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Bergamo in Comune | Novembre 22, 2024

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Ma il treno per Orio è di destra o di sinistra?

Ma il treno per Orio è di destra o di sinistra?

La proposta di realizzare un treno per Orio a raso ha portato alla costituzione di un comitato di scopo per salvaguardare gli interessi dei cittadini di Boccaleone. Si tratta di un comitato interclassista e apartitico, cosa che mi sembra logica e normale. Dopo di che la scelta di fare il treno, e di volerlo fare soprattutto in un certo modo, l’hanno fatta i ceti urbani dominanti (politicamente ma soprattutto economicamente) della città, ceti che controllano come proprietari pure l’intera filiera informativa locale.

Questi ceti stanno schierati in parte col centrodestra (vedi Regione Lombardia e prese di posizione della Terzi) e in parte col centrosinistra (vedi posizione del sindaco Gori). Alla fine questi “padroni” sono tutti d’accordo che nell’interesse dello sviluppo dell’aeroporto si faccia il treno: in fretta e a raso. Lo sviluppo dell’aeroporto è la condizione per lo sviluppo che sia Gori che Stucchi avevano – con una identità di vedute preoccupante – posto al centro del loro programma per Bergamo (che nella versione Gori i cittadini di Boccaleone avevano anche dato segno evidente di apprezzare).

Un tipo di sviluppo speculativo legato all’edilizia le cui conseguenze sono evidenti: ripresa della cementificazione della cintura verde (Parco Ovest), gentrificazione di Città Alta, ripresa delle tendenze immobiliariste sostenute dalla nuova richiesta di volumi generata dagli user-city (vedi ex Ote), aumento dei voli su Orio a scapito dei quartieri limitrofi e così via.

Ora la crisi di Orio, causa Covid, ha portato alla crisi di questo modello economico e sociale che la politica locale, con la sola eccezione della sinistra radicale, aveva così caldamente proposto per Bergamo. Nell’aeroporto questa crisi la si cerca di fare pagare ai lavoratori (vedi recenti scioperi per il taglio dei salari proposto da SACBO) e in città ai cittadini facendo in fretta (ma alla cazzo!) quel treno che si potrebbe fare bene e rispettando gli interessi di un intero quartiere (ottime in questo senso le proposte avanzate dal comitato).

Ma è evidente che si vuole fare l’opera e farla al minore prezzo possibile. Prezzo economico si intende (pagano loro, e i conti devono tornare nella solita logica della massimizzazione dei profitti e pubblicizzazione delle perdite), mentre dei costi sociali infatti né a Gori né alla regione Lombardia pare interessare molto (visto che paga un quartiere periferico). Di Boccaleone, finita la campagna elettorale comunale, non frega un tubo di niente né al centrodestra né al centrosinistra, perché sono tutti tesi a conquistare il consenso di chi conta (da Percassi sino ai Ferretti) e dei ceti dominanti sostenendo il loro punto di vista, cioè quello della rendita.

E qui lo scontro diventa di classe, dove gli interessi dei ceti popolari, che sono oggettivamente la grande massa degli abitanti di Boccaleone, hanno trovano alleati sulla questione del treno anche tra gli abitanti di altri quartieri. Ma se non si capisce che è uno scontro non tra Boccaleone e il mondo, ma tra ceti e interessi sociali (con le loro sfaccettature e alleanze), ceti che esprimono interessi divergenti sul modo di concepire la città, non si andrà molto lontano. Si rischia infatti di iniziare una specie di battaglia contro i mulini a vento senza possibilità di successo (e qui si apre la strada della ragionevole mediazione che già qualche assessore sornione avanza parlando di mitigazione e barriere fono-assorbenti). Sono proposte che guardando all’interclassismo del comitato di Boccaleone, per rompere il fronte cercando interlocutori in quella parte dei cittadini che magari sostenendo queste proposte sperano poi di ottenerne qualche vantaggio personale.
Tutte cose già viste, non bisogna essere Cassandra per sapere che potrebbe andare così, come è successo decine di volte prima di questa vicenda: non si deve mettere il modello che crea diseguaglianze, al massimo lo si può caritativamente attenuare, il che è un imbroglio ulteriore.

Cosa c’entra la questione della sinistra e della destra? C’entra perché se non c’è una posizione di classe (definiamola di sinistra), non c’è in campo una proposta alternativa (che non può essere semplicemente la proposta di interrare il treno). Questo progetto del treno fatto così sta dentro un progetto di sviluppo della città: o si è in grado di scendere su quel piano lì, proponendo perlomeno un critica puntuale e feroce a questo modo di concepire lo sviluppo urbano, partendo da sé e dai propri interessi, oppure ti liquideranno come un insignificante brufolo sulla strada del futuro e delle sorti progressive (ovviamente di chi ci guadagna).

Insomma si rischia di fare la fine dei pellerossa. Come diceva Margaret Thatcher non c’è alternativa, cosa volete? Gori e la Terzi vi hanno parlato per conto di chi controlla il vapore in città: non ci sono i denari per fare quello che volete (tradotto: non siamo intenzionati per salvaguardare i vostri interessi e le vostre case a spendere un centesimo). Gori poi secondo il classico “si procede così ma con qualche accortezza” si è corretto dicendo: va be due spiccioli per le mitigazioni li troviamo.

Alla proposta unica di modello di sviluppo della città che i liberisti avanzano nelle due versione (moderata-centrosinistra e radicale-centrodestra) si dovrebbe quindi riuscire, partendo dalla difesa degli interessi dei residenti che subiscono le conseguenze di questo modello (da Colognola e Campagnola con i sorvoli, al villaggio degli Sposi per il Verde, a Boccaleone per il treno), a costruire una critica puntuale alla direzione verso cui ci stanno portando. Oggi la critica, domani un’idea di città diversa basata sui reali interessi sociali dei cittadini e non solo del profitto. Purtroppo un tentativo in questo senso era stato fatto dalla giunta Bruni che tentò una mediazione tra i divergenti interessi, ma fatta la mediazione con un nuovo PGT chi ha interessi forti nella rendita ha preferito ripigliarsi tutto prima votando Tentorio (che però risultò lento) e poi il dinamico Gori (un uomo che – ricordiamolo – si è formato e affermato in Mediaset)

Su queste questioni si ridisegnano la sinistra e la destra; avere le idee chiare su questo non è un inutile passatempo: è porre le premesse di chiarezza per darsi la possibilità di perseguire una speranza di vittoria. Comunque oggi chiedere l’interramento (che non è impossibile, ma solo costoso e che richiede tempi un po’ più lunghi) è visto da chi comanda in città quasi come un fatto sovversivo.
Il re, come spesso avviene, è nudo!

PS: per evitare equivoci preciso che il collegamento ferroviario dell’aeroporto sia meglio dell’attuale sistema degli accessi con le auto private o pullman. La ferrovia va bene; non va bene come questi spilorci per risparmiare vogliano realizzarla facendone pagare il prezzo economico (crollo del valore degli immobili) e sociale (disagi sulla viabilità, rumore e altro) ai cittadini. (Bergamo, 14.06.21. Francesco Macario)

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