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Bergamo in Comune | Settembre 19, 2024

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E SE VINCE TRUMP? Una storia per Ferragosto

E SE VINCE TRUMP? Una storia per Ferragosto

Niente paura!

La Giorgia si riposiziona al volo.

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Molti anni fa una delle frasi preferite di una mia anziana prozia (aveva 17 anni nel 1900 ed è campata fino a 99) era: “E se avessero vinto i Sudisti?”, riferita sia ad una eventuale vittoria dei Confederati schiavisti nella guerra di Secessione, che per lei non era un evento così lontano come invece appare oggi a noi, sia al per lei insopportabile dominio della cultura, o sottocultura, nordamericana impostosi nel secondo dopoguerra, vale a dire quando lei aveva ormai più di sessanta anni e che non poteva trovare che in completo contrasto con la vita di borghesia di provincia da lei vissuta fino ad allora.

La domanda della prozia era, ovviamente, priva di significato perché la storia non si fa con i se, ma al giorno d’oggi una domanda analoga, riferita al futuro prossimo e quindi validissima, si pone:

E se dovesse vincere Trump?

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E nel frattempo la Amerigo Vespucci veleggia placidamente nell’Oceano Pacifico tra Pearl Harbour e Tokyo. Una missione di pace con ottanta anni di ritardo…

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Buona domanda.

A cui, non risultando che una qualche divinità ci abbia donato il carisma della profezia, non siamo ora in grado di rispondere, ma a cui la risposta sarà data a novembre dal risultato delle elezioni USA [sempre ammesso che non volino le atomiche prima, che non scoppi la terza guerra civile nordamericana (la prima è stata quella di indipendenza con una massiccia emigrazione a fondare il Canada da parte degli allora Lealisti), che da quelle parti non ci sia qualcuno che decida di imitare lo Zelensky e di proclamare che, stante l’attuale stato di “Terza Guerra Mondiale a Pezzetti”, non si possono indire elezioni, e così via…].

Tuttavia, possiamo constatare già da ora come sia in atto un sostanziale riposizionamento da parte di tutta una serie di politici rispetto alle granitiche e maschie posizioni dell’Unione Europea e della NATO nei confronti dell’aggressione (sic) russa alla pacifica (sic, di nuovo) Ucraina.

Lasciamo stare il Primo Ministro ungherese che ha sempre avuto una posizione di decisa contrarietà alla guerra, che non ha fornito una pallottola che sia una, che non ha lasciato passare alcun convoglio militare nel suo Paese, che così facendo ha perfidamente inaugurato il paradosso che è la destra estrema ad avere in Europa le posizioni politiche più contrarie alla guerra [mentre a sinistra siamo pieni di guerrafondai, peggio dei socialisti (sic, e tre) interventisti del 1915] e che come Presidente di turno della UE se ne è andato bellamente a fare una “missione di pace” a Kiev, a Istanbul, a Mosca, a Pechino e in Florida (dove ha, appunto, incontrato Trump, snobbando il Presidente USA in carica)… Venendo brutalmente sconfessato da Bruxelles con dichiarazioni giuridicamente completamente fuori protocollo, per non dire fuori da ogni norma vigente all’interno della UE.

Lasciamo stare il Primo Ministro slovacco che si è beccato cinque pallottole in petto da uno “squilibrato” adeguatamente eccitato ed istruito nei bar dei perdigiorno di Breslavia (dove evidentemente esiste pure un servizio sanitario più che ottimo, visto come sono riusciti ad estrargliele tutte e a ricucirlo) e che adesso condivide regolarmente le posizioni dell’Ungheria.

Lasciamo stare il governo austriaco che, ufficialmente, è molto più che allineato ma, nella pratica, solleva continue osservazioni e continua ad utilizzare abbondantemente il metano russo per i propri fabbisogni; è noto: gli Austriaci si offendono se gli si dà dei Tedeschi…

https://t.me/ukraine_watch/27349

Lasciamo pure stare la Confederazione Elvetica che ha tranquillamente dichiarato che gli investimenti russi sotto sequestro nelle sue banche per le sanzioni rimangono, interessi compresi, dei legittimi proprietari e che, appena le circostanze lo permetteranno, saranno di nuovo a loro disposizione (se non avessero fatto così la Confederazione avrebbe fatto bancarotta in poco tempo, vista la corsa al ritiro dei depositi da parte degli “investitori internazionali” che sarebbe stata innescata da una eventuale dichiarazione in stile “diamo tutto all’Ucraina”).

