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Bergamo in Comune | Marzo 9, 2025

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DOVE VA L’EUROPA?

DOVE VA L’EUROPA?

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UNO SPETTRO SI AGGIRA PER L’EUROPA: IL FANTASMA DI LEONID BREZNEV.

Non siete d’accordo?

Andatavi a leggere le proposte appena fatte da un notissimo banchiere alla Commissione Europea: incrementare il debito e distribuirlo a tutti, incrementare le spese militari di un 2÷6% del PIL (cioè del 6÷20% del bilancio dei singoli Stati), ridurre non solo lo Stato sociale ma, soprattutto, la capacità d’acquisto dei popoli d’Europa, etc.

Esattamente quanto fatto dal buon Leonid in Unione Sovietica dalla fine degli anni ’60 in poi.

E si è visto come è andata a finire…

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Un altro spettro che si aggira è quello dei “repubblichini” del febbraio 1945: quando si stavano rendendo conto che per loro buttava decisamente male, diventavano sempre più cattivi e feroci.

Una cosa senza senso, ma hanno davvero fatto così e in molti stanno facendo l’analogo ora.

Il problema è che le istituzioni della UE ora sembrano avere tutte le intenzioni di fare come i repubblichini di Salò a fine febbraio 1945: diventare sempre più cattivi fino alla propria totale autoeliminazione.

È un rischio reale e il nuovo venuto, Frederick Merz, e il notissimo banchiere hanno molto del Breznev.

È una constatazione e non una opinione che la attuale classe dirigente europea ha fatto veramente schifo, essendo degli “yesmen/yeswomen” buoni solo a fare i servi, sono totalmente incapaci di comprendere il cambio di strategia USA e sono diventati in buona parte delle marionette a cui hanno tagliato i fili.

E si vede…

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Un’altra considerazione, ricordiamoci che il Berlusca è stato un dilettante della comunicazione di massa: si è ritrovato, per conto d’altri (il Bettino), con quattro televisioni e le ha usate per promuovere se stesso, riuscendoci.

Tuttavia non è mai stato capace di passare dalla TV al WEB e ha involontariamente lasciato che lo facesse il Casaleggio.

Ora, però, abbiamo i più avanzati persuasori occulti del ciber-turbo-capitalismo schierati con Donaldo e possiamo stare sicuri che stanno attuando politiche di induzione mediatica di massa tecnologicamente modernissime.

La “combine” e il doppio o triplo gioco per convincere i più diffidenti stanno andando per la maggiore nel MinCulPop mediatico odierno, praticamente ci troviamo ad essere realmente immersi in trame degne di Graham Greene.

Un esempio: consideriamo coloro che affermano che, per liberarsi dal dominio degli USA la UE deve riarmarsi a tamburo battente (letteralmente).

Bene costoro non sono niente popò di meno altro che i portavoce delle finanziarie americane che hanno tutto l’interesse che l’Europa si sveni, sia per eliminare un concorrente nella sfida globale, sia perché hanno altissime percentuali di azioni delle imprese produttrici di armamenti.

Ovviamente costoro strillano di essere per l’autonomia dell’Europa da tutti, da quei due cattivoni di Vladimiro e di Donaldo, ma in realtà sono i migliori infiltrati del secondo.

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Conseguenza collaterale di quanto sopra: anche ogni proposta di “campo largo” è diventata ridicola.

Lo era già, ma ora è veramente roba degna solo di Macron, Scholz, Rutte, Von der Layen o di un/una qualsiasi isterico/a dal Mar Baltico settentrionale (cosa c’entra il golfo di Botnia con noi? Niente.) che, analogamente, propongono che l’Europa si sveni per continuare a tutti i costi una guerra non sua.

È come se qualcuno (e ce ne erano stati) avesse proposto l’unità delle sinistre nel 1919~21, quando i socialisti interventisti hanno fondato il fascismo e quando i compagni sono stati obbligati a fare il congresso di Livorno…

Robe da chiodi.

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Cosa fare in questa situazione?

In primo luogo non dare retta a coloro che hanno la pretesa di sapere tutto e di volerlo spiegare (sottoscritto incluso, naturalmente) e raccogliere, validare e diffondere informazione.

Il potenziale principale del WEB è proprio questo e, almeno fino ad ora, ha sempre saputo “bucare” ogni tentativo di censura.

