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COMUNICATO SUL PROGETTO DEL TRENO PER L’AEROPORTO DI ORIO
In una comunicazione del 12 gennaio 2007 il Consiglio della allora Circoscrizione n.6, comprendente le aree comunali ora interessate dal progetto commissariato del cosiddetto Treno per l’aeroporto di Orio, chiedeva con testo approvato all’unanimità “che nelle ultime aree libere o dismesse, si eviti di collocare attività incompatibili con la vivibilità dei quartieri a vocazione prettamente residenziale perché le grandi opere non sono l’affermazione della qualità della vita”.
La stessa Circoscrizione n.6, che pure aveva dato parere favorevole nel 2008 all’idea e al percorso del futuro treno (ma non al progetto, all’epoca non ancora esistente), ha più volte richiesto al Comune di farsi promotore di un Piano d’Area, aperto al pubblico nella forma di bilancio partecipativo e realizzato con la partecipazione di tutte le componenti presenti sul territorio, quali comitati di cittadini, forze politiche, istituzioni, attività economiche, investimenti imprenditoriali, etc., per programmare lo sviluppo urbano della città di Bergamo includendovi corridoi ecologici ed aree a verde, mantenimento delle caratteristiche autonome dei quartieri, etc.
Piano d’Area mai nemmeno impostato dalle amministrazioni comunali che si sono succedute da allora.
Con la legge n.42 del 26 marzo 2010 le Circoscrizioni sono state cancellate ed oggi, a distanza di dieci anni, si constata come la loro abrogazione sia oggettivamente parte di un percorso che trasforma la democrazia elettiva di tutta la popolazione in una oligarchia di investitori privati in cui gli “investimenti pubblici”, in particolare quelli del PNRR ma non solo, non vengono più effettuati per coprire le esigenze della popolazione medesima, ma sono realizzati per rilanciare la produttività e la crescita dell’economia, vale a dire i profitti dei padroni.
Si è pertanto verificata una inversione tra causa ed effetto nella realizzazione delle opere pubbliche: oggi non sono più gli organi democratici eletti dalla popolazione a decidere quali sono le opere da realizzare e con quali regole, ma sono gli investitori privati a decidere quali sono quelle su cui potranno massimizzare i guadagni e ad imporle alla Cosa Pubblica e al territorio.
La Cosa Pubblica, se è un ente importante, diventa un distributore di risorse finanziarie per questi progetti; se invece è un ente minore o locale, diventa troppo debole e povera e si aggrega sperando di ottenere un qualche finanziamento minore con cui puntellare un bilancio sempre più risicato dalla neo-liberista “Crisi del Debito”.
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A Bergamo un esempio da manuale di questa inversione autoritaria tra causa ed effetto nell’impostazione di una opera pubblica è rappresentato dal cosiddetto Treno per l’aeroporto di Orio.
Questo progetto viene ad essere la negazione di qualsiasi partecipazione popolare alla Cosa Pubblica perché viene imposto con una scadenza arbitraria, senza una programmazione credibile, non è modificabile in meglio, è commissariato fin dall’inizio e già afferma, con la prima e non ulteriormente discutibile Ordinanza del Commissario [la Amministratrice delegata e Direttrice Generale di RFI SpA dal gennaio 2020 e già membra del Management Board di Lyon Turin Ferroviarie (LTF SAS), la TAV della Val di Susa insomma], che – art.7 – “L’approvazione del progetto da parte della Commissaria d’intesa con il Presidente della Regione territorialmente interessata sostituisce ogni diverso provvedimento”.
Vale a dire che decidono in due e che la popolazione residente non ha voce in capitolo.
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Essendo questa la situazione noi confermiamo:
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La nostra opposizione a questa opera non in quanto tale, ma così come viene imposta.
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Il nostro appoggio alle lotte della popolazione per ottenere un’opera pubblica degna di questo nome e di buona qualità soprattutto per le generazioni future.
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La nostra decisione di continuare a lottare per la democrazia e per i diritti della popolazione, avendo ben chiaro che questi si dividono in due sole categorie: quelli che si conquistano e quelli che si difendono.
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