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Parliamo di casa nostra, parliamo delle ultime brillanti iniziative della Giorgia in politica internazionale.

Innanzitutto, siamo venuti a sapere (dal solito sito dei perfidi Russi che continuiamo a leggere anche se la UE non vuole) che la portaerei Cavour della Marina Militare è attraccata, insieme ad una adeguata flottiglia di navi scorta ed appoggio, nel porto USA di Guam, praticamente agli antipodi del Mare Mediterraneo.

https://t.me/channelredline/90963

Ma cosa ci è andata a fare lì?

A proiettare potenza NATO in Estremo Oriente, ovvio…

…e a stare accuratamente alla larga dai fronti più caldi, quali il Mediterraneo Orientale, il Mar Rosso e simili.

Una stupenda mossa in perfetto stile Galeazzo Musolesi [Federale di San Giovanni in Persiceto (BO) e “fiero alleaten” delle Sturmtruppen dell’indimenticato Bonvi]: fingere di essere fedeli alla linea e offrirsi volontari per missioni “pericolosissime” che permettono di stare alla larga dai rischi veri delle trincee dove si spara sul serio.

Ma la mossa più perfetta della Giorgia è stata la visita a Pechino.

Una mossa a dir poco degna del conte Dino Grandi: organizzatore della seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio 1943, unico gerarca che parlava l’inglese, tessitore dei rapporti con gli Anglo-Americani per l’uscita del Regno d’Italia dal conflitto, fuggito in Spagna da Franco (che gliela ha menata dicendogli: “dovevate restarne fuori come ho fatto io, adesso gli USA mi appoggiano”) e diventato nel dopoguerra il rappresentante commerciale in Italia di importanti aziende americane i cui macchinari erano indispensabili per la Ricostruzione: ha fatto una paccata di lira, anzi di dollari, gli USAmericani ricompensano sempre chi ha acquisito meriti con loro…).

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È noto che i Cinesi applicano le lezioni di Sun Tzu e che negli ultimi tempi stanno pure studiando Cartesio con estremo interesse, trovando che il secondo non sia minimamente in contrasto con il primo ma che, invece, ne costituisca una più che interessante integrazione.

Gli aforismi di Sun Tzu costituiscono i postulati della politica estera della Repubblica Popolare Cinese ed alcuni si applicano con estrema precisione alla visita della Giorgia, calorosamente accolta, e alla quale è stato menato e rimenato che gli obiettivi comuni erano il promuovere i legami commerciali della Cina con l’Italia e l’Europa.

Quando l’avversario è unito, dividilo.

Questo è il primo aforisma che, dal punto di vista di Pechino, la spedizione della Giorgia ha offerto: con l’Unione Europea che finge di essere granitica (come la statua con i piedi di argilla del sogno di Nabucodonosor spiegatogli dal profeta Daniele – Daniele 2, 1÷49) la visita ufficiale di una che non si è pienamente allineata con i recenti trionfalismi della conferma di una suprematista bianca e dell’importante incarico ad una che arriva da un territorio “judenfrei” è veramente una opportunità ghiotta e gustosa; si può tranquillamente dimenticare lo sgarro fatto con la non riconferma del trattato della Nuova Via della Seta (trattato che alla fine non diceva nulla di concreto ed in cui alla fine solo le firme erano vere) e, nei nuovi e “banali” accordi commerciali appena firmati, oltre ad essere vere le firme anche i contenuti sono sostanziosi.

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La più grande vittoria è quella che si ottiene senza combattere.

Cartesio, veterano in gioventù della Guerra degli Ottanta anni tra le Province Unite e la Spagna, non potrebbe che approvare; sarebbe davvero il caso di ricordare questo aforisma ai vari guerrafondai che prosperano oggi al mondo, in particolare a quella Unione Europea che, senza avere ben chiari i propri obiettivi, utilizza il Fondo Europeo per la Pace per armare un contendente in Ucraina; o a quei sionisti che si sono andati ad impelagare in una guerra continua letteralmente satura di crimini e foriera di altri.