Vediamo di darci una mossa, di mollare un po’ i vari social (diffusori di rincretinimento individuale e collettivo) e di andare a leggere i siti seri in giro per il mondo (e imparatelo l’inglese!).

Saranno anche di propaganda, ma basta saperlo: anche Radio Londra era solo propaganda, ma serviva.

Oggi ve ne proponiamo quattro:

Una notizia dal canale telegram della Italo-Cinese Laura Ru, da Hong Kong, che ci racconta dei legami con la finanziaria BlackRock del vincitore delle elezioni tedesche (una volta andavano a fare i vice-presidenti di Goldmann & Sachs, come Josè Barroso, dopo avere terminato il mandato come presidenti della Commissione Europea, ora sono arruolati fin da prima…).

Una opinione dalla Russia circa la sostanza attuale del G7, organizzazione in declino.

Un’altra opinione sempre dalla Russia circa la condizione attuale dell’Unione Europea, da leggere.

E, per finire, sempre da Hong Kong, una divertente sintesi della situazione dei governanti europei dopo che Donaldo ha annunciato di avere già scaricato lo Zelensky. Il giornale Asia Times è un connubio tra discendenti dei contadini poveri cinesi e dei finanzieri di Wall Street, evidentemente entrambi hanno trovato molto divertente come i discendenti dei colonialisti europei si siano ritrovati ad essere delle marionette con i fili tagliati.

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Bergamo, 24.II.2025

Marco Brusa

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https://t.me/LauraRuHK/9754

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FRIEDRICH MERZ: FUTURO LEADER DELLA GERMANIA O PEDINA DI BLACKROCK?

Friedrich Merz, il sessantanovenne leader della CDU, è visto come il potenziale cancelliere tedesco.

Alcuni lo chiamano addirittura il “salvatore” dell’Europa.

Ma cosa rivelano i suoi legami con BlackRock su quelle che sono le sue vere priorità? Vediamo.

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MERZ E BLACKROCK: UN’ALLEANZA STRATEGICA?

Merz è un politico di carriera che è entrato a far parte della CDU a 17 anni ed è stato vice della Merkel.

Nel 2016, BlackRock lo ha nominato alla guida del proprio apparato di supervisione, valorizzando le sue connessioni politiche.

BlackRock ha utilizzato Merz per espandere la sua influenza in Europa, far crescere la sua attività e alleviare le critiche.

Era molto apprezzato in BlackRock, anche dal CEO Larry Fink.

Nel 2020, quando Merz ha ufficialmente rinunciato all’incarico, BlackRock aveva ampliato la sua presenza nell’UE fino a detenere oltre il 15% delle prime trenta aziende tedesche (DAX30) insieme a Vanguard.

BlackRock è stata accusata di plasmare le politiche dell’UE per servire i propri interessi finanziari.

“Nessuna azienda in Germania può ignorare l’opinione di BlackRock”, secondo Handelsblatt (quotidiano tedesco di economia e finanza).

Questa influenza si estende a grandi aziende come Siemens e altre.

Con questo potere, cosa sta davvero guidando le ambizioni politiche di Merz?

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LA POSIZIONE DA FALCO DI MERZ: SERVIRE BLACKROCK?

Convinto sostenitore della NATO e dell’UE, Merz sostiene un’Europa centralizzata sotto una leadership tedesca più forte, riducendo la sovranità nazionale.

Sostiene lo smantellamento degli eserciti nazionali a favore di una forza militare dell’UE, una mossa che si allinea con gli interessi di BlackRock, dati i massicci investimenti dell’azienda nella difesa globale.

Merz ha sostenuto fermamente l’invio di missili Taurus all’Ucraina, rischiando un’ulteriore “escalation” con la Russia.

Questo approccio militarista avvantaggia BlackRock, che ha partecipazioni significative nei produttori di armi.

BlackRock gestisce 11,55 trilioni di dollari di asset e detiene 80,8 miliardi di dollari in produttori di armi, sollevando serie preoccupazioni sulle motivazioni finanziarie alla base della sua influenza geopolitica.

(Fonte: Sputnik, 15 febbraio)

@LauraRuHK

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https://sputnikglobe.com/20250214/g7-has-been-marginalized-with-advent-of-g20-and-brics—-1121569175.html

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IL G7 È UNA ORGANIZZAZIONE IN DECLINO

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha recentemente affermato che la Russia dovrebbe rientrare nel G7, rendendolo di nuovo il G8.

