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E SE VINCE TRUMP? Una storia per Ferragosto
Niente paura!
La Giorgia si riposiziona al volo.
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Molti anni fa una delle frasi preferite di una mia anziana prozia (aveva 17 anni nel 1900 ed è campata fino a 99) era: “E se avessero vinto i Sudisti?”, riferita sia ad una eventuale vittoria dei Confederati schiavisti nella guerra di Secessione, che per lei non era un evento così lontano come invece appare oggi a noi, sia al per lei insopportabile dominio della cultura, o sottocultura, nordamericana impostosi nel secondo dopoguerra, vale a dire quando lei aveva ormai più di sessanta anni e che non poteva trovare che in completo contrasto con la vita di borghesia di provincia da lei vissuta fino ad allora.
La domanda della prozia era, ovviamente, priva di significato perché la storia non si fa con i se, ma al giorno d’oggi una domanda analoga, riferita al futuro prossimo e quindi validissima, si pone:
E se dovesse vincere Trump?
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E nel frattempo la Amerigo Vespucci veleggia placidamente nell’Oceano Pacifico tra Pearl Harbour e Tokyo. Una missione di pace con ottanta anni di ritardo…
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Buona domanda.
A cui, non risultando che una qualche divinità ci abbia donato il carisma della profezia, non siamo ora in grado di rispondere, ma a cui la risposta sarà data a novembre dal risultato delle elezioni USA [sempre ammesso che non volino le atomiche prima, che non scoppi la terza guerra civile nordamericana (la prima è stata quella di indipendenza con una massiccia emigrazione a fondare il Canada da parte degli allora Lealisti), che da quelle parti non ci sia qualcuno che decida di imitare lo Zelensky e di proclamare che, stante l’attuale stato di “Terza Guerra Mondiale a Pezzetti”, non si possono indire elezioni, e così via…].
Tuttavia, possiamo constatare già da ora come sia in atto un sostanziale riposizionamento da parte di tutta una serie di politici rispetto alle granitiche e maschie posizioni dell’Unione Europea e della NATO nei confronti dell’aggressione (sic) russa alla pacifica (sic, di nuovo) Ucraina.
Lasciamo stare il Primo Ministro ungherese che ha sempre avuto una posizione di decisa contrarietà alla guerra, che non ha fornito una pallottola che sia una, che non ha lasciato passare alcun convoglio militare nel suo Paese, che così facendo ha perfidamente inaugurato il paradosso che è la destra estrema ad avere in Europa le posizioni politiche più contrarie alla guerra [mentre a sinistra siamo pieni di guerrafondai, peggio dei socialisti (sic, e tre) interventisti del 1915] e che come Presidente di turno della UE se ne è andato bellamente a fare una “missione di pace” a Kiev, a Istanbul, a Mosca, a Pechino e in Florida (dove ha, appunto, incontrato Trump, snobbando il Presidente USA in carica)… Venendo brutalmente sconfessato da Bruxelles con dichiarazioni giuridicamente completamente fuori protocollo, per non dire fuori da ogni norma vigente all’interno della UE.
Lasciamo stare il Primo Ministro slovacco che si è beccato cinque pallottole in petto da uno “squilibrato” adeguatamente eccitato ed istruito nei bar dei perdigiorno di Breslavia (dove evidentemente esiste pure un servizio sanitario più che ottimo, visto come sono riusciti ad estrargliele tutte e a ricucirlo) e che adesso condivide regolarmente le posizioni dell’Ungheria.
Lasciamo stare il governo austriaco che, ufficialmente, è molto più che allineato ma, nella pratica, solleva continue osservazioni e continua ad utilizzare abbondantemente il metano russo per i propri fabbisogni; è noto: gli Austriaci si offendono se gli si dà dei Tedeschi…
https://t.me/ukraine_watch/27349
Lasciamo pure stare la Confederazione Elvetica che ha tranquillamente dichiarato che gli investimenti russi sotto sequestro nelle sue banche per le sanzioni rimangono, interessi compresi, dei legittimi proprietari e che, appena le circostanze lo permetteranno, saranno di nuovo a loro disposizione (se non avessero fatto così la Confederazione avrebbe fatto bancarotta in poco tempo, vista la corsa al ritiro dei depositi da parte degli “investitori internazionali” che sarebbe stata innescata da una eventuale dichiarazione in stile “diamo tutto all’Ucraina”).
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Parliamo di casa nostra, parliamo delle ultime brillanti iniziative della Giorgia in politica internazionale.
Innanzitutto, siamo venuti a sapere (dal solito sito dei perfidi Russi che continuiamo a leggere anche se la UE non vuole) che la portaerei Cavour della Marina Militare è attraccata, insieme ad una adeguata flottiglia di navi scorta ed appoggio, nel porto USA di Guam, praticamente agli antipodi del Mare Mediterraneo.
https://t.me/channelredline/90963
Ma cosa ci è andata a fare lì?
A proiettare potenza NATO in Estremo Oriente, ovvio…
…e a stare accuratamente alla larga dai fronti più caldi, quali il Mediterraneo Orientale, il Mar Rosso e simili.
Una stupenda mossa in perfetto stile Galeazzo Musolesi [Federale di San Giovanni in Persiceto (BO) e “fiero alleaten” delle Sturmtruppen dell’indimenticato Bonvi]: fingere di essere fedeli alla linea e offrirsi volontari per missioni “pericolosissime” che permettono di stare alla larga dai rischi veri delle trincee dove si spara sul serio.
Ma la mossa più perfetta della Giorgia è stata la visita a Pechino.