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Così, in guerra, la regola è di evitare chi è forte e di tendere insidie a chi è debole.

Non si può fare a meno di constatare come questa frase si applichi in pieno alla spedizione della Giorgia verso i Cinesi, i quali hanno serissimamente affermato che “in un panorama politico instabile in Europa e negli Stati Uniti, la visita della Giorgia (non la hanno esattamente definita così, ma va bene lo stesso) rappresenta una buona opportunità per iniettare stabilità, promuovere la cooperazione e risolvere le differenze, non solo tra Cina e Italia, ma tra Cina ed Europa”.

Quando il Segretario di Stato USA ha visitato la Cina poche settimane fa, Xi ha provveduto a far divulgare il video di se stesso piuttosto annoiato che chiedeva al suo segretario “ma quando se ne va quello?”: evidentemente gli USA si evitano.

Tutt’altra musica con la Giorgia, trionfalismo e una quantità industriale di articoli elogiativi sui “mass media” controllati da Pechino: evidentemente l’Italia è ottima per essere utilizzata a tendere insidie.

Insidie che non è detto debbano necessariamente essere fenomeni negativi visto che, sempre secondo Sun Tzu, “il risultato migliore consiste nel conquistare intero e intatto il paese avversario” e, dal momento che una conquista militare della Cina in Europa non sembra al momento probabile, una raffica di accordi commerciali e di prodotti “made in China” non sembra proprio dovere costituire necessariamente un fenomeno negativo.

Soprattutto quando si considera che negli ultimi cinquanta anni Giapponesi e Sud-Coreani hanno fatto lo stesso e manco ce ne siamo accorti…

Ma lasciamo stare quelli che possono essere gli interessi cinesi e cerchiamo invece di comprendere quale può essere stato l’interesse della Giorgia ad organizzare questo viaggio per lei a dir poco trionfale e foriero di parecchi mal di pancia tra i suoi avversari.

Escludiamo da subito che uno degli scopi sia stato il rilanciare la vita politica della ex-Presidentessa della Camera nel primo governo del Berlusca: quella sono stati i Cinesi, sempre a caccia per le proprie insidie di debolissimi “ex” finiti in malora, ad andarla a ripescare.

Non escludiamo, ma non vi diamo eccessiva importanza, che tra gli scopi ci sia stato anche l’organizzare la ormai prossima visita del Presidente italiano Sergio Mattarella in Cina in ottobre per commemorare il 700° anniversario della morte di Marco Polo.

Sicuramente gli accordi industriali, commerciali e scientifici (non dimentichiamo che sulla sonda cinese che ha recentemente prelevato campioni del lato nascosto della Luna erano installati anche strumenti italianissimi) hanno la loro importanza ma, conoscendo la Giorgia, non ci sembra che questo faccia parte della sua, chiamiamola così, cultura politica.

E allora?

Quali possono essere, dal punto di vista della Giorgia, gli scopi principali della trionfale visita in Cina?

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Ma che domande…

Si è riposizionata sia dentro la UE, sia dentro il più ampio panorama internazionale in attesa di vedere cosa succede a novembre negli USA.

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Praticamente, se i Cinesi stanno cercando di coniugare Cartesio con Sun Tzu, la Giorgia ha già fatto lo stesso con il secondo e con Machiavelli (con il primo no, non ci è proprio portata), ed è anche per questo che non ha votato secondo gli accordi della maggioranza nel Parlamento Europeo.

Dopotutto tutta la sua vita politica è sempre stata una successione di opportunismi che la hanno, passo dopo passo, portata dove è ora.

Poco importa se più per demerito altrui che per merito proprio e non si vede perché dovrebbe cambiare adesso trenta anni di questo tipo di comportamento politico.