L’esclusione del G7 non ha avuto alcun impatto sulla Russia, poiché il gruppo è in declino soprattutto con l’ascesa del G20 e dei BRICS, ha detto a Sputnik l’analista geopolitico Come Carpentier de Gourdon.

“L’esclusione è stata fatta nella speranza che la Russia sarebbe stata indebolita all’interno e a livello internazionale. Ma come sappiamo, questo non ha avuto molto effetto perché il G7 è un’organizzazione in declino. Persino Trump non ci crede davvero. È solo un club di nazioni che sono strettamente legate agli Stati Uniti, che sono chiaramente i leader di quell’organizzazione. E con l’avvento del G20 e ora dei BRICS e di alcune altre organizzazioni, il G7 è stato in qualche modo emarginato”, ha detto l’analista.

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https://www.rt.com/news/613075-eu-leaders-fear-america/

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I CAPI DELLA UE TEMONO L’AMERICA PIÚ DELLA RUSSIA

Il blocco è paralizzato dalla paura degli Stati Uniti, e tutti lo sanno.

Di Timofey Bordachev, direttore del Valdai Club.

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Il clamore per la spaccatura transatlantica evidenziatosi alla recente Conferenza sulla sicurezza di Monaco si protrarrà per un po’ di tempo.

Vedremo altre dichiarazioni da parte di politici dell’Europa occidentale, editoriali sui giornali britannici che esortano l’Europa a resistere a Washington e appelli per l’autonomia strategica.

Eppure, nonostante tutto questo clamore e furore, è probabile che nulla di fondamentale cambi nelle relazioni USA-UE.

La vera questione non è se Washington abbandonerà l’Europa.

Questo è un falso pretesto, una cortina fumogena creata dai leader dell’UE per giustificare la continua sottomissione ai loro protettori americani.

L’Europa rimane al centro della politica globale non per la sua forza, ma perché si trova sulla linea di faglia del confronto tra Stati Uniti e Russia.

La presenza di armi nucleari americane sul suolo europeo, le migliaia di truppe statunitensi di stanza in tutto il continente e la continua rilevanza della NATO sottolineano un semplice fatto: Washington non ha intenzione di allentare la presa sui suoi alleati europei.

Il comportamento dei politici europei di oggi è ben raccontato dal vecchio racconto popolare americano di Fratel Coniglietto; messo alle strette da Fratello Volpe, il coniglio implora: “Fai qualsiasi cosa, ma non gettarmi nel cespuglio di spine!”, sapendo benissimo che il cespuglio di spine è il suo rifugio più sicuro.

I leader europei si esibiscono in una sceneggiatura simile, lamentando la prospettiva di essere abbandonati dagli Stati Uniti, ben sapendo che Washington non se ne andrà mai veramente.

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IL BLUFF EUROPEO: LA PAURA COME STRATEGIA

Da Berlino a Parigi, da Roma a Madrid, i leader dell’Europa occidentale denunciano pubblicamente i rischi del disimpegno americano.

Ma questo è un grande teatro.

La loro vera paura non è la Russia, ma la possibilità che Washington ascolti le loro lamentele e permetta loro di cavarsela da soli.

La verità è che nessuno dei principali stati dell’UE – Germania, Francia o Italia – vuole impegnarsi in una guerra con la Russia.

I loro cittadini non lo accetterebbero.

A differenza del 1914 o del 1939, non c’è una mobilitazione di massa dell’opinione pubblica per il conflitto.

Persino la Polonia, nonostante la sua retorica aggressiva, sa che il suo popolo non ha alcuna intenzione di farsi coinvolgere in una avventura militare prolungata.

Qualche migliaio di mercenari potrebbe anche essere inviato in Ucraina, ma non cambierebbe le sorti della guerra.

L’eccezione a questo pragmatismo diffuso si trova nei piccoli stati anti-russi: le repubbliche baltiche, la Repubblica Ceca e alcuni governi scandinavi.

Ma se la Germania e la Francia dovessero mai decidere di perseguire una vera politica diplomatica con Mosca, l’opinione di questi attori minori diventerebbe irrilevante. Storicamente, i gasdotti Nord Stream sono stati costruiti nonostante il peggioramento delle relazioni Russia-UE perché gli interessi economici di Berlino lo imponevano.

Lo stesso potrebbe accadere di nuovo, date le giuste condizioni.

