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Bergamo in Comune | Novembre 22, 2024

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ENTUSIASMI FUORI LUOGO

ENTUSIASMI FUORI LUOGO

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La vittoria relativa del “Nouveau Front Populaire” alle recenti elezioni francesi ha suscitato reazioni entusiastiche tra alcune delle “sinistre” italiane, ma tali entusiasmi appaiono essere solo parzialmente giustificati ed alcuni risultano essere sicuramente fuori luogo.

Intendiamoci, siamo i primi a plaudire a questa vittoria anche se, oggettivamente, è solo parziale.

Tuttavia riteniamo che debba essere considerata con realismo e non debba essere assolutamente venire “forzata” in interpretazioni retoriche, che magari possono portare alla conseguenza di utilizzarla per scopi affatto differenti rispetto alla sua reale natura.

Sul WEB abbiamo letto commenti del tipo: «È questa l’opera d’arte della gauche francese e in particolare di Melenchon, la capacità di unire tutta la sinistra su un programma di svolta ma nello stesso momento di mediazione: da Melenchon all’ex Presidente Hollande. Poi, da una posizione di forza, questa sinistra è stata in grado di realizzare una desistenza (sic) con i “Macroniani”… Proviamo a prenderne esempio anche noi in Italia».

A parte che in Francia le funzioni del maggiore partito del cosiddetto centro-sinistra italico sono svolte direttamente dall’alleanza macroniana “Ensemble-Reinassance-Horizons” e che quindi “prendere esempio” in questo caso significherebbe proporre non una semplice e, in ultima analisi, poco impegnativa “desistenza elettoralistica”, ma l’unione diretta con i “Macroniani” d’Italia (e chi sarebbero esattamente costoro? Gli ex-berlusconiani, per caso?); a parte che fare una alleanza del genere in Italia significa anche farla con coloro che stanno votando i crediti di guerra e a parte altre considerazioni analoghe; in tutta Europa stiamo assistendo ad una campagna di ricompattamento dei fronti interni per la guerra.

Si spiega così che il nuovo segretario della NATO sarà l’olandese Mark Rutte che ha gestito (benissimo tra l’altro, dal punto di vista delle finanziarie) per anni metà dei paradisi fiscali dell’Occidente, le Antille Olandesi, e che la “ministra degli esteri” della UE sarà la attuale “premier” iper-nazionalista dell’Estonia, Repubblica baltica più che mai decisa ad ottenere una “escalation” bellica contro la Russia, in Ucraina e non solo, e che (non dimentichiamolo a proposito dell’anti-sionismo che viene sempre etichettato come anti-semitismo dal MinCulPop nostrano) a fine del 1941 durante l’occupazione nazista si era autoproclamata “JudenFrei”, libera da Ebrei, e non ci vuole molto ad immaginare come…

Non vi è nulla di cui gioire anche per la vittoria dei Laburisti alle elezioni inglesi, dal momento che Keir Starmer risulta essere il figlioccio di Tony Blair, quello della Seconda Guerra del Golfo, e nulla ha a che fare con Jeremy Corbin, di cui è acerrimo avversario: nel suo primo discorso dopo essere diventato Primo Ministro costui ha promesso la propria piena fedeltà all’Ucraina e a Zelensky; mentre il neo Ministro della Difesa britannico, John Healey, era già andato a lavorare ad Odessa, letteralmente come un fulmine di guerra.

Nel frattempo, la piega autoritaria della Unione Europea viene ad essere sempre più marcata, come dimostra la attuale proposta, germanica e baltica (tanto per cambiare…), di togliere la Presidenza all’Ungherese Orban, colpevole non di fascismo (oggettivamente magari lo sarebbe anche…), ma di pacifismo.

Per avere osato partire per una “missione di pace” che sarà anche un bel po’ velleitaria e demagogica (in Cina non la pensano esattamente così e la hanno definita essere “in accordo con il bisogno dell’Europa di rafforzare una propria autonomia strategica”), ma comunque infinitamente meno peggio dei crediti di guerra che vanno oggi per la maggiore sia nella NATO, che negli organi ufficiali europei, che nel cosiddetto centro-sinistra italiano con cui vi è chi propone di realizzare l’unità, senza dire di che “unità” si verrebbe a trattare: l’unità del fronte interno per lo sforzo bellico.

https://www.globaltimes.cn/page/202407/1315802.shtml

Magari, prima di inneggiare ad alleanze “a sinistra”, è necessario essersi posta la domanda di quali sinistre si sta parlando: dei socialdemocratici tedeschi di Weimar e di Hindenburg, o dei compagni Spartachisti da loro sterminati come Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (unico a votare contro i crediti di guerra nel 1914)?

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Ma torniamo alla situazione in Francia e diciamo chiaramente che una vittoria di maggioranza relativa della “gauche” non significa affatto che i nostri compagni saranno necessariamente chiamati a costituire il governo.