Se dovesse vincere Trump l’attuale Unione Europea andrebbe a fare la fine del gigante con i piedi d’argilla di Nabucodonosor e del profeta Daniele, la sua dirigenza salterebbe e, sempre per dirla alla Sun Tzu, “nel caos, c’è anche l’opportunità”: la Giorgia sarebbe lì bella pronta.

E questo è il suo “piano A”: sta persino facendo dire ai suoi ministri che l’Italia appoggia l’Ucraina, ma solo con armi difensive (meno guerrafondaia in questo, bisogna riconoscerlo, di certi personaggi che si dichiarano essere “di sinistra”).

Se dovesse vincere la Kamala sarebbe comunque lì, sempre bella pronta, a dire che si è sempre impegnata come “fedele alleata” della NATO, che ha persino inviato una flotta nell’Estremo Oriente come le era stato richiesto e che uno Stato “fedele alleato” che propone trattative è necessario.

E questo è il suo “piano B”.

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Possiamo solo auspicare che non vada a finire come è andata a finire con il conte Dino Grandi e con l’8 settembre…

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Hinterland nord-ovest di Milano, 14.VIII.2024

Marco Brusa

E per concludere proponiamo una serie di traduzioni di articoli entusiasti della Giorgia da Pechino e da Hong Kong e alcuni altri “link” analoghi che, se volete, provvederete a tradurvi da soli.

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https://www.globaltimes.cn/page/202407/1316891.shtml

Il Primo Ministro italiano dà il via alla visita in Cina, con la cooperazione economica come argomento principale, per contribuire a stabilizzare e promuovere i legami della Cina con l’Italia e l’Europa.

Pubblicato: 28 luglio 2024 20:41.

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Sabato il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni ha dato il via alla sua visita di cinque giorni in Cina, con numerosi partecipanti imprenditoriali e osservatori dei due paesi che hanno espresso le loro grandi aspettative per la visita, sottolineando l’importanza di rafforzare la cooperazione bilaterale, soprattutto in settori come nuovi prodotti energetici, nuovi veicoli energetici e altre tecnologie verdi.

Si tratta della prima visita della Meloni in Cina da quando è entrata in carica, ed è il primo leader europeo a visitare la Cina dalla conclusione della terza sessione plenaria del Ventesimo Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese.

Il premier cinese Li Qiang ha tenuto una cerimonia di benvenuto per la Meloni domenica pomeriggio presso la Grande Sala del Popolo a Pechino e le due parti hanno avuto colloqui dopo la cerimonia di benvenuto.

Le due parti hanno anche assistito alla firma di numerosi documenti di cooperazione bilaterale riguardanti l’industria, l’istruzione e la protezione ambientale.

In un panorama politico instabile in Europa e negli Stati Uniti, la visita della Meloni rappresenta una buona opportunità per iniettare stabilità, promuovere la cooperazione e risolvere le differenze, non solo tra Cina e Italia, ma tra Cina ed Europa nel suo insieme.

Tuttavia, gli esperti avvertono che il governo italiano deve saper dimostrare una buona dose di sincerità nel cooperare con la Cina dopo il ritiro dell’Italia dalla “Belt and Road Initiative” (BRI) e gestire efficacemente le differenze, in particolare nelle trattative tariffarie sui Veicoli Elettrici (EV) fabbricati in Cina.

Gli esperti hanno notato che durante questo viaggio, Meloni mira a rafforzare la cooperazione dell’Italia con la Cina e a chiarire i malintesi sul suo ritiro dalla “Belt and Road Initiative” lo scorso anno.

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Aspettative per la visita

Domenica il premier Li ha partecipato con la Meloni alla cerimonia di apertura del settimo incontro del comitato degli imprenditori Cina-Italia, chiedendo una maggiore cooperazione economica e commerciale tra i due Paesi, ha riportato l’agenzia ufficiale cinese Xinhua.

Li ha invitato Cina e Italia a sfruttare nuove opportunità di cooperazione in linea con la tendenza generale e ad approfondire la cooperazione reciprocamente vantaggiosa.

L’Italia aveva espresso l’intenzione di rafforzare la cooperazione con la Cina nonostante non abbia rinnovato l’accordo BRI ma abbia proposto alcuni piani alternativi.