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LA VERA PAURA: UN RIAVVICINAMENTO FRANCO-TEDESCO CON MOSCA

La più grande paura tra i più ardenti atlantisti d’Europa – specialmente negli Stati baltici e a Kiev – non è la Russia.

È che la Germania e la Francia raggiungano un accordo separato con Mosca.

Uno scenario del genere li relegherebbe all’irrilevanza, una prospettiva che li terrorizza più di ogni altra cosa.

Ma la capacità dell’Europa occidentale di tracciare un percorso indipendente è limitata dall’influenza americana.

Gli Stati Uniti mantengono il loro dominio attraverso la presenza militare, la penetrazione economica e le operazioni di intelligence nei principali paesi europei.

La Germania e l’Italia, entrambe sconfitte nella seconda guerra mondiale, rimangono di fatto sotto la supervisione americana.

Finché questa realtà persisterà, l’Europa rimarrà prigioniera geopoliticamente – che lo voglia o no.

I rappresentanti di Donald Trump, piuttosto che segnalare una ritirata strategica, hanno semplicemente deriso i leader dell’UE per la loro dipendenza.

Eppure, questi stessi politici europei continuano a seguire la linea americana, ripetendo narrazioni stanche sulla minaccia russa e sulla necessità di difendere l’Ucraina.

Perché?

Perché temono le conseguenze delle ritorsioni americane.

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LA PRESA DELL’AMERICA SULL’Europa: UNA LEZIONE DI STORIA

Per quasi ottanta anni, i leader dell’Europa occidentale hanno capito che non essere in linea con Washington comporta delle conseguenze.

Quando la Germania e la Francia si opposero alla guerra in Iraq nel 2003, la reazione degli Stati Uniti fu rapida e severa.

I leader europei lo ricordano bene.

Sanno che qualsiasi seria sfida al dominio americano non rimarrà impunita.

Questo schema si è ripetuto negli ultimi anni.

Mentre l’UE ha seguito l’esempio di Washington sulle sanzioni contro la Russia, il danno economico ha colpito principalmente le industrie europee, non quelle americane.

Eppure i leader europei hanno fatto poco per resistere a queste politiche, temendo le ripercussioni della sfida al loro signore transatlantico.

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UN CONTINENTE SENZA CAPI

Al di là della paura, un altro fattore che paralizza l’Europa occidentale è la sua stessa mancanza di una leadership politica.

L’élite europea è stata sostituita da burocrati di carriera che non hanno alcuna visione oltre al mantenimento dello status quo.

La nuova generazione di politici non ha la lungimiranza strategica dei loro predecessori.

Invece di statisti come De Gaulle, Adenauer o Mitterrand, l’UE è ora governata da amministratori che danno priorità alle loro prospettive di carriera personali dopo la politica, spesso all’interno di strutture aziendali o istituzionali americane (banche e finanziarie – NdR).

Questo è particolarmente vero negli stati più piccoli come la Finlandia o le repubbliche baltiche, dove i politici cercano disperatamente il favore di Washington.

Questi paesi agiscono come sabotatori interni all’UE, ostacolando qualsiasi serio sforzo da parte della Germania o della Francia per ripristinare relazioni pragmatiche con Mosca.

Se l’Europa fosse davvero lasciata a se stessa, la Germania e la Francia probabilmente perseguirebbero un approccio più razionale: stringere un accordo con la Russia, soddisfare le ambizioni polacche di mantenere la stabilità regionale e dare priorità a legami economici rispetto a battaglie ideologiche.

Ma finché il controllo degli Stati Uniti rimane intatto, questa rimane una prospettiva lontana.

L’OCCIDENTE CONOSCE LA RUSSIA, MA TEME WASHINGTON

Nonostante decenni di retorica anti-russa, nessun serio politico dell’UE teme veramente la Russia.

L’Europa occidentale ha avuto a che fare con la Russia per oltre cinquecento anni.

Le élite europee conoscono i punti di forza e di debolezza della Russia e si fidano dell’approccio pragmatico di Mosca alla diplomazia.

Quello che temono non è il Cremlino, ma l’imprevedibile forza coercitiva di Washington.

Al momento, non esiste un vero movimento per liberarsi dall’influenza americana.

L’idea di una dottrina strategica sovrana dell’Europa occidentale rimane teorica nella migliore delle ipotesi.

La politica “America First” di Trump continuerà a dominare le relazioni transatlantiche, ma per ora le strutture fondamentali del controllo americano sull’Europa rimangono saldamente al loro posto.

