LA SOLITUDINE DI FRANCESCO
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Una storia, vera, per il Venerdì di Passione.
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Questa epoca di pazzi, di energumeni e di energumeni completamente scemi non è l’unica ad essersi presentata come tale nella storia dell’Umanità.
Anzi si può tranquillamente dire, anche senza avere studiato GiovanBattista Vico o Luciano Canfora, che queste epoche si ripetono ciclicamente, per fortuna alternandosi ad altre di progresso materiale, umano e culturale.
Fino ad ora la media è stata assai positiva, però ora siamo dentro un andamento (o andazzo che dir si voglia) che è decisamente discendente, in decisa picchiata, e non sappiamo se al termine ci sarà una inversione ed un nuovo andamento ascendente o una guerra nucleare in stile dott. Stranamore…
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Per rendere l’idea di come gli eventi attuali abbiano analogie (mutatis mutandis – cambiato quanto deve essere cambiato) con eventi della storia anche recente abbiamo deciso di fare riferimento alla personalità di colui che è a capo dell’unico apparato bene o male autonomo (dalle finanziarie) dell’Occidente.
Autonomo a tale punto che si permette candidamente di definire “chierichetto di (…)” il suo omologo dell’Est (tra l’altro avendo ragione da vendere) o a fare affermazioni talmente logiche e razionali, tipo “bisogna avere il coraggio di alzare bandiera bianca e di trattare”, da essere immediatamente bollate con un “il Papa sbaglia” (sic, ma nemmeno il più sfegatato anticlericale si permetterebbe mai di dire così, se mai dice “il Papa inganna”…) da parte del sistema mediatico, che non ci stancheremo mai di ribadire che ha dei padroni.
D’altronde è da quando Francesco ha preso una decisa posizione per quanto lui chiama “Salvaguardia del Creato”, vale a dire per la decisa critica al modello di sviluppo dominante, che sono apparsi testi subdoli e denigratori chiaramente prezzolati, scritti da “vaticanisti” di qualità analoga a quella dei “biologi televisi” del tempo del CoViD-19, contro il suo essere autonomo; uno per tutti: “L’enigma Bergoglio”, edito dal maggiore quotidiano nazionale.
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In questo Francesco non è solo, ma si trova in illustre compagnia: prima di lui oltre cento anni fa un altro tizio di nome Benedetto si era trovato in una situazione analoga; anzi addirittura peggiore, visto che nel suo caso la “inutile strage” era già in atto e non “solo” incombente come, non sappiamo se dire “per fortuna”, è ora.
Interessante che anche Ratzinger abbia scelto il nome Benedetto, evidentemente aveva percepito qualcosa; non dimentichiamoci che l’icona di “Maria Bombardata” di Nagasaki è stata riconsacrata da lui quando era solo cardinale e che le sue dimissioni sono state unanimemente interpretate come il bisogno di mettere una personalità meno fragile al proprio posto per tenere testa ai “seguaci di Mammona” presenti in Curia.
Un “incavoloso”, come Francesco è, era ed è necessario.
Ma veniamo a riportare quanto uno storico ha scritto in tempi non sospetti a proposito dell’azione di Benedetto XV contro la “inutile strage”.
Da questo testo possiamo constatare come le accuse/calunnie del “partito della guerra” nei confronti di coloro che si impegnano per la pace non siano affatto cambiate da allora ad oggi.
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Massimo Bontempelli (1946-2011) è stato uno storico di impostazione marxiana che ha organizzato il suo lavoro in funzione dell’analisi dei vari modi di produzione.
Gli lasciamo la parola.
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Benedetto XV non si lascia mettere a tacere dalle sempre più forti resistenze che incontra tra i cattolici.
Il 28 luglio 1915, ricordando in un pubblico discorso il primo anniversario della guerra, supplica i governanti di porre termine a quella che definisce “l’orrenda carneficina che da un anno disonora l’Europa”.
Il 25 dicembre 1915 invoca “un Natale di pace che ponga fine all’orrore non più tollerabile della guerra” e il 28 luglio 1916 parla di “notte dell’Europa, precipitata nell’abisso della follia”.
Nel 1917 il papa passa dagli appelli ai governanti perché ristabiliscano la pace, ad un tentativo di svolgere una vera e propria mediazione politica tra i belligeranti con proposte concrete sulla base delle quali porre termine alla guerra.
