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Bergamo in Comune | Novembre 22, 2024

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ACHTUNG! RUSSISCHE UNTERMENSCHEN!

ACHTUNG! RUSSISCHE UNTERMENSCHEN!

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Attenzione! Subumani russi!

Ovvero:

Zelensky ordina, Gori e Del Bono ubbidiscono…

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La cultura dovrebbe servire a costruire relazioni tra i popoli, a sviluppare relazioni di pace, ad aprire canali di comunicazione.

Non sembra essere questo il messaggio che viene da chi governa le “città capitali della cultura” Bergamo e Brescia, come dimostra la decisione dei due sindaci di sospendere i concerti del pianista russo Denis Matsuev per assecondare le richieste del presidente ucraino Zelensky, espresse tramite un intervento indebito dell’ambasciatore di quel Paese.

Una grave ingerenza verso uno Stato sovrano verso le istituzioni di una stato democratico come l’Italia.

Ingerenza che avrebbe dovuto essere profondamente stigmatizzata e non assecondata.

Insomna Zelensky ordina ed i sindaci di Bergamo e Brescia ubbidiscono.

Ormai il presidente ucraino sembra essere colto da un vero e proprio delirio di onnipotenza, ma conta più delle autorità italiane e ogni suo desiderio trova soddisfazione tra le alte e basse sfere della politica italiana.

Al posto di promuovere ponti per la pace e dialogo tra i popoli, i primi cittadini Gori e Del Bono buttano ulteriore benzina sul fuoco che alimenta la guerra.

Riteniamo che le continue proposte di escludere cittadini di nazionalità russa da iniziative culturali siano semplicemente inaccettabili oltre che razziste e incivili.

Di fronte alla sospensione dei concerti di un artista di livello internazionale dalle manifestazioni di Bergamo e Brescia capitali della cultura 2023, non resta altro che affermarne il completo fallimento culturale.

La cultura deve creare Unione tra i popoli, non divisione.

La musica è generatrice di emozioni forti, di bellezza, di unione tra i popoli e le culture.

Bergamo e Brescia più che capitali della cultura sembrano ridotte a colonie dell’Ucraina e i suoi sindaci a ridicoli vassalli della NATO.

Un modo indegno di rappresentare la gloriosa “Città dei Mille”, Bergamo e l’eroica “Leonessa d’Italia”, Brescia, città artefici di due delle più belle e importanti pagine del Risorgimento italiano.

Non ci riconosciamo in un tale servilismo intollerabile e inaccettabile.

Giacomo Quarenghi, Bergamasco, architetto a San Pietroburgo

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Cari sindaci Gori e Del Bono, la cultura non si promuove con le ruote panoramiche, i fuochi pirotecnici, le luminarie pacchiane, gli effetti speciali, i ricchi premi e cotillon, ma con la costruzione di relazioni umane, di messaggi di pace, di dialogo tra i popoli.

Nel 1965 Giorgio La Pira, in piena guerra del Vietnam, ebbe il coraggio di andare ad Hanoi a parlare con Ho Chi Minh, quello che dagli Usa e dalle cancellerie occidentali veniva allora ritenuto il “nemico” per eccellenza.

La Pira, per anni Sindaco di Firenze, una delle città più belle del mondo, culla del Rinascimento, ebbe il coraggio, l’ardire, di farsi promotore del dialogo tra i popoli, di presentarsi come uomo di pace.

Un gesto di alta politica internazionale fatto da un uomo riconosciuto da tutti come uno dei più grandi Sindaci che il nostro Paese abbia avuto.

Tutto l’inverso del vostro indegno comportamento.

Vergogna!

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Bergamo e Brescia, 09.02.2023

Francesco Macario e Fiorenzo Bertocchi (segretari Prc/Se delle Federazioni di Bergamo e Brescia)

Marco Sironi e Marco Brusa (Commissione pace/esteri Prc/Se Bergamo)

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Manifesto sovietico di commemorazione dell’ “altro Olocausto”, quello degli Slavi.

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Al comunicato condiviso qui sopra il sottoscritto si sente in obbligo di aggiungere le considerazioni seguenti.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è stata promulgata nel 1948 e recita testualmente: “Art.2 – Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene”.

Anche l’Unione Europea afferma, o dovrebbe affermare, “l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, da cui derivano il divieto di ogni forma di discriminazione, il rispetto di ogni diversità culturale, religiosa e linguistica”.

Evidentemente, nonostante la appena trascorsa “Giornata della Memoria”, il nostro sistema politico/mediatico di memoria ne ha veramente poca perché continua ad avvalorare, come se fossero proposte accettabili, oscene richieste di discriminazione analoghe alle leggi razziali del 1938 e in totale contrasto con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.

Riteniamo che le proposte di escludere cittadini di nazionalità russa da iniziative culturali siano semplicemente inaccettabili, oltre che razziste ed incivili; riteniamo che non esista alcun elemento per distinguerle da un ritorno alle teorie della razza e della superiorità di alcuni gruppi umani su altri.

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Debrecen (Ungheria), 09.II.2023

Marco Brusa

Comments

  1. Enrico Masseroli

    concordo pienamente, però l’argomentazione non è precisa. Ho letto che il pianista è stato escluso non perché russo, bensì perché seguace di Putin e pro invasione dell’Ukraina. Immagino che se invece fosse stato un dissidente, dissociato dalla dittatura, gli avrebbero fatto ponti d’oro. La censura, anche di un pensiero fascista, è comunque sempre sbagliata, e le arti, come lo sport – lo spettacolo internazionale dei nostri tempi – devono restare un libero ponte universale, al di là e al di sopra di barbari e inumani conflitti.

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