(16.10.19) Bergamo. Fatti e parole
Comunicato di Francesco Macario (“Bergamo in comune”)
Tre sono in questo inizio settimana le questioni che hanno scosso la sonnacchiosa vita politica e amministrativa della nostra città: l’approvazione del “Piano di rischio aeroportuale”, la lettera all’amministrazione di Bergamo dell’ANAC sulla questione parcheggio della Fara e la mobilitazione in sostegno della resistenza del Rojava aggredito dalla Turchia, paese della Nato.
Il “Piano di rischio aeroportuale” passato in comune è palesemente uno strumento che arriva con otto anni di ritardo e del tutto inutile, se non altro perché è stato elaborato considerando i voli del 2011, cioè quando questi erano molto meno degli attuali. Ed è pure inattendibile: basta considerare che l’area rischio terzi è stata individuata, anziché su Colognola, nella zona verde tra Colognola e Azzano, cioè sul cimitero! Una grande presa per i fondelli nei confronti dei cittadini a cui Gori aveva promesso nel programma elettorale la riduzione dei voli (seppure solo quelli notturni).
Ora l’approvazione senza se né ma di questo documento nato vecchio avviene mentre risuonano ancora sulla stampa locale le prime dichiarazioni del nuovo presidente di Sacbo, Giovanni Sanga, esponente del PD ed espressione delle forze politiche che costituiscono la maggioranza di Palazzo Frizzoni. Sanga si è infatti prodigato in affermazioni che lodano ancora l’aeroporto come di un’opportunità “ulteriormente da valorizzare”. E nessuno ha battuto ciglio né nella maggioranza né nelle minoranze.
Peggio ancora sono riusciti a fare sia da una parte il M5S, che in campagna elettorale era favorevole addirittura al ridimensionamento dei voli dell’aeroporto di Orio, mentre con la nuova consigliera Sonia Coter ha senza batter ciglio votato a favore, sia dall’altra Cremaschi, della lista di maggioranza “Ambiente Partecipazione Futuro”, che prima ha criticato l’aeroporto con parole rutilanti e poi ha votato a favore. Un altro caso in cui la (autoproclamata) sinistra, dopo le molte parole, nei fatti si mette obiettivamente dalla parte di SACBO, Ryanair, commercianti e proprietari di terreni.
Le destre invece furbescamente strizzano l’occhio alle periferie che dei profitti dell’aeroporto conoscono solo le nefaste conseguenze. Un altro caso in cui la presunta “sinistra” consegna alle destre i residenti delle periferie, ovvero quelli che dovrebbero essere i suoi interlocutori naturali.
La lettera all’amministrazione di Bergamo dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) sulla questione parcheggio della Fara evidenzia le violazioni riscontrate a carico sia del committente (il Comune di Bergamo) sia del concessionario (la società Bergamo Parcheggi).
L’Autorità Nazionale Anti Corruzione parla di un danno immediato e diretto arrecato alla comunità, di trasferimento sulla collettività del preteso maggior costo dell’opera altro ancora. Ci si aspettava che le minoranze (centro destra e M5S) si attivassero immediatamente nei confronti della maggioranza di Gori con interpellanze e ordini del giorno e invece… nulla! Ma nemmeno nella maggioranza qualcuno ha fiatato, nemmeno i critici critici che in campagna elettorale avevano verbalmente tanto criticato la scelta del parcheggio alla Fara, ritenendola scorretta, antiambientalista e antipaesaggio. Coloro cioè che nel nome della loro lista hanno voluto addirittura richiamare l’ambiente e che ancora recentemente si sono spesi in tanti elogi ai ragazzi dei Fridays for future impegnati sull’emergenza climatica. Parole tante, ma evidentemente fatti zero.
La mobilitazione in sostegno della resistenza dei Kurdi del Rojava ha chiarito ancora meglio lo stato delle cose.
Una manifestazione indetta, tra gli altri, in particolare da soggetti e enti formali, è stata di fatto gestita da assessori del comune e da segretari di partito, cosa che ovviamente non sarebbe di per sé deprecabile, ma nella quale gli interventi sono risultati già stabiliti (non si sa da chi), tanto che nel corso del presidio non era previsto che i cittadini prendessero la parola. Insomma una pubblica manifestazione in odore se non (per usare parole grosse) di regime, certo discutibile.
Dopo queste premesse le cose sono poi sono ulteriormente degenerate. In piazza noti esponenti di partito vicini alla maggioranza comunale si sono presenti provocatoriamente con la bandiera dell’Europa (nelle ore in cui di fronte al Rojava l’Europa si comportava un’altra volta come Ponzio Pilato) e con la bandiera di Israele (uno stato che quanto a rispetto dei diritti umani degli altri non usa certo i guanti bianchi nei confronti dei Palestinesi). Ci si sarebbe aspettati almeno una dissociazione da parte di coloro che di solidarietà internazionale, a parole, si sono sempre riempiti la bocca: e invece nulla.
Nulla anche quando, dopo accese discussioni, la parola è stata data a un esponente dei collettivi e movimenti ed – incredibilmente – esponenti della giunta comunale hanno reiteratamente cercato di impedirgli di terminare l’intervento non gradendone i contenuti. Così pure quando c’è stato il diniego di dare la parola ad un esponente di Rifondazione Comunista, partito storicamente legato al Pkk kurdo, ma evidentemente partito non gradito. Solo alla fine della manifestazione, dopo un tira e molla penoso, un esponente della comunità kurda di Bergamo – va ricordato – è riuscito brevemente ad intervenire mentre alcuni assessori e consiglieri comunali di maggioranza abbandonavano la piazza.
Cosa ci insegnano questi fatti?
Inanzitutto che non bastano le buone intenzioni e nemmeno l’autoproclamazione di essere di sinistra. I fatti parlano: una forza politica o una lista deve dimostrare ai cittadini nei fatti, e non solo con le parole, la propria coerenza e i propri valori. Va bene che siamo nel mondo dell’apparenza, ma forse sarebbe meglio cominciare ad attenersi alla sostanza, se si vuole contare qualche cosa.
In secondo luogo va detto che in questa città c’è un grosso problema: non esiste nel consiglio comunale che la rappresenta una opposizione a Gori degna di questo nome. Non sono opposizione le destre, le cui posizioni su molte questioni già in campagna elettorale erano apparse indistinguibili dalle posizioni di Gori. Né lo è M5S il cui consiglieri pregressi sono evaporati o peggio trasfugati altrove e il candidato sindaco si è dato alla macchia dopo quattro consigli comunali, mentre chi lo ha sostenuto appare ormai sostanzialmente aggregato alla maggioranza che tanto criticava in campagna elettorale. E non sono opposizione i critici di sinistra interni alla maggioranza, che a parole sventolano parole scarlatte e verdi, ma poi nei fatti… realisticamante si adeguano e sembrano preoccupati soprattutto di sottolineare la loro presenza ai tavoli che contano, ma dove (ormai è evidente) loro contano ben poco.
In chiusura: sarà bene incominciare, a partire dai movimenti che ci sono e dai quartieri, a pensare che forse l’opposizione in questa città è qualche cosa che bisogna collettivamente e in forma plurale promuovere, costruire e soprattuto praticare con coerenza. (Bergamo, 16.10.19, Francesco Macario per “Bergamo in comune”)
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