Fino a quando questo non cambierà, l’UE rimarrà paralizzata – non dalla Russia, ma dalla sua stessa sottomissione a Washington.

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https://asiatimes.com/2025/02/europe-gasping-for-air-as-trump-makes-his-ukraine-move/#

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L’EUROPA BOCCHEGGIA MENTRE TRUMP FA LE PROPRIE MOSSE IN UCRAINA

I leader europei che hanno sostenuto con forza la continuazione della guerra in Ucraina hanno avuto un duro colpo dal presidente Trump e dal segretario alla Difesa Pete Hegseth.

La maggior parte di loro deve essere sotto shock, senza fiato.

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Pete Hegseth ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

  1. L’adesione dell’Ucraina alla NATO è fuori discussione. L’Ucraina non sarà invitata ad aderire alla NATO.

  2. Gli Stati Uniti non invieranno truppe in Ucraina per nessun motivo, incluso il mantenimento della pace.

  3. Gli Stati Uniti non forniranno né pagheranno più armi e sostegno all’Ucraina. Spetterà ai membri europei della NATO fornire sostegno all’Ucraina.

  4. Mentre gli Stati Uniti sostengono la NATO, la partecipazione americana deve essere giusta ed equa, il che significa che i membri della NATO dovranno aumentare significativamente i loro contributi.

  5. L’Ucraina non sarà in grado di tornare ai confini che aveva prima del 2014, il che significa che gli Stati Uniti si aspettano importanti concessioni territoriali dall’Ucraina.

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Ci vorrà del tempo prima che i leader europei favorevoli alla guerra, insieme all’UE, siano di nuovo in grado di pensare al futuro, ora che il tappeto è stato tolto da sotto i loro piedi.

Gli Europei non hanno né le armi, né le truppe, né i soldi per continuare la guerra in Ucraina.

Né otterranno molto sostegno per continuare la guerra se gli Stati Uniti non parteciperanno al gioco.

Infatti, se l’Europa volesse continuare da sola, senza gli Stati Uniti, metterebbe a rischio il futuro dell’alleanza NATO.

Molti dei leader in Europa sono in difficoltà a livello nazionale.

Germania, Francia, Polonia – e persino la Romania, dove le elezioni presidenziali sono state annullate per impedire l’elezione del principale candidato dell’opposizione – sono esempi della crescente instabilità della classe dirigente europea.

Le rivelazioni sull’interferenza degli Stati Uniti e dell’UE nel processo elettorale in Georgia, Serbia e Slovacchia, forse anche in Moldavia, sottolineano la natura squallida della politica attuale in Europa.

L’amministrazione Trump sta liquidando l’USAID (formalmente una ONG filantropa – NdR), che ha agito come una sorta di facciata della CIA in molti dei paesi di cui sopra, inclusa l’Ucraina.

Con l’interruzione di questa fonte di denaro e di sostegno, l’UE si trova di fronte a un grave problema che va ben oltre il finanziamento.

La falsa argomentazione secondo cui l’UE (e, con essa, la NATO) sta sostenendo la democrazia è ora smascherata.

La perdita di legittimità è la vera minaccia per le élite al potere.

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Trump ha un’importante prospettiva geopolitica, più o meno così: la sicurezza europea è importante, ma non è realmente minacciata dalla Russia.

Gli Stati Uniti si trovano di fronte a una Cina risorgente che ha una base industriale molto moderna (in gran parte fornita dall’Occidente), una forza lavoro massiccia e un esercito sempre più ben equipaggiato e potente.

Dal suo punto di vista, Trump ha bisogno di una Russia più amichevole che possa collaborare a bilanciare i rapporti di potere globali.

Per arrivarci ha bisogno di trovare il modo di ridefinire le relazioni tra Stati Uniti e Russia, che sono in profondo disordine e intrise di ostilità reciproca.

Nessuno può dire in questo momento se si può trovare un accordo per l’Ucraina, ma c’è motivo di essere più ottimisti sul fatto che le due parti possano trovare una soluzione.

Bisognerà vedere se gli Europei si opporranno e cercheranno di sabotare un accordo sull’Ucraina.

La realtà è che l’Europa ha poco da fare se Putin e Trump si accordano su un accordo.

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Stephen Bryen è un corrispondente speciale di Asia Times ed ex vice sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti per la politica.

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