Questo tentativo trova il suo compimento in una nota diramata dalla Curia pontificia ai governi di tutti i paesi impegnati nella guerra il 01 agosto 1917.
“Alziamo nuovamente il nostro grido di pace” scrive loro il papa, ma, aggiunge, “vogliamo ora discendere a proposte pratiche, invitando i governi ad accordarsi sui seguenti punti”. Restituisca la Germania l’indipendenza al Belgio e l’Alsazia e la Lorena alla Francia, ma riabbia indietro le colonie perdute; ceda l’Austria all’Italia le terre con maggioranza di popolazione italiana e conceda autonomia ai popoli slavi, ma sia garantita nella conservazione del suo impero; rinuncino tutti i paesi ad essere indennizzati dai nemici che hanno loro inflitto distruzioni e ricostituiscano le loro economie con i vantaggi finanziari ottenibili dal disarmo generalizzato; sia resa giustizia agli Armeni, ai Polacchi e ai popoli balcanici.
La nota colpisce l’opinione pubblica soprattutto per le espressioni di massima durezza con cui viene rinnovata la condanna della guerra.
Scrive il Papa: “Il mondo civile dovrà dunque ridursi ad un ossario?” e “l’Europa correrà incontro al suo suicidio?”.
Inoltre “la guerra rovina la quiete di innumerevoli famiglie, la vita di migliaia di giovani, la felicità dei popoli che voi governanti avete l’assoluto dovere di proteggere”, per cui “dovete giungere quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale ogni giorno di più appare una inutile strage”.
Espressioni come “mondo civile ridotto ad un ossario”, “suicidio d’Europa”, “inutile strage” diventano subito notissime, ma suscitano anche reazioni rabbiose.
In Germania, in Francia, in Italia la propaganda ufficiale associa la fedeltà al Papa al tradimento della Patria, spesso, soprattutto in Germania e in Francia, senza opposizione da parte del clero cattolico.
Uno dei più famosi predicatori francesi, il domenicano padre Sortillanges, da un pulpito parigino non esita ad esclamare, all’indirizzo del papa: “Santità non vogliamo ascoltare le vostre parole di pace!”.
La resistenza alle parole del Papa si esaspera di fronte alla proibizione fatta da Benedetto XV al clero cattolico di esaltare l’eroismo bellico nelle esequie dei caduti e al suo rifiuto di fare suonare le campane di San Pietro quando le forze dell’Intesa (cristiane anglicane, prima riconquista cristiana di Gerusalemme dai tempi delle Crociate – NdR) occupano Gerusalemme.
La pace cattolica di Benedetto XV non ferma dunque la logica della guerra totale, anche perché lo stesso mondo cattolico non si ribella a tale logica.
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Tratto da “Storia e Coscienza Storica” di Massimo Bontempelli
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Ha parlato il chierichetto di Vladimiro …
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/31/il-patriarca-kirill-in-ucraina-e-una-guerra-santa_8e39f75a-d587-4c68-9789-e21246e33801.html
Il patriarca Kirill: “In Ucraina è una guerra santa”
Il capo della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca Kirill, ha intensificato la retorica del Cremlino sulla guerra in Ucraina e l’ha definita una “guerra santa” esistenziale e di civiltà.Ha parlato il Vescovo di Roma:
https://t.me/channelredline/49687
Nella Messa di Pasqua di domenica, Papa Francesco ha rilasciato dichiarazioni politiche prima della tradizionale benedizione “Urbi et Orbi” e ha invitato i leader mondiali a “combattere il flagello della disumanità”.
Il Pontefice ha chiesto un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e la creazione di un corridoio per gli aiuti umanitari, oltre alla liberazione degli ostaggi israeliani rapiti dai terroristi di Hamas.
Ha parlato della sorte dei bambini nelle zone di guerra: “Quanta sofferenza vediamo nei loro occhi. Le loro opinioni ci chiedono: perché ci sono così tante morti?
Il Papa ha anche chiesto un immediato scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, nonché la fine della guerra. “La pace non si crea con le armi, ma con le mani tese e i cuori aperti”, ha affermato.
Il capo della Chiesa cattolica ha dedicato 15 minuti del suo discorso ai conflitti in diverse regioni, menzionando la Siria, il Sudan e la zona del Sahel, l’Armenia, la Birmania e i paesi dei Balcani occidentali.
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