODAY
Hanno sfidato gli Stati Uniti, Israele e l’Arabia Saudita e promettono “vendetta”.
Chi sono gli Houthi dello Yemen?
Nei suoi venti anni di esistenza, il movimento Houthi si è abituato alla lotta continua per difendere la propria fede sciita ed il proprio paese.
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“Gli Yemeniti non possono far fronte alla situazione da soli, ma i principali attori della regione e la comunità internazionale possono aiutare, perché è nelle loro mani che esiste la soluzione. Pertanto, chiediamo loro di aiutare il nostro paese e il nostro popolo a porre fine alla guerra, a far sedere le parti in conflitto al tavolo dei negoziati, per iniziare la ricerca di una soluzione che soddisfi gli interessi di tutte le forze presenti nello Yemen, nella regione e nel mondo. La sicurezza e la stabilità nello Yemen sono parte integrante della sicurezza e della stabilità nella regione e nel mondo”.
– Ali Nasir Muhammad, ex Presidente dello Yemen del Sud (1980-86); citazione da una conferenza del Valdai Club, febbraio 2018
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La maggior parte delle persone è a conoscenza solo delle questioni globali che fanno notizia. Se i media non riportano la storia, ci sentiamo come se il problema non esistesse. Per questo motivo, a differenza degli eventi in Siria, Iraq o Afghanistan, la crisi in Yemen è rimasta a lungo un argomento vago e distante per la maggior parte delle persone in tutto il mondo.
Ma in questi giorni, quando gli Yemeniti si sono rivoltati contro gli Stati Uniti e i loro alleati, le cose sono improvvisamente cambiate. Il movimento Houthi è stato l’unico gruppo nella regione che ha osato dire la verità sugli eventi in Palestina e difendere i palestinesi.
Improvvisamente, tutti hanno iniziato a parlarne.
Il 12 gennaio, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno attaccato gli Houthi nello Yemen ed è giunto il momento di saperne di più su questo movimento e di ottenere una comprensione più profonda di quanto sta accadendo in Yemen.
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Guerra continua
È piuttosto difficile sorprendere il popolo yemenita con i bombardamenti: per molti anni nella regione ha imperversato una sanguinosa guerra tra le autorità e gli insorti Houthi e la situazione è peggiorata nel 2015, quando una coalizione guidata dall’Arabia Saudita è intervenuta nel conflitto: secondo il Centro yemenita per i diritti umani e lo sviluppo, oltre 10.000 civili sono stati uccisi nel paese in tre anni di combattimenti. Tra le vittime ci sono quasi 2.000 donne e 2.500 bambini.
Nel novembre 2017 l’Arabia Saudita ha deciso di chiudere tutti i porti terrestri, marittimi e aerei yemeniti e il paese devastato è stato sottoposto a un blocco totale che ha provocato un disastro umanitario.
Oltre a coloro che sono caduti sul campo di battaglia, a migliaia sono morti di fame e di colera e, anche ora che i principali porti del paese sono stati finalmente sbloccati e gli Yemeniti hanno potuto ricevere aiuti umanitari, il problema non è stato risolto del tutto: ad oggi oltre il 70% della popolazione ha ancora bisogno di aiuti umanitari.
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L’Imam sciita Hussein Badreddin al-Houthi, ucciso alla fine del 2004.
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