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Bergamo in Comune | Febbraio 5, 2025

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I NODI VENGONO AL PETTINE…

I NODI VENGONO AL PETTINE…

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Anche questa volta notizie della stampa locale ci portano ad effettuare alcune considerazioni.

Considerazioni che, ovviamente, la medesima stampa locale non effettua.

Chissà come mai?…

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Dopo l’aumento della sosta su base oraria di bel 20 centesimi, ora siamo al dunque generale.

L’aumento del costo della sosta è stato spacciato come una scelta ecologica, in realtà è una scelta sbagliata fatta per fare cassa.

In primo luogo, perché non fa alcuna azione per passare dal trasporto privato a quello pubblico e quindi strutturalmente non diminuisce l’uso dell’auto e l’inquinamento derivante; in secondo luogo, non incentiva affatto l’uso del ferro (pubblico) rispetto la gomma (privato).

Quindi nulla di ecologico, solo una scelta dal retrogusto di classe: chi ha i soldi porterà la sua auto in centro, chi non li ha si arrangi (visto lo stato comatoso dei servizi pubblici), e su tutto si fa, biecamente, cassa.

Nulla di nuovo, la solita logica che si è affermata da quando sono stati autorizzati negli anni ‘80/90 i nuovi parcheggi sotterranei (a pagamento e spesso privati) in centro.

Anche in questo, al di là degli slogan pubblicitari, emerge una realtà desolante.

Ma ora i nodi irrisolti degli ultimi dieci anni, vissuti da cicale, vengono appunto al pettine.

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Da un lato le sciagurate scelte di fine anno del governo portano a una reale diminuzione delle risorse.

Scelte che tagliano i fondi alle amministrazioni locali per finanziare l’aumento della spesa militare e per finanziare l’appoggio economico e militare all’Ucraina seguendo la dottrina Draghi.

Una dottrina economica che però è stata indicata, anche recentemente, dall’onorevole Misiani (area Schlein) come da assumere alla base della proposta politica del PD.

Un appoggio all’Ucraina che il senatore Del Rio ha commentato dicendo al governo Meloni che “Siamo molto in sintonia sulla politica estera; anzi, più che noi d’accordo con voi, direi che finalmente siete voi d’accordo con noi, perché questa politica estera è stata decisa quando c’era un Governo in cui era presente il Partito Democratico”.

Inoltre, ora l’amministrazione scopre, udite udite, che il cumulo dell’inflazione pesa sui conti comunali del 19%, ma quando si parlava di potere d’acquisto delle famiglie questo dato è stato da tutti negato.

In ogni caso i conti comunali di Bergamo non tornano.

Mancano infatti all’appello del bilancio comunale di previsione del 2025 circa 8/9 milioni di Euro.

Secondo Sergio Gandi, vice sindaco con delega al Bilancio le ragioni delle difficoltà in cui si dibatte l’amministrazione cittadina e che oggi li porta a dovere prevedere questi aumenti sono diversificate.

Le criticità sarebbero sia endogene che interne alla gestione del Comune, derivanti dalla gestione dei servizi e dagli investimenti.

Nessuna riflessione viene fatta sui fattori strutturali che attanagliano la città da decenni, una città di 120.000 abitanti che fornisce a sue spese servizi (sportivi, culturali, sociali, etc.) ai 400.000 abitanti della grande Bergamo.

Ma certo, se si è per dieci anni fatto finta che questo dato di fatto non esistesse abbandonando ogni progettualità sulla grande Bergamo (a partire dalla questione del traffico), ora mentre le difficoltà gestionali emergono è difficile ammettere il gravissimo errore.

Infatti, come determinate viene segnalatala la spesa per attivare gli investimenti finanziati con le risorse del Pnrr, ma anche la restituzione della quota capitale dei mutui, del debito quindi.

Ma se si faceva debito perché lanciarsi in operazioni come la recinzione del piazzale degli Alpini (700mila euro), o in spese faraoniche per la Capitale della Cultura, o per la fallimentare e contestata ristrutturazione dell’accademia Carrara?

Perche spendere “a ufo” euro per non risolvere il nodo stradale di Pontesecco o più modestamente perché distribuire 500mila euro di contributi a pioggia a fine anno ad associazioni e company?

Inoltre, viene denunciata anche la diminuzione dei dividendi A2A dovuta alla cessione di partecipazioni, effetto che ovviamente incide negativamente sulla parte corrente delle entrate del bilancio, come se l’amministrazione scoprisse ora questa realtà frutto delle sue scelte amministrative.

Incide poi negativamente sulla voce entrate anche il recupero delle quote base dell’Imu, molto ridimensionata, sugli immobili commerciali.

Quindi tutta la gran cassa sulla crescita del settore commerciale trova una fine ingloriosa in questa semplice constatazione.

Incide anche la spesa per la manutenzione ordinaria del reticolo idrico.

Una voce negletta e non finanziata seriamente per dieci anni e che, a fronte dei cambiamenti climatici e delle loro devastanti conseguenze, oggi si presenta moltiplicata per dieci, passando da 45mila euro a 450mila euro.

E lasciamo perdere qui le conseguenze di queste scelte sui cittadini di Monterosso e di via Tremana.

Non si capisce poi quali siano gli oneri, dal 2007, in carico al comune relativamente alla riqualificazione del Centro Italcementi (non si capisce se si riferisca all’intervento di Ferretti casa in via Camozzi o alle piscine ex-Italcementi).

Misteri che si spera qualcuno prima o poi vorrà svelare.

