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Bergamo in Comune | Novembre 22, 2024

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DOLLARO, NATO, CINA-RUSSIA, EUROPA ED UCRAINA

DOLLARO, NATO, CINA-RUSSIA, EUROPA ED UCRAINA

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Trentunesima parte – L’Unione Europea finanzia la guerra in Ucraina (e non solo quella)

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La British East India Company, in italiano Compagnia Britannica delle Indie Orientali, è stata l’impresa politico-commerciale più potente della sua epoca, amministrando metà del sub-continente indiano ed alcune centinaia di milioni dei suoi abitanti.

Ovviamente questa compagnia rispondeva solo agli azionisti a Londra e le centinaia di milioni di persone ad essa sottomesse non erano dei cittadini, ma dei sudditi privi di qualsiasi diritto.

Ogni anno la compagnia distribuiva i dividendi ai suoi azionisti e per i suoi dirigenti erano guai se questi non fossero stati lucrosi o se ci fosse stato troppo capitale non messo a frutto, molto semplicemente questi dirigenti sarebbero stati sfiduciati, avrebbero dovuto smettere di fare la vita dei pascià nelle colonie e sarebbero stati obbligati a rientrare nella Madrepatria, a vivere di rendita i più fortunati, o a fare gli impiegatucci gli altri.

Una delle conseguenze di questo duplice obbligo di amministrare vasti territori e di ricavarne profitti regolari è stata l’introduzione di due monoculture in India: la principale era quella del cotone, indispensabile all’industria manifatturiera inglese, mentre la secondaria era quella dell’oppio, di cui in Asia c’è sempre stata una qual certa “domanda” allo stesso modo di come ai giorni nostri dalle nostre parti vi è domanda per merci come l’eroina e la cocaina.

Inutile ricordare come queste monoculture imposte abbiano comportato l’abbandono delle culture tradizionali di autosufficienza alimentare e causato carestie cicliche alla popolazione residente.

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Intorno alla metà del XIX Secolo si verifica una crisi di sovraproduzione dell’oppio e i magazzini della Compagnia strabordano di prodotto invenduto.

Pessima situazione, soprattutto per la direzione che rischia di essere sfiduciata dagli azionisti a causa di tutto questo capitale non fruttifero.

Bisogna trovare una soluzione e questa viene trovata per mezzo di questa genialata: “contrabbandiamo tutto in Cina, tanto lì basta pagare la mancia ai funzionari della dogana e non c’è mai uno straccio di problema”.

Detto e fatto: una nave carica di tutto l’oppio prodotto e immagazzinato nel Bengala [trentamila (sic) casse], parte per Canton, scarica la “merce” e la Compagnia comincia a cercarne i clienti.

Però, nonostante tutte le previsioni degli addetti al “marketing”, un problema si verifica e, anche se solo dal punto di vista della Compagnia, è un brutto problema…

A Canton è appena stato nominato Governatore (Governatore vero, non come i presidenti di Regione italiani che si fanno chiamare così senza che, almeno fino ad ora, la carica esista) il Mandarino Lin Zexu, funzionario integerrimo del Celeste Impero e noto per essere sempre stato il “primo della classe” fin da quando era all’equivalente cinese delle scuole elementari.

Costui vede il veleno che è stato appena sbarcato e non ci pensa su due volte: lo fa bruciare e distruggere seduta stante.

Le cronache dell’epoca raccontano pure che la cappa di questo fumo ha aleggiato su Canton per alcuni giorni e che, durante tutto questo periodo, la popolazione è stata stranamente di buon umore e non ci sono stati litigi di alcun genere. Sarà…

Contemporaneamente Lin Zexu scrive una lettera alla regina Vittoria (lui è un Mandarino colto e sa perfettamente cosa sono sia la Gran Bretagna che la Compagnia delle Indie, non è come il suo imperatore che, secondo gli standard attuali, sarebbe considerato essere solo un ignorantone bocciato agli esami del primo anno) che oggi sembra essere un inno al commercio equo e solidale contrapposto al liberismo.

“Le Vostre navi vengono in Cina e realizzano un grande profitto. Come potete Voi stranieri restituire il beneficio che ricevete inviandoci questo veleno? Siete così ossessionati dal guadagno materiale che non vi preoccupate affatto del danno che causate ad altri. Non avete coscienza?