È possibile, anzi probabile, che si arrivi ad organizzare un governo sotto la benedizione dei Rotschild, vale a dire Macron con i vecchi arnesi gollisti e i soliti socialisti “moderati”, sempre molto più che ben disposti a scambiare l’ideale con un “ruolo politico”, o poltrona che dir si voglia.

A questo proposito sono interessanti le dichiarazioni rilasciate a caldo da quell’ “Ercolino sempre in piedi” che è Enrico Letta l’8 luglio al Corriere della Sera: “In Francia devono costruire una alleanza larga che funzioni e che abbia vita lunga. Devono negoziare per fare nascere un governo di coalizione. Mi sembra che Melenchon sia partito con il piede sbagliato. Devono negoziare, dialogare, stare tutti insieme. Anche in Italia bisognerà essere inclusivi e lavorare senza cambi di rotta”.

Più chiaro di così…

E vediamo cosa dicono un paio di importanti commentatori internazionali, da Israele e dalla Repubblica Popolare Cinese e citiamo e forniamo la traduzione parziale di due articoli di commento a caldo sulle elezioni francesi.

Nel primo di essi si dice in chiaro che l’unica soluzione politica per la Francia è la cacciata della sinistra vera, perché estremista e filo-palestinese, e la costituzione di una “grande” coalizione di centro-sinistra.

Praticamente viene raccomandato di fare un governo per la guerra, esattamente come sta già accadendo in Gran Bretagna con la vittoria dei laburisti.

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Più calmo e all’insegna del “vediamo cosa faranno questi” il commento cinese che non fa previsioni circa il nuovo governo, ma rimarca come la vittoria della sinistra sia dovuta alla “estrema sinistra”, per nulla amata dalla cosiddetta “sinistra” stessa.

Oltre a questo, si sottolinea come questa volta la destra sia stata fermata, ma viene posta in chiaro la domanda di cosa succederà la prossima volta.

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Rimini, 10.VII.2024

Marco Brusa

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COSA NE DICONO GLI ISRAELIANI, TRA L’ALTRO PURE LABURISTI:

https://www.haaretz.com/world-news/europe/2024-07-08/ty-article/.premium/the-dam-withstood-le-pen-and-the-left-was-resurrected/00000190-8ed4-ddd8-a5bb-9ff4ef450000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Lo sforzo trasversale di bloccare ad ogni costo l’estrema destra razzista di Marine Le Pen ha funzionato.

Ma Macron potrà istituire un governo senza l’estrema sinistra, avvolta nella kefiah e nell’odio per il sionismo?

Molte persone in Francia si sveglieranno lunedì mattina con la sensazione che la cosa peggiore di tutte, il primo governo nazionalista di destra del paese in circa 80 anni, non sia accaduta.

Questo grazie a quella che i francesi chiamano la “diga repubblicana” (barrage républicain).

E domenica, anche di fronte all’onda potentissima prevista da sondaggisti ed esperti, non è crollata.

L’altro lato di questa sorpresa è stata la vittoria del Nuovo Fronte Popolare, una coalizione di partiti di sinistra, che è arrivata prima nelle votazioni e avrà il maggior numero di rappresentanti in parlamento – poco meno di 200.

E in mezzo, il presidente Emmanuel.

Il partito centrista di Macron è stato salvato dall’annegamento ed è stato resuscitato dopo essere stato dichiarato in morte cerebrale.

Cosa è andato storto per Le Pen?

Come ha fatto la Francia a respingere lei e il suo protetto nella settimana di campagna elettorale tra il primo e il secondo turno elettorale?

Apparentemente Le Pen ha fatto tutto bene.

Per prima cosa si è fatta da parte e ha lasciato il posto a un giovane candidato primo ministro fatto di plastica, Jordan Bardella.

La loro campagna ha cercato di essere vaga e, per quanto possibile, limitata agli slogan.

Ma Bardella potrebbe essere troppo giovane e troppo superficiale per incrementare significativamente l’elettorato del partito.

Inoltre, i candidati parlamentari del Fronte Nazionale variavano dal ridicolo al razzista.

E i Francesi, anche se tardivamente, se ne sono accorti.

Il punto è che Le Pen alla fine genera troppa opposizione, anche quando si nasconde dietro un candidato di paglia.

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Il rovescio della medaglia è stato la creazione di un ampio fronte di sinistra, il Nuovo Fronte Popolare, che ha unito i nemici giurati della sinistra e ha avuto successo oltre ogni aspettativa.

Con 180 seggi, secondo gli exit poll, la sinistra sarà la forza più numerosa in parlamento.

La scommessa è stata vinta, nonostante i forti dolori di stomaco sofferti dalla sinistra socialista moderata, che detesta Jean-Luc Melenchon, il leader dell’estrema sinistra.

Non è ancora chiaro se questa coalizione riuscirà a mantenersi come fronte unito oltre le quattro settimane di campagna.

Uno sguardo ai numeri mostra che all’interno del blocco, la rappresentanza dell’estrema sinistra si è effettivamente ridotta, mentre i Verdi e i Socialisti – il centrosinistra – hanno riconquistato molti dei loro precedenti seggi in parlamento.