Una mossa a dir poco degna del conte Dino Grandi: organizzatore della seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio 1943, unico gerarca che parlava l’inglese, tessitore dei rapporti con gli Anglo-Americani per l’uscita del Regno d’Italia dal conflitto, fuggito in Spagna da Franco (che gliela ha menata dicendogli: “dovevate restarne fuori come ho fatto io, adesso gli USA mi appoggiano”) e diventato nel dopoguerra il rappresentante commerciale in Italia di importanti aziende americane i cui macchinari erano indispensabili per la Ricostruzione: ha fatto una paccata di lira, anzi di dollari, gli USAmericani ricompensano sempre chi ha acquisito meriti con loro…).
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È noto che i Cinesi applicano le lezioni di Sun Tzu e che negli ultimi tempi stanno pure studiando Cartesio con estremo interesse, trovando che il secondo non sia minimamente in contrasto con il primo ma che, invece, ne costituisca una più che interessante integrazione.
Gli aforismi di Sun Tzu costituiscono i postulati della politica estera della Repubblica Popolare Cinese ed alcuni si applicano con estrema precisione alla visita della Giorgia, calorosamente accolta, e alla quale è stato menato e rimenato che gli obiettivi comuni erano il promuovere i legami commerciali della Cina con l’Italia e l’Europa.
Quando l’avversario è unito, dividilo.
Questo è il primo aforisma che, dal punto di vista di Pechino, la spedizione della Giorgia ha offerto: con l’Unione Europea che finge di essere granitica (come la statua con i piedi di argilla del sogno di Nabucodonosor spiegatogli dal profeta Daniele – Daniele 2, 1÷49) la visita ufficiale di una che non si è pienamente allineata con i recenti trionfalismi della conferma di una suprematista bianca e dell’importante incarico ad una che arriva da un territorio “judenfrei” è veramente una opportunità ghiotta e gustosa; si può tranquillamente dimenticare lo sgarro fatto con la non riconferma del trattato della Nuova Via della Seta (trattato che alla fine non diceva nulla di concreto ed in cui alla fine solo le firme erano vere) e, nei nuovi e “banali” accordi commerciali appena firmati, oltre ad essere vere le firme anche i contenuti sono sostanziosi.
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La più grande vittoria è quella che si ottiene senza combattere.
Cartesio, veterano in gioventù della Guerra degli Ottanta anni tra le Province Unite e la Spagna, non potrebbe che approvare; sarebbe davvero il caso di ricordare questo aforisma ai vari guerrafondai che prosperano oggi al mondo, in particolare a quella Unione Europea che, senza avere ben chiari i propri obiettivi, utilizza il Fondo Europeo per la Pace per armare un contendente in Ucraina; o a quei sionisti che si sono andati ad impelagare in una guerra continua letteralmente satura di crimini e foriera di altri.
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Così, in guerra, la regola è di evitare chi è forte e di tendere insidie a chi è debole.
Non si può fare a meno di constatare come questa frase si applichi in pieno alla spedizione della Giorgia verso i Cinesi, i quali hanno serissimamente affermato che “in un panorama politico instabile in Europa e negli Stati Uniti, la visita della Giorgia (non la hanno esattamente definita così, ma va bene lo stesso) rappresenta una buona opportunità per iniettare stabilità, promuovere la cooperazione e risolvere le differenze, non solo tra Cina e Italia, ma tra Cina ed Europa”.
Quando il Segretario di Stato USA ha visitato la Cina poche settimane fa, Xi ha provveduto a far divulgare il video di se stesso piuttosto annoiato che chiedeva al suo segretario “ma quando se ne va quello?”: evidentemente gli USA si evitano.
Tutt’altra musica con la Giorgia, trionfalismo e una quantità industriale di articoli elogiativi sui “mass media” controllati da Pechino: evidentemente l’Italia è ottima per essere utilizzata a tendere insidie.
Insidie che non è detto debbano necessariamente essere fenomeni negativi visto che, sempre secondo Sun Tzu, “il risultato migliore consiste nel conquistare intero e intatto il paese avversario” e, dal momento che una conquista militare della Cina in Europa non sembra al momento probabile, una raffica di accordi commerciali e di prodotti “made in China” non sembra proprio dovere costituire necessariamente un fenomeno negativo.
Soprattutto quando si considera che negli ultimi cinquanta anni Giapponesi e Sud-Coreani hanno fatto lo stesso e manco ce ne siamo accorti…
Ma lasciamo stare quelli che possono essere gli interessi cinesi e cerchiamo invece di comprendere quale può essere stato l’interesse della Giorgia ad organizzare questo viaggio per lei a dir poco trionfale e foriero di parecchi mal di pancia tra i suoi avversari.
Escludiamo da subito che uno degli scopi sia stato il rilanciare la vita politica della ex-Presidentessa della Camera nel primo governo del Berlusca: quella sono stati i Cinesi, sempre a caccia per le proprie insidie di debolissimi “ex” finiti in malora, ad andarla a ripescare.
Non escludiamo, ma non vi diamo eccessiva importanza, che tra gli scopi ci sia stato anche l’organizzare la ormai prossima visita del Presidente italiano Sergio Mattarella in Cina in ottobre per commemorare il 700° anniversario della morte di Marco Polo.
Sicuramente gli accordi industriali, commerciali e scientifici (non dimentichiamo che sulla sonda cinese che ha recentemente prelevato campioni del lato nascosto della Luna erano installati anche strumenti italianissimi) hanno la loro importanza ma, conoscendo la Giorgia, non ci sembra che questo faccia parte della sua, chiamiamola così, cultura politica.
E allora?
Quali possono essere, dal punto di vista della Giorgia, gli scopi principali della trionfale visita in Cina?
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Ma che domande…
Si è riposizionata sia dentro la UE, sia dentro il più ampio panorama internazionale in attesa di vedere cosa succede a novembre negli USA.
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