Ho sentito dire che Lei (regina Vittoria) vieta severamente l’oppio nel suo Paese, quindi è perfettamente a conoscenza di quanto sia dannoso. Non volete che l’oppio danneggi il vostro Paese, ma scegliete di portare quel danno ad altri Paesi come la Cina. Perché?

Le merci che provengono dalla Cina sono tutte utili. Sono buone sia come cibo che per altri scopi, inoltre sono facili da vendere. Ha mai prodotto La Cina una merce dannosa per i paesi stranieri?”.

Ovviamente la risposta della Compagnia delle Indie alla lettera e al rogo dell’oppio sono state le navi da guerra e l’invasione della Cina in nome della “libertà di commercio” e il buon Lin Zexu è diventato esattamente quello che anche il buon Vladimiro, o gli Ansar Allah dello Yemen sono diventati secondo il MinCulPop mediatico dei giorni nostri: il nemico.

Gli è andata bene che, per compiacere i vincenti demoni occidentali, il suo imperatore non gli abbia fatto tagliare la zucca, limitandosi ad inviarlo in esilio nel Sinkiang-Uiguria (e precisamente nella Prefettura Autonoma Kazaka, incastonata tra Mongolia e Siberia, la più remota delle province cinesi) dove comunque se la cava, come al solito, da primo della classe lasciandoci studi serissimi sui diversi aspetti della cultura locale, musulmana e sciamanica al tempo stesso.

L’oppio dilaga in Cina per oltre un secolo e solo nei primi tempi della Repubblica Popolare Cinese, in seguito ad ordini non discutibili di Mao Tse Tung, che manda i tossici dove l’imperatore ignorantone aveva mandato il suo miglior Mandarino, viene debellato.

Oggi Lin Zexu in Cina è considerato un eroe nazionale, la sua casa natale a Fuzhou è meta di turismo interno (non esistono pellegrinaggi in Cina) più o meno come la Santa Casa di Loreto da noi, la Giornata internazionale ONU contro la droga del 26 giugno è a lui dedicata, come pure l’Asteroide 7145 e monumenti nelle Chinatown di tutto il mondo.

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Vedasi il libro: La Guerra dell’oppio – La lettura cinese del conflitto – Comitato di redazione della Collezione “Storia moderna della Cina” – O barra O edizioni.

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Dopo questa introduzione torniamo ai nostri giorni e constatiamo come esistano notevoli analogie tra la situazione dell’India e della Cina nella prima metà del XIX Secolo e quella della Unione Europea e della odierna “Terza Guerra Mondiale a pezzetti”.

I vari Stati indiani avevano completamente perso la propria sovranità sostituita dal dominio della Compagnia Britannica delle Indie Orientali e non avevano più una economia autonoma, ma una economia imposta dal dominatore straniero.

La Cina era sovrana, fin troppo secondo gli schemi del liberismo commerciale, ed aveva persino avuto la pretesa di decidere cosa potesse essere importato e cosa no: grave attentato alla libertà di commercio che la ha immediatamente trasformata in uno “Stato Canaglia” da punire duramente, evento puntualmente verificatosi.

Attualmente i vari Stati dell’Unione Europea hanno ormai perso la propria sovranità sostituita dal dominio della cosiddetta e non democraticamente eletta “Commissione” e della Banca Centrale Europea, entrambe controllate da interessi che nulla hanno a che fare con i popoli europei.

Ora gli Stati dell’Unione Europea hanno concordato un pacchetto di sostegno da cinquanta più venti miliardi di euro per l’Ucraina in quattro anni e sorge spontanea la domanda: “da dove prenderà l’UE tutti quei soldi?”.

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L’economia europea sta affrontando una fase di stagnazione con una crescita economica pari a zero per il periodo ottobre-dicembre, come reso noto dall’agenzia statistica ufficiale Eurostat, ed il tasso di inflazione rimane elevato.

In questo contesto, gli Stati UE stanno tagliando le pensioni e le spese per sanità, istruzione e simili, mentre anche la produzione industriale complessiva (in Germania soprattutto) sta diminuendo.