Cui Hongjian, professore presso l’Accademia di governance regionale e globale dell’Università di studi esteri di Pechino, ritiene che la Meloni discuterà di questi piani alternativi durante la visita.

“Siamo lieti di partecipare alle varie attività organizzate durante la missione del Primo Ministro in Cina. Tra le tante, incontri con rappresentanti governativi di alto livello, associazioni imprenditoriali italiane localmente e una videoconferenza con l’associazione industriale italiana per connettere le aziende italiane che non sono ancora in Cina”, ha detto domenica a Global Times Massimo Bagnasco, amministratore delegato di China Europe Carbon Neutral Technology.

Questa visita segue diverse missioni di alto livello provenienti dall’Italia. Solo poche settimane fa il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha visitato la Cina. Anche il Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha visitato la Cina nel settembre 2023. Tali visite sono la prova degli stretti legami e della profonda attenzione che entrambi i paesi prestano alle loro relazioni bilaterali, ha osservato Bagnasco.

Bagnasco spera che la visita confermi le linee guida per la cooperazione quadro in alcuni settori e stabilisca una tabella di marcia per un’ulteriore attuazione da parte delle aziende interessate.

Queste aspettative riguardano sia gli investimenti che il commercio, ha affermato, sottolineando che le tecnologie verdi, legate al cambiamento climatico, saranno un settore in cui i due paesi potranno realizzare grandi sinergie.

Irene Pivetti (proprio lei, ma guarda dove è finita: a cercare di riciclarsi in Cina – NdR), ex presidente della Camera dei deputati italiana, ha dichiarato domenica a Global Times che [la visita vedrà un] riavvio di una cooperazione globale pianificata.

“Questa cooperazione si svilupperà probabilmente in fasi successive, ma si riassumerà essenzialmente nella cooperazione industriale, tecnologica e culturale”, ha affermato Pivetti.

“La novità di questa prevista cooperazione globale tra Cina e Italia è che sarà accompagnata da un dialogo molto più costante e profondo di prima e dalla ricerca reciproca di obiettivi comuni da raggiungere”, ha osservato Pivetti.

Fan Xianwei, segretario generale della Camera di commercio cinese in Italia, ha affermato che la visita della Meloni in Cina porterà anche nuove opportunità per la cooperazione Cina-Italia, che è l’aspettativa comune dei due popoli.

Le imprese cinesi si aspettano che la visita del Primo Ministro sostenga la globalizzazione economica e crei un ambiente imprenditoriale e di investimento buono, giusto e durevole.

Questi imprenditori del settore hanno anche sottolineato l’importanza di rafforzare la cooperazione con la Cina, confutando le accuse di “eccesso di capacità produttiva” e la recente mossa protezionistica dell’UE, vale a dire la sua decisione di imporre tariffe aggiuntive provvisorie sui veicoli elettrici cinesi.

“Il mercato cinese è molto importante, non solo per le sue dimensioni, ma anche perché funge da banco di prova unico per le ultime innovazioni.

Le strategie e le soluzioni innovative italiane, combinate con il forte sviluppo della Cina nella tecnologia e nelle catene di fornitura, possono essere reciprocamente vantaggiose se sviluppate nell’ambito di quadri corretti ed equi princìpi”, ha affermato Bagnasco.

L’Italia non ha mai usato termini barbarici come “disaccoppiamento” dalla Cina, come hanno fatto altri Paesi, come se dovessimo mantenere le distanze da un amico millenario…

Gli imprenditori italiani vogliono fare affari con la Cina, anche grandi affari, se possibile, ha osservato Pivetti.

“Accusare la Cina di ‘eccesso di capacità produttiva’ quando fa uso di più veicoli elettrici rispetto alla sua produzione interna non ha senso”, ha detto Pivetti, aggiungendo che le politiche tariffarie sono da considerarsi fallimentari se utilizzate strumentalmente per sbilanciare un mercato competitivo, questo parlando della decisione dell’UE sulla Cina di ostacolare i suoi veicoli elettrici.

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Mentre i primi risultati delle votazioni tra i membri dell’UE indicano che l’Italia è propensa a imporre tariffe sui veicoli elettrici cinesi, il viaggio della Meloni potrebbe contribuire a trovare una soluzione ragionevole che sia accettabile per entrambe le parti.

