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IN RICORDO DI GIANFRANCO MANFREDI
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Gianfranco Manfredi è stato il cantore del Movimento del ‘77, allo stesso modo di come Andrea Pazienza ne è stato l’illustratore.
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https://www.youtube.com/watch?v=xZC4X07cJEc&list=PLzUhZJYuXzKtjK1uI8NfsaLYxaRno_vAR&index=4
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Le canzoni di Gianfranco Manfredi sono state l’accompagnamento musicale del Movimento del ‘77, non sono state le sole ovviamente ma, soprattutto per coloro che tale movimento lo hanno vissuto e compartecipato sulle piazze di Milano, è stato a dire poco “obbligatorio” acquistare i suoi 33 giri “underground” che così bene e con estrema ironia descrivevano il clima politico-culturale di quegli anni e che era un piacere ascoltarli grazie alla loro spiritosa capacità di sintesi e di satira sulla mentalità e sui luoghi comuni dell’epoca.
Non stupitevi se qui si utilizza il termine “obbligatorio” all’interno di un movimento in cui una delle parole d’ordine preferite era: “Vietato vietare”; in questo caso la “obbligatorietà” non era una imposizione, ma un fenomeno spontaneo e creativo, una vera e propria “obbligatorietà non obbligatoria”, perfettamente coerente con lo spirito di quel movimento.
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L’altro grande artista che noi, che abbiamo avuto venti anni proprio nel 1977, riconosciamo essere stato degno membro di quel movimento è stato il (molto) prematuramente scomparso Andrea Pazienza.
Ma tra i due esiste una differenza sostanziale: le canzoni di Gianfranco Manfredi sono state contemporanee al movimento e lo hanno ispirato, i fumetti di Andrea Pazienza sono stati più successivi che contemporanei al movimento e lo hanno sintetizzato.
Naturalmente loro due non sono stati i soli ma, per lo meno nei ricordi di chi scrive, sono stati i più significativi.
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Gianfranco Manfredi non è mai stato molto amato dalla critica ufficiale.
Anche sulle riviste (+ o -) “underground” dell’epoca (quelle pubblicate dalle grandi case editrici, non quelle autentiche) a proposito dei suoi lavori si leggevano commenti tipo: “deve ancora arrivare alla maturità”, “non riesce a scostarsi da una impostazione militante” e simili.
Anche ora, in occasione della sua dipartita e anche su giornali di”sinistra” (o presunti tali), viene ricordata la sua attività di sceneggiatore e non la sua principale di cantore del Movimento del ‘77.
Il massimo quotidiano nazionale ha liquidato la notizia della sua morte con un articoletto, tutto sommato elogiativo anche se infarcito di pubblicità subliminale, a quattro colonne (due volte quelle dedicate a Franco Piperno) in fondo ad una pagina dedicata alla Cultura (almeno questo…) in cui viene raccontata la sua attività di sceneggiatore e di fumettista (attività a cui è stato obbligato “dopo”, per riuscire a campare) e viene ignorata la sua attività di cantautore, tranne che nelle ultime otto righe dove si parla di, per dirla alla Edoardo Bennato, “sono solo canzonette” e non si fa il più microscopico cenno al Movimento del ’77..
Evidentemente il massimo quotidiano nazionale continua ad odiare…
O perlomeno a detestare e non perdona coloro che hanno dato vita al ‘77, fino ad oggi ultimo fenomeno spontaneo ed autonomo di massa nella storia d’Italia.
Diciamo pure che non ce l’hanno, a noi ed a lui, mai perdonata e che, politicamente parlando, siamo stati davvero la generazione “segata” a venti anni.
Poi però, guardandoci indietro oggi che ci avviciniamo ai settanta, possiamo tranquillamente dire che, sul piano personale (/politico) non ci hanno mai presi, così come non hanno mai preso lui.
Volevamo cambiare il mondo in meglio, non ci siamo riusciti, ma il mondo non è riuscito a cambiare noi in peggio.
È questa la sintesi di quella generazione di cantautori, fumettisti, medici, esperti di architettura medioevale, insegnanti di lettere e di fisica, operai, maestre, giardinieri factotum di eroiche crocerossine fiamminghe veterane dei peggiori conflitti ritiratesi nelle Langhe [dodicimila euro mensili di pensione netta (alle Fiamminghe non a lui, a lui la minima): è in Italia che le pensioni sono povere…], necrofori, indiani e sfigati metropolitani, ereditieri nullafacenti (abbiamo anche loro tra noi), ingegneri, etc. che dopo quasi cinquanta anni continua a frequentarsi (e anche ad accoppiarsi) regolarmente al proprio interno.
Una sorte completamente diversa da quella che, ad esempio, il compagno Guido Viale ha recentemente raccontato a proposito dei veterani della Contestazione e di Lotta Continua in particolare che, quando è stato chiaro che tutto finiva, non hanno più avuto motivo di stare insieme (tranne coloro che sono andati in gruppo a fare i giornalisti sotto padrone) e si sono sbandati e dispersi.
Lo spirito, o meglio, gli spiriti del ’77 sono sempre tra noi.
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