Nonostante questo Bruxelles ha trovato cinquanta miliardi di euro per sostenere il regime di Kiev per altri quattro anni e manda quelle che un tempo si chiamavano le “cannoniere” nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano e financo a fare compagnia, così si sente meno solo, al Giappone.

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Senza fare i conti con Vladimiro (che di sicuro attiverà le sue retroazioni e sarà assai interessante scoprire quali saranno) la UE ha istituito questo finanziamento per l’Ucraina per il periodo 2024-2027 per “contribuire alla ripresa, alla ricostruzione e alla modernizzazione del Paese, promuovere la coesione sociale e la progressiva integrazione nell’Unione, in vista di una sua possibile futura adesione”.

I cinquanta miliardi di euro saranno così suddivisi:

  • Trentatre miliardi di euro saranno emessi entro il 2027 “sotto forma di prestiti garantiti”. Noi aggiungiamo che, qualora l’attuale Stato ucraino non esista più o si trovi in prevedibili durissime difficoltà alla fine di quell’anno, si sarà data origine ad uno dei “crediti inesigibili” più da manuale di tutta la storia della finanza, dai tempi della Dracma ateniese e della Lega Delio-Attica (che presenta interessanti e non ancora studiate analogie con l’Unione Europea) del V Secolo avanti Cristo.

  • Diciassette miliardi di euro arriveranno “sotto forma di sostegno a fondo perduto” e si sostiene, neanche troppo velatamente, che saranno presi o dai fondi russi congelati dal febbraio 2022, o comunque da una qualche altra parte (dalle tasche dei cittadini UE, aggiungiamo noi).

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https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2024/02/06/ukraine-facility-council-and-parliament-agree-on-new-support-mechanism-for-ukraine/

https://www.wsj.com/economy/global/europes-stagnating-economy-falls-further-behind-the-u-s-1cc58ba1?mod=Searchresults_pos4&page=1

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Oltre a questo il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), che nel proprio statuto riporta esplicitamente tra i propri obblighi il “costruire la pace mediante assistenza politica, economica e pratica” (sic), sta elaborando un nuovo piano per fornire assistenza militare all’Ucraina.

Secondo questa bozza di piano, visionata dal Wall Street Journal, la UE fornirà all’Ucraina più di venti miliardi di euro in aiuti militari nei prossimi quattro anni, da aggiungere ai cinquanta di cui si è detto prima.

Viene proposta la creazione di un fondo militare speciale per l’Ucraina, che includerebbe anche circa 6,5 miliardi di euro prelevati dall’European Peace Fund (sic), per finanziare la costruzione e l’invio in zona di guerra di armamenti per almeno cinque miliardi di euro all’anno fino al 2027.

La Russia ha già avvertito che tali aiuti serviranno solo a prolungare il conflitto in Ucraina e che qualsiasi carico che entri in Ucraina sarà considerato un obiettivo militare legittimo.

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https://www.wsj.com/world/europe/eu-tackles-new-20-billion-plan-to-boost-ukraine-military-aid-79d52b6b?mod=Searchresults_pos1&page=1

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A proposito di quanto appena riportato, la signora (?) Ursula Von Der Layen ha dichiarato:

“Ora noi dobbiamo cominciare a pensare alle capacità di difesa dell’Ucraina come ad una faccenda nostra.

Così abbiamo coinvolto l’Ucraina nella preparazione della nostra strategia di difesa.

Questo per favorire la convergenza e la pianificazione congiunta”.

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https://t.me/LauraRuHK/7641

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Ursula si è subito beccata, in tempo reale, la sarcastica risposta della signora (costei sembrerebbe esserlo un po’ di più, ma lasciamo stare) Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa:

«La Commissione Europea ha coinvolto l’Ucraina nello sviluppo della strategia dell’UE per l’industria della difesa.

Questo secondo il detto della Ursula: “Fallo con l’Ucraina. Fatelo come l’Ucraina. Fatelo meglio dell’Ucraina”.

A proposito: la Germania, a giudicare dalle dichiarazioni del suo Ministro dell’Economia (circa la recessione), ci è già riuscita”.