Se così fosse, manderebbe un segnale positivo cruciale per la maggioranza silenziosa all’interno dell’UE che non ha ancora espresso il proprio voto, ha detto Cui.

“Si prevede che la visita della Meloni stabilizzerà e promuoverà le relazioni Cina-Europa”, ha osservato Cui, poiché le relazioni tra Cina e UE sono diventate tese a causa di questioni come l’imposizione di tariffe sui veicoli elettrici cinesi.

In vista delle elezioni presidenziali americane, il viaggio della Meloni in Cina è visto anche come un preparativo per uno “scenario peggiore” – ovvero che un cambio di presidente degli Stati Uniti a novembre potrebbe sconvolgere i legami diplomatici e commerciali di Washington con l’Europa.

“Devono prepararsi e ridurre al minimo le perdite e gli impatti nel caso in cui si verificasse un simile esito”, ha osservato Cui.

Questo include il rafforzamento della resilienza contro gli Stati Uniti, il rafforzamento dell’unità all’interno dell’UE per evitare possibili “tattiche divisive” utilizzate dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante il suo primo mandato, e il rafforzamento della cooperazione con la Cina.

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https://t.me/LauraRuHK/8942

La premier italiana Giorgia Meloni, è in visita ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese dal 27 al 31 luglio.

La guardia d’onore dell’Esercito Popolare di Liberazione era presente quando lei è scesa dall’aereo con la sua giovane figlia e prima dell’incontro con il premier cinese Li Qiang.

Meloni e Li sono intervenuti al Business Forum Italia-Cina a Pechino, dove è stato firmato un piano d’azione triennale per attuare gli accordi passati e sperimentare nuove forme di cooperazione dopo che l’Italia è uscita dalla Belt&Road Initiative sotto forte pressione degli Stati Uniti.

Sia Roma che Pechino sono state attente a tenere la porta socchiusa l’una verso l’altra, e alcuni scambi positivi tra le due parti quest’anno dimostrano che la porta si sta riaprendo in modo ancora più ampio di prima.

La Meloni sta cercando di rilanciare e rafforzare le relazioni con la Cina poiché i timori di una guerra commerciale con l’Unione Europea si intrecciano con il continuo interesse ad attrarre investimenti cinesi nella produzione automobilistica e in altri settori.

“Abbiamo sicuramente molto lavoro da fare e sono convinta che questo lavoro possa essere utile in una fase così complessa a livello globale, e importante anche a livello multilaterale”, ha affermato in apertura dell’incontro con Il premier cinese Li Qiang.

Li, rivolgendosi ai leader aziendali italiani e cinesi dopo l’incontro con Meloni, ha affermato che la spinta della Cina per migliorare la propria economia aumenterà la domanda di prodotti di alta qualità, ampliando le opportunità di cooperazione tra le aziende dei due paesi.

Si è impegnato ad aprire ulteriormente i mercati cinesi, a garantire che le aziende straniere ricevano lo stesso trattamento di quelle cinesi e a creare un ambiente imprenditoriale trasparente e prevedibile.

“Allo stesso tempo, speriamo che la parte italiana collabori con la Cina per fornire un ambiente imprenditoriale più equo, giusto e non discriminatorio per le aziende cinesi che fanno affari in Italia”, ha affermato.

La Meloni ha spiegato ai vertici aziendali che le due parti hanno firmato un memorandum di collaborazione industriale che comprende veicoli elettrici ed energie rinnovabili.

Il presidente italiano Sergio Mattarella visiterà la Cina in ottobre per commemorare il 700° anniversario della morte di Marco Polo, cementare la tradizionale amicizia tra i due paesi, approfondire la cooperazione pratica, gli scambi interpersonali e culturali. (Fonti: AP, China Daily, Xinhua)

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https://english.news.cn/20240728/d963d924c54d45c49e8a9cc081ea9d85/c.html

https://www.globaltimes.cn/page/202407/1316769.shtml?id=11

https://english.news.cn/20240729/285e2e56869e44b98df7022c49ce28e4/c.html

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