Questo potrebbe rivelarsi un’ottima notizia per i Francesi e rafforzare la tendenza ad allontanarsi dalle frange e verso il centro.

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Il terzo pezzo del puzzle francese è il partito centrista di Macron.

Sfidando l’opinione pubblica ostile emersa dopo la decisione sconsiderata del presidente di sciogliere il parlamento in un momento inopportuno, il suo blocco ha effettivamente ottenuto risultati abbastanza positivi e, secondo le proiezioni, sarà il secondo più grande dell’Assemblea nazionale, con circa 160 seggi.

Questo è avvenuto soprattutto grazie alla collaborazione tattica, soprattutto con la sinistra, per oltre 200 seggi.

Anche se il presidente manterrà un peso significativo in parlamento, ha bisogno di alleati per governare.

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Un governo di coalizione di centrosinistra guidato da Macron è l’unica via d’uscita dalla crisi?

Questo potrebbe richiedere una scissione del fronte di sinistra, cosa che non piacerà agli elettori del blocco, eppure è proprio ciò di cui la Francia potrebbe aver bisogno: un governo di centrosinistra piuttosto che un governo fantoccio presidenziale.

Se si formasse un governo del genere, va notato che i primi a invocarlo pubblicamente sono stati i leader della comunità ebraica di Francia, il CRIF.

In un messaggio coraggioso ai media prima del secondo turno, la sua linea era “né l’uno né l’altro” (in francese, “ni ni”) – non siamo per Le Pen, né per l’estrema sinistra di Mélenchon avvolto in una kefia pieno di odio per il sionismo.

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COSA NE DICONO DALLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE

https://www.globaltimes.cn/page/202407/1315639.shtml

Colpo di scena sorprendente in Francia: l’estrema destra è stata bloccata nella tornata decisiva delle elezioni legislative.

I risultati del secondo turno delle elezioni legislative francesi sono stati con una svolta sorprendente: l’alleanza dei partiti di sinistra ha vinto il turno decisivo, contrariamente alle proiezioni.

Sebbene l’estrema destra sia stata fermata, un parlamento senza maggioranza può portare solo incertezza in Francia, mentre l’influenza dell’estrema destra non è diminuita.

La Francia deve ora affrontare diverse settimane di negoziati politici per determinare chi sarà il primo ministro e guiderà l’Assemblea nazionale.

Macron si trova di fronte alla prospettiva di guidare il paese al fianco di un primo ministro che si opporrà alla maggior parte delle sue politiche interne.

La Francia, pilastro dell’UE e sua seconda economia, saranno immersi in una tesa incertezza e non è chiaro chi possa lavorare con il presidente Macron per servire come primo ministro.

Un residente di Parigi ha detto al Global Times che i risultati elettorali sono stati sia sorprendenti che ragionevoli, poiché il popolo francese ha dimostrato ancora una volta i suoi valori anti-populisti.

Ma la tendenza politica in Francia e in Europa si sta ancora spostando verso l’estrema destra, lasciando una situazione futura difficile, ha detto.

A prima vista, sembra che la pratica tradizionale nella storia politica francese di impedire all’estrema destra di arrivare al potere abbia ancora una volta avuto successo, anche se nell’ultimo decennio la politica francese tradizionale ha sempre più faticato ad affrontare le sfide poste dall’estrema destra.

Ma questa volta la forza principale che ha aiutato la sinistra a raggiungere la vittoria è stata l’estrema sinistra, che era stata spesso attaccata dalla “sinistra parlamentare” in passato ed è difficile dire che questo rappresenti una vittoria per la politica tradizionale.

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I Francesi hanno sempre votato “con il cuore” al primo turno delle elezioni legislative e “con la mente” al secondo turno e questo spiega l’inversione di tendenza nei risultati.

In questa tradizione risiede la scommessa di Macron: il popolo francese alla fine tornerà alla razionalità, quando i centristi e la “sinistra parlamentare” si daranno la mano.

Lunedì mattina, ora locale, Macron ha respinto l’offerta di dimissioni del primo ministro, Gabriel Attal, e gli ha chiesto di rimanere al suo posto “per il momento per garantire la stabilità del Paese, dato che la Francia sta organizzando i Giochi Olimpici”.

Un chiaro tentativo di prendere tempo per ulteriori trattative dal momento che il popolo francese potrebbe avvertire una forma di “incertezza” sul futuro dopo i risultati delle elezioni legislative.

Nonostante la recente sconfitta, è chiaro che le forze di estrema destra si sono rafforzate nelle ultime elezioni.

Il Rassemblement National è diventata una forza importante in Francia, con una base di supporto in crescita.

Anche se questa volta si è riusciti a bloccarla, l’estrema destra non perde il sostegno che ha.

Se le forze politiche tradizionali vogliono impedire all’estrema destra di diventare la forza dominante in politica, devono apportare cambiamenti sistemici significativi.

In caso contrario, il terreno populista continuerà a nutrire l’estrema destra, rendendola sempre più potente nelle future elezioni.

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