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Bergamo in Comune | Novembre 22, 2024

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CASCINA PONCHIA BENE COMUNE – LETTERA ALL’ASSESSORE

CASCINA PONCHIA BENE COMUNE – LETTERA ALL’ASSESSORE
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Riceviamo e diffondiamo.

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Lettera di risposta all’ass. Valesini.

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Egregio Assessore Valesini, con interesse abbiamo appreso, attraverso la Sua replica all’editoriale del professor Brevini sul Corriere della Sera Bergamo pubblicata ieri sabato 9 ottobre, qualche informazione su Cascina Ponchia. Notizie che, come Comitato Ponchia Otto, chiediamo da un anno, quando all’indomani dello sgombero Lei stesso dichiarò “Abbiamo di fronte almeno un anno e mezzo per le procedure amministrative, poi avvieremo il cantiere per i lavori di sistemazione”. Un anno è passato dallo sgombero e dato che nella Sua replica parla di 2022 come avvio lavori di recupero della Cascina, sembrerebbe che tutto stia procedendo per il verso giusto.

Peccato però che non sia mai stata resa nota la destinazione dell’immobile, se non con un generico “sociale”, peccato inoltre che l’Amministrazione di cui fa parte abbia negato qualsiasi possibilità di dialogo rispetto ad essa, anche solo per dissipare i dubbi rispetto alle modalità di concessione e poi di gestione della Cascina.

Un anno fa, quando ci siamo costituiti come Comitato, lo abbiamo fatto con una finalità propositiva, e non rivendicativa ed oppositiva, e lo abbiamo fatto prendendo parte ai canali partecipativi che l’Amministrazione Gori ha creato (le reti di quartiere e il dibattito attorno al PGT), senza mai ottenere un’interlocuzione anche solo a livello informativo, se non un timido passaggio con il Suo collega Angeloni. Eppure, proprio Lei stesso dichiarò il giorno dopo lo sgombero: “Accettiamo il dialogo con qualsiasi interlocutore, ma devono esserci i fatti anche dall’altra parte, non solo la disponibilità a dialogare”.

Non capiamo perché sia stata negata questa possibilità ad un gruppo di residenti nel quartiere, vicini di casa della Cascina Ponchia, da parte di un’Amministrazione che ha fatto della partecipazione uno dei suoi tratti qualificanti. Sembrerebbe un corto circuito, un paradosso che fa riflettere. Sia chiaro: siamo consapevoli delle competenze dell’Amministrazione, ma ci piace pensare che le trasformazioni urbanistiche e le progettualità sociali possano essere davvero costruite attraverso la partecipazione e non calate dall’alto. Questa è la nostra idea di città, idea che proviamo a portare nella quotidianità delle nostre relazioni sociali dentro al quartiere che viviamo. Ci preoccupa invece sapere che è ormai imminente un intervento di recupero senza che ne sia chiara la finalità, sembra quasi che i contenitori siano anteposti ai contenuti, i mattoni alle persone. Noi, attraverso il nostro percorso, stiamo cercando di dire altro e lo abbiamo formalizzato attraverso una richiesta di riconoscimento della Cascina quale bene comune, finalizzata ad un utilizzo transitorio socio-culturale, inviata alla Giunta pochi giorni fa.

Serve forse, come diceva pochi giorni fa dalle colonne de L’Eco di Bergamo il professor Pizzolato – membro del comitato scientifico che diede vita alle reti di quartiere, “un atto di coraggio e di maggior coerenza”, che dimostri quanto davvero il futuro della nostra città non sia un questione di destinazioni d’uso e di grandi recuperi immobiliari, ma sia basata sulla qualità della vita di chi la abita, fattore da cui far derivare tutto il resto. Torniamo quindi a richiedere quanto già chiesto un anno fa: un dibattito chiaro, pubblico e trasparente attorno al futuro della Cascina Ponchia nelle sedi che l’Amministrazione riterrà opportune. Noi ci siamo, Le chiediamo di farsi ambasciatore di questa richiesta nei confronti dei Suoi colleghi di Giunta.

Bergamo, 10 ottobre 2021

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Alleghiamo anche il manifesto in base al quale è stata mandata richiesta al comune di qualificare Cascina Ponchia come bene comune:

APPELLO per un percorso pubblico verso la nuova Cascina Ponchia (1) (1)

CASCINA PONCHIA BENE COMUNE

Noi, cittadine e cittadini di Bergamo, auspichiamo e ci impegniamo a promuovere fattivamente Cascina Ponchia Bene Comune, un processo volto alla creazione di un centro culturale partecipato e finalizzato al benessere collettivo nei locali della storica Cascina Ponchia secondo i principi di:

– mantenimento della sua vocazione storica legata alla dimensione aggregativascevra da interessi commerciali e volta al contrario a produrre in via esclusiva capitale sociale, che veda come elemento imprescindibile la possibilità di accesso libero e informale al bene comune stesso da parte del singolo cittadino;

– una forma di governo che sia ispirata ed attui forme di partecipazione diretta delle comunità di riferimento alla cura e alla gestione del bene;

– promozione di nuove formule di socialità e produzione attraverso pratiche deliberative e partecipative che vedono la condivisione degli spazi e l’apertura al territorio come le sfide e le condizioni essenziali;

– accessibilità informale e prioritaria a quelle pratiche spontanee che vedono il cittadino promotore, gestore nonché decisore dei processi afferenti ai beni e ai servizi sottoposti a pratiche collettive;

– rispetto dei principi di solidarietà, multiculturalità, responsabilità, intergenerazionalità, equità, orizzontalità, fruibilità, inclusività, accessibilità e autogoverno delle comunità di abitanti; ripudiando al contempo ogni forma di fascismo, razzismo, omofobia e sessismo;

– un’idea di titolarità diffusa di un simile bene, indipendentemente dal titolo di proprietà al fine di dare vita ad una dimensione della democrazia fondata non sulla delega bensì sull’assunzione diretta di responsabilità nella sfera pubblica, facendo vivere nella quotidianità i principi fondamentali della Costituzione.

 

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