Quello che è chiaro e che ora bisogna fare cassa.

E chi paga?

Sul tema della dell’imposta di soggiorno, si prevede una variazione con l’aumento, dal 6 al 7 per cento, su un tetto che resta comunque con un massimale di 5 euro.

E il gettito previsto è di 200mila euro, con adempimenti già rilevanti da aprile 2025.

In sostanza si iniziano a tosare i B&B…

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Poi c’è la spesa sociale.

SI interviene poi sui servizi sociali partendo dagli asili nido.

La legge di Bilancio governativa, presenta uno stanziamento in netto calo passando da 277 milioni di euro a 112 milioni di euro.

Insomma, il governo dichiara di volere aumentare l’offerta delle politiche destinate alle famiglie, mentre si tagliano le risorse.

Inoltre, il “Bonus Asili nido” nazionale ha messo a disposizione 97 milioni, ma ha allargato la platea di chi può beneficiare di questo contributo, consentendo alle famiglie con Isee fino a 40mila euro (non proprio dei miserabili) di accedervi, a danno dei ceti sociali più disagiati.

La tabella dei costi nuovi e della loro incidenza, presentata dal comune, è assai curiosa.

Tanto per cominciare compara l’ISEE annuale con la retta mensile.

Il tutto per scrivere che, ferma restando la quota fissa di 60 euro, la quota mensile proporzionale inciderebbe percentualmente per le fasce povere con un ISEE sino 9360,00 euro solo dell’1 %.

In realtà incide mensilmente del 1,64 % e in questo caso come è noto l’arrotondamento dovrebbe essere sul 2 e non sull’1, ma tant’è.

In realtà visto che consideriamo l’ISEE annuale, se moltiplichiamo per 11 mesi, l’incidenza annuale per queste famiglie povere è del 18.5% del reddito.

Per una famiglia con 25000,01 euro di ISEE avremmo un’incidenza annuale del 19.36%. Ma per una famiglia con un ISEE di 34868,5 euro di ISEE annuale avremmo un’incidenza annuale del 18.61%, simile a quella dei più poveri. Ancora peggio se calcoliamo un ISEE di 80.000 euro, qui l’incidenza annuale scenderebbe all’8.11%.

Ogni ulteriore commento è superfluo.

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Anche il servizio mense scolastiche subisce un ritocco, ma le notizie su questo punto diventano fumose e infatti l’assessore competente afferma che “nel 2024 il 25% dell’intero costo è stato sostenuto dal Comune e l’obiettivo è arrivare al 12%”.

Quando e come rimane un imperscrutabile mistero.

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Viene poi aperto il capitolo il Servizio di Assistenza Domiciliare SAD (interventi di cura della persona, sostegno psico-socioeducativo, integrazione di interventi di natura sociosanitaria, etc.).

Qui il problema è la scelta pregressa di affidare il servizio, esternalizzandolo, alle Cooperative.

Lasciamo perdere la valutazione sulla qualità attuale del servizio, questa scelta oggi comporta un aumento del 15,26 % complessivo dei prezzi per il periodo 2024-2025.

Di conseguenza ora la Giunta ha ritenuto di ridefinire il sistema di compartecipazione dell’utenza al costo del servizio, cogliendo anche l’occasione per adeguare anche l’articolazione delle fasce ISEE al mutato contesto socioeconomico.

Infatti, si è dovuto prendere atto che oltre dieci anni di politiche neoliberiste hanno comportato un enorme aumento delle diseguaglianze sociali.

Diseguaglianze che portano sia a una sempre maggiore fragilità economica, sia a una più ampia povertà relazionale, che a denti stretti ora si ammette è in progressiva crescita nel territorio cittadino.

Di conseguenza il comune deve ampliare la fascia ISEE di esonero dalla contribuzione per il Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD) che è stata portato dall’attuale valore di 4.900 euro a 7mila euro.

Un servizio che comunque oggi interessa solo circa 300 persone su 120.000, di cui la metà con un ISEE intorno ai 6mila euro.

Quindi nulla a che vedere con un servizio sociale universale e reale, ma solo un intervento dai tratti caritativi in linea con l’ideologia economica neoliberista imperante.

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E poi stretti dalle necessità si mette anche mano alle tariffe.

Nei servizi cimiteriali si prevede un aumento dei proventi dei servizi e del costo delle concessioni cimiteriali (195.000 euro).

Un aumento dei costi dei diritti istruttori in ambito di edilizia, urbanistica, Sportello unico per l’edilizia e le attività produttive (SUEAP) e commercio (75.000 euro).

Aumento anche dei diritti istruttori e rimborsi spese in ambito di Polizia Locale (100.000 euro).

E, dulcis in fundo, adeguamenti degli importi dei diritti di ricerca e visura per istanze di accesso ai documenti amministrativi depositati presso gli archivi comunali e delle tariffe per l’utilizzo delle sale civiche (25.000 euro).

Tutti aumenti che per i ricchi sono tranquillamente sopportabili, ma che aggraveranno sensibilmente il costo della vita cittadino per i ceti subalterni e le classi medie.

Insomma, dopo anni di entusiasmi e spese inconsulte rincorrendo un modello urbano, più annunciato che concreto, ora una realtà deprimente investe l’amministrazione e di conseguenza i cittadini.

E come avrete capito saranno i soliti a pagare…

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Bergamo, 25.I.2025

Francesco Macario, ex-assessore all’Edilizia Privata nella giunta Bruni

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