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https://t.me/AussieCossack/12867

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E, sempre a proposito di missioni militari in questa Terza Guerra Mondiale (finora) a pezzetti, abbiamo notato come i giornali giapponesi non si facciano problemi a raccontare quali sono i veri obiettivi del viaggio della sempre più estetistizzata Giorgia fino a laggiù.

Riporta testuale l’edizione in lingua inglese del quotidiano Asahi Shimbun:

«I leader di Giappone e Italia hanno affermato lunedì che rafforzeranno la loro cooperazione in materia di sicurezza e difesa, compreso lo sviluppo congiunto di aerei da combattimento di prossima generazione con la Gran Bretagna.

Tokyo ha accolto con favore il passaggio dell’Italia verso un ruolo maggiore nell’Indo-Pacifico.

Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, ha accolto con favore la mossa dell’Italia di aumentare la propria presenza nella regione dell’Indo-Pacifico (ci riprendiamo anche la Somalia, l’Eritrea e Tien Tsin? Già che ci siamo… – NdR), dove quest’anno sono previste numerose visite di navi da guerra italiane, compreso un intero gruppo d’attacco, ed esercitazioni congiunte.

Kishida ha anche elogiato i progressi nello sviluppo congiunto di un nuovo aereo da caccia avanzato insieme alla Gran Bretagna.

I tre paesi a dicembre hanno firmato un accordo per sviluppare un nuovo caccia a reazione avanzato da schierare nel 2035.

Meloni ha affermato che l’aereo da caccia di prossima generazione significa “innovazione, crescita e occupazione”.

Ha indicato che le esercitazioni militari congiunte con il Giappone entro la fine dell’anno includeranno una portaerei italiana e aerei da combattimento».

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https://www.asahi.com/ajw/articles/15150887

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Praticamente l’Europa attuale si è ridotta ad essere come un Maragià dei tempi della Compagnia delle Indie: totalmente sottomessa ad essa e fedele esecutrice delle sue volontà, soprattutto per quanto riguarda lo spremere i propri popoli (e guai al Maragià che non lo avesse fatto bene…).

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Comunque stiamo allegri, una buona, anzi ottima, notizia c’è: dal punto di vista degli utili bancari il 2023 è stato per le banche italiane l’anno migliore di sempre: quarantatre miliardi di utili complessivi che si spera non vadano tutti quanti a finanziare la guerra.

Al giorno d’oggi i paradisi fiscali dei Caraibi e delle Antille stanno ricevendo la maggior parte di questi utili bancari che, ai tempi dello Stato investitore e proprietario di banche, venivano utilizzati per attività pubbliche.

Sono queste le cosiddette “risorse decrescenti”.

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https://www.ilsole24ore.com/art/banche-2023-anno-d-oro-43-miliardi-utili-fabi-ora-435-euro-piu-mese-bancari-AFTKw6aB?refresh_ce=1

https://www.lastampa.it/economia/2024/02/06/news/intesa_sanpaolo_chiude_il_2023_con_77_miliardi_di_utili-14049691/

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Da ultimo una piccola annotazione sul sostanziale cambiamento delle modalità di linguaggio da parte di riviste specializzate in argomenti militari.

Leggiamo testualmente da una di esse: «per ragioni di “comunicazione & buonismo”, si tende sempre a parlare di Difesa, ma il guaio è che a forza di ripeterlo, molti militari si sono convinti che non solo si debba sempre parlare di sistemi “difensivi”, ma anche che le politiche di procurement debbano essere improntate più sulla difesa che sull’offesa».

E ancora: «la difesa è sicuramente più difficile e costosa rispetto all’offesa».

Ed ecco definita anche la nuova ideologia delle forze armate: non più difesa, ma offensiva come ai bei tempi delle campagne coloniali e possibilmente mandando avanti gli ascari (come di fatto avviene, spiace dirlo ma è davvero così) con l’Ucraina e con Israele.

La proiezione di potenza navale è tutta un’altra storia e la si riserva alle marinerie nazionali.

Possiamo solo dire: attenti a non finire di nuovo ad Adua (o a Beda Fomm, a Saigon, ad Annual, a Dien Bien Phu, a Isandlwana, a Kabul, a Khe Sanh, etc.).

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Bergamo, 07.II.2024

Marco Brusa

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