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PICCOLI DEMOCRISTIANI AVANZANO
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Un consigliere regionale PD ed ex segretario provinciale si barcamena, penosamente, in una intervista per spiegarci perché, partendo dalla riforma del titolo V della Costituzione (voluta dal PD), l’autonomia di per sé non sia negativa.
In realtà la riforma voluta da Bassanini è stata la premessa fondamentale alla proposta Calderoli (oltre avere causato la distruzione di ogni aspetto democratico negli enti locali dove ormai i sindaci e giunte sono dei piccoli imperatori con diritto di “misto, e tristo imperio, sino alle cause di sangue”).
Il nostro, allievo dei commercialisti che dirigono l’aeroporto, ha condiviso quel percorso e, infatti, ammette che al referendum regionale sull’autonomia anche lui aveva, rincorrendo la Lega, votato si.
Quindi ora è contrario non perché la legge Calderoli sia sbagliata, ma perché è scritta “male”.
E allora perché ha raccolto le firme per abrogarla?
Bastava emendarla.
Se è un problema di qualità, basta inserire correttivi, magari minimi e inefficaci come quelli che stanno proponendo le regioni del Centrosinistra.
Fatta la festa gabbato il santo.
Il problema che il PD da un lato pensa che ci sia consenso popolare al nord alla riforma Calderoli e per motivi elettorali non osa prendere una posizione precisa, dall’altro ne condivide gli scopi.
In fin dei conti la riforma costituzionale di Renzi era su alcuni aspetti anche peggio della proposta Calderoli, e la regione Emilia-Romagna coerentemente si era anche schierata, su questa vicenda, col fronte delle regioni del centrodestra.
Tra le righe già si legge la strategia del centrosinistra e del PD: al sud farà fuoco e fiamme; al nord si incavolerà (a parole e sommessamente a uso dei militanti), si indignerà e poi getterà la spugna con gran dignità.
Ovviamente lasciando di fatto immutata la proposta Calderoli e procedendo ad aggiustamenti (minimi) e pseudo correttivi, per poi gridare alla grande vittoria.
Una roba da miserabili.
Infatti gli emendamenti proposti dal CSX regionali modificano l’8% del testo Calderoli e non su questioni sostanziali.
Ma i nostri pensano veramente che pigliando per i fondelli i cittadini alla fine questi non se ne accorgano?
Il politicismo è un pessimo affare sempre.
In fin dei conti, quando un noto simpaticone dal Sud viene a Bergamo, non può che prendere atto della posizione bifronte del PD e dire che è “un partito a cui mancano le idee, privo di un programma vero e proprio, tanto da risultare poco attrattivo e difficilmente in grado di competere con le altre forze politiche”.
Farne poi una questione di gestione delle risorse (che arrivino dal centro o si lascino agli enti locali) è chiaramente una distinzione di lana caprina non incidente sul cuore della riforma Calderoli.
Da questo punto di vista meglio la critica fatta dal “simpaticone” di Napoli che almeno dice esplicitamente che esiste un livello dal quale tutte le Regioni dovrebbero partire, una posizione che il PD sbandiera al sud, ma che evidentemente ritiene impopolare sostenere al nord.
Se poi si passa al livello provinciale: si parte dalla centralità della linea politica dei prossimi due anni, il cui focus sarà quindi “sulle deleghe che riteniamo più importanti”.
Siamo alla occupazione del potere come alfa e omega della politica.
E infatti dice “Il Pd governa questa Provincia da sempre, cioè da quando c’è l’elezione di secondo livello” antidemocratica e introdotta da Renzi.
Si il PD governa la provincia, ma dimentica di dire in coalizione con tutto il cdx, compresa la Lega.
Quindi mentre si agita la costituzione di un largo fronte antifascista come premessa al campo largo, concretamente si spartisce il potere con quelle forze fasciste che tanto si stigmatizzano a parole.
In somma proprio si ha in mente una battaglia di contenuti!
Ma il superamento del voto antidemocratico delle votazioni di secondo livello non è una questione derimente per una forza di cambiamento che punta alla partecipazione dei cittadini?
Ma la soluzione per fregare i cittadini c’è già ben chiara.
Tutto sta nella “postura del partito”, tradotto della credibilità del modo, non nel merito, delle balle che si raccontano, un ex-Sindaco ha fatto scuola.
Un fantasma si aggira per la bergamasca, lo spetro di Andreotti!
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https://www.bergamonews.it/2024/10/15/consulente-alla-cultura-le-minoranze-via-la-delega-a-gandi/742810/
L’assessore alla Cultura del Comune di Bergamo cerca un “referente delle relazioni in ambito culturale” con tutto quanto ne segue in termini di battaglia parolaia delle cosiddette opposizioni.
Ed ecco un altro bel risultato dell’applicazione del manuale Cencelli senza capacità di cogliere il merito delle cose.
Certo gli appetiti spartitori, al centro della nuova amministrazione comunale, hanno creato un bel po’ di problemi.
Quello che tornava sul piano spartitorio non torna poi sul piano operativo.
Il povero vicesindaco non ce la fa, ha avuto gli occhi più grandi della bocca.
Infatti alle deleghe ai Rapporti con l’Università, al Bilancio, ai Tributi e al Commercio, ha aggiunto anche quella alla Cultura.
Un assessorato impegnativo, e non ce la fa.
La soluzione?
Quella già adottata dalla sindaca che ha nominato un portavoce, un capo di gabinetto e altre figure di supporto per l’espletamento delle proprie funzioni.
Così si unisce l’aspetto pratico del funzionamento del Comune con quello dilettevole di distribuire incarichi (ben renumerati) ai sodali.
I maligni sostengono che non è solo un problema di funzioni, ma anche di affiancamento per trovare qualche idea, ma tant’è…
Quindi ora si cercherà un “referente delle relazioni in ambito culturale” con incarico part-time al 70%, eventualmente incrementabile a tempo pieno, con una retribuzione complessiva annua pari a circa 33 mila euro lordi.
Avrà il compito di supportare l’assessore alla Cultura nelle sue molteplici deleghe, tra cui la gestione di spazi culturali importanti come l’Accademia Carrara e il Teatro Donizetti, nonché il coordinamento delle attività culturali del Comune di Bergamo.
E qui emerge che questo andazzo ha caratterizzato le ultime amministrazioni (quelle del PD) che hanno speso somme esorbitanti proprio per i propri “staff”, infatti il precedente sindaco ha speso circa tre milioni di euro per cinque persone, facendo anche aumentare i loro compensi del 50% con delle semplici delibere di Giunta.
Un fatto sconcertante se si pensa che il comune di Bergamo ha duecentocinquanta alloggi popolari non assegnabili, e quindi vuoti, in quanto non ci sarebbero i fondi per fare gli appalti necessari; oppure che il castello di San Viglio, unica proprietà comunale nel sito UNESCO, crolla nell’incuria più totale dell’amministrazione sempre per presunta mancanza di fondi disponibili.
Mala tempora……
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