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Dobbiamo batterci per il cessate il fuoco, la salvaguardia di ogni vita umana e il ritiro delle truppe di invasione.
Che le donne e gli uomini di buona volontà si incontrino per la pace
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Apprezziamo molto l’invito di Papa Francesco di dedicare mercoledì 2 marzo, giornata delle Ceneri nel calendario liturgico cattolico, alla preghiera e al digiuno contro la guerra.
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Di fronte alle terribili azioni di aggressione militare in atto nella nostra Europa gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a far sentire più forte l’impegno comune per la pace.
Dobbiamo batterci per il cessate il fuoco, la salvaguardia di ogni vita umana e il ritiro delle truppe di invasione.
Chiediamo ai governi occidentali di dare risposta ai drammatici bisogni delle popolazioni colpite attraverso massici aiuti umanitari, e non altre armi, e puntuali politiche di accoglienza verso tutti coloro che fuggono dalle guerre.
Diciamo: Né un uomo né un soldo per la guerra, riutilizzando un antico slogan della nostra tradizione antimilitarista; rifiutiamo cioè l’invio di armi e truppe annunciato, come rifiutiamo la politica delle ritorsioni.
Dopo l’irresponsabile politica di ignorare i massacri in atto da anni nel Donbass, di fronte all’espansione della Nato e dei suoi apparati bellici nell’est europeo, condotta disconoscendo gli impegni precedentemente assunti, dobbiamo sostenere nell’immediato atti di distensione anche unilaterali che servano ad incentivare i colloqui di Russia-Ucraina e preludano concretamente ad una più generale politica di distensione e disarmo.
Mentre la politica dall’Unione Europea sembra oggi orientarsi verso un più deciso riarmo e disponibilità all’uso dello strumento militare e alla rinuncia dei principi che dovrebbero essere fondamento dell’Unione stessa, è tempo di porre termine alla produzione e al commercio delle armi e dei sistemi bellici sempre più sofisticati e micidiali, che hanno assunto un ruolo sempre più rilevane nell’economia, nel commercio e nella politica internazionale.
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Il “ripudio” della guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11 della Costituzione italiana) implica una condanna senza appello tanto dell’invasione russa in Ucraina quanto delle aggressioni ucraine perpetrate nel Donbass dopo il 2014.
L’Art. 11 ci impone allo stesso modo di contrastare la decisione totalmente ademocratica di inviare armi in Ucraina presa da politici e ministri del nostro governo, senza nemmeno coinvolgere il parlamento, quanto di rivedere la presenza del nostro Paese nell’alleanza atlantica, i cui aderenti si sono resi protagonisti negli ultimi decenni di svariate aggressioni contro altri popoli (Serbia e Libia per citare solo i più eclatanti) in vari teatri dello scacchiere internazionale.
A fronte della guerra che rischia di far cadere i suoi effetti deleteri in particolare sulla popolazione più povera a est come a ovest, è quanto mai attuale il messaggio del Presidente Pertini, “Si riempiano i granai e si svuotino gli arsenali”.
Che questo sia l’impegno di quanti si ispirano tanto all’evangelico “Beati i costruttori di Pace” (Mt. 5,9), all’accorato appello ai capi dei popoli belligeranti contro “l’inutile strage” (Benedetto XV, 1917) e di quanti – come noi – hanno tra i loro riferimenti Karl Liebknecht, l’unico deputato a votare nel parlamento tedesco contro i crediti di guerra (1914), o Giacinto Menotti Serrati, il leader socialista animatore della mobilitazione antinterventista alla vigilia della Grande Guerra.
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Angela Manzoni, Beppe Dini, Ezio Locatelli, Fabio Cochis, Francesco Macario, Gigi Zinesi, Giovanna Magni, Lorenza Meni, Marco Brusa, Marco Sironi, Maurizio Rovetta, Maurizio Mazzucchetti, Ornella Giudici, Pia Panseri, Rita Rebecchi, Vittorio Armanni
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Oggi, mercoledì 2 marzo, saremo presenti dalle ore 13.00 davanti alla Chiesa delle Grazie (Porta Nuova, Bergamo) dove si terrà l’incontro di preghiera e digiuno promosso dalle associazioni cattoliche.
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