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Bergamo in Comune | Novembre 22, 2024

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CORRIDOI UMANITARI… PER IL LAGER

CORRIDOI UMANITARI… PER IL LAGER

Ovvero: GHETTO DI VARSAVIA (o MUSSA DAGH) DUE: LA DEPORTAZIONE.

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Mentre i semi-deficienti (semi?) del MinCulPop mediatico nostrano insieme a quei personaggi assurdi che costituiscono il cosiddetto “governo” (non eletto dai popoli ed oligarchico) dell’Unione Europea sparano e fanno scempiaggini a raffica, manco fossero una mitragliera Breda, la lettura dei giornali stranieri (e specificatamente di quelli israeliani – Ebbene sì! Ci siamo abbonati a questi per avere notizie di prima mano) fornisce informazioni completamente diverse.

D’altronde i fantocci (e le fantocce) delle finanziarie atlantiche che hanno bloccato la diffusione di siti stranieri in Unione Europea hanno dato ampia dimostrazione di non capire un’acca di internet, dal momento che, tramite semplicissimi accorgimenti a dir poco infantili, questi siti si continuano a leggere.

Sui siti “censurati” stanno pure cominciando a comparire sarcasmi di vario genere su questa “censura”, autoritaria e colabrodo.

La stampa internazionale, insieme a quella israeliana, parla espressamente di “deportazione”, di “Nakba 2023”.

Il MinCulPop mediatico nostrano parla di “corridoi umanitari”…

Ma quali “corridoi umanitari”?

I Palestinesi che scappano da Gaza verso il sud della Striscia stanno subendo una deportazione verso l’ignoto in piena regola, stile Ghetto di Varsavia 1942, o Armenia 1915, o Catastrofe greca dell’Asia Minore (e turca dei Balcani) 1923, o Nagorno-Karabach 2023…

Sarebbe come scrivere che anche nel caso dei vagoni piombati per Auschwitz o Treblinka si trattava di “corridoi umanitari”…

Lasciamo perdere.

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Due parole anche sulla situazione sanitaria che in tutta la Striscia di Gaza risulta essere pessima.

La situazione nell’enclave palestinese è “impossibile da descrivere”, la campagna militare israeliana a Gaza ha devastato il sistema sanitario dell’enclave palestinese e ha portato a pesanti perdite tra la popolazione civile, compresi i bambini, ha detto venerdì il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che circa 1,5 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case.

L’OMS ha anche affermato che il personale dell’ospedale di Al Shifa ha segnalato la mancanza di acqua pulita.

https://www.rt.com/news/587116-who-lose-contact-gaza-hospital/

https://www.rt.com/news/587076-child-killed-minutes-gaza-who/

Quando viene effettuata la deportazione di milioni di persone senza acqua corrente e servizi igienici il minimo che ci si deve aspettare è l’insorgere di epidemie e, come è ben noto, queste non hanno bisogno del passaporto per varcare i confini.

Focolai di tifo e di colera sono il minimo tra poco tempo tra i deportati nella zona sud di Gaza e si rimane “stupiti” che i vari cosiddetti “virologi” che tanto andavano di moda pochissimo tempo fa stiano in silenzio su questo argomento.

Evidentemente a loro interessava solo sparare scempiaggini in stile mitragliera Breda sulla “Scienza che non ammette dubbi” (sic), soprattutto quando si trattava della scienza delle multinazionali del farmaco di proprietà delle finanziarie atlantiche, abbondantissimamente finanziata dalla UE e dal governo italico.

Ma veniamo alle notizie internazionali ed israeliane odierne propriamente dette.

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https://asiatimes.com/2023/11/ghost-of-richelieu-solves-the-gaza-crisis/

Una serie di articoli molto “strani” da Hong Kong, da quell’altrettanto “strano” giornale che è Asia Times, connubio di finanziarie USA e di Repubblica Popolare Cinese.

Viene spesso a svolgere il ruolo di comunicare in chiaro, anche se in un modo “strano”, al mondo le notizie più “inevitabili” e sgradevoli.

Come queste:

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Resta meno di un decimo della popolazione civile nella metà settentrionale della Striscia di Gaza.

Quasi un milione di persone sono fuggite nel sud di Gaza.

Gli israeliani si sono mossi per primi e velocemente, svuotando la roccaforte di Hamas del suo popolo.

Non importa per quanto tempo i combattenti di Hamas si nasconderanno nei loro tunnel.

Sono intrappolati e moriranno lì.

Israele non avrà fretta di ritirarsi e di permettere alla popolazione di ritornare nella Striscia settentrionale.

E se anche tornassero, a cosa torneranno? Dopotutto, non avranno case, strade, istituti scolastici, negozi o qualsiasi altra infrastruttura di una città moderna…

Israele sta agendo per colpire le forze di Hamas barricate nei tunnel e cercherà di dare la caccia ai suoi leader, Yahya Sinwar e Mohammed Deif.

Ma la mossa intesa a provocare il collasso dell’organizzazione e a smantellare la sua capacità di governare Gaza è l’ordine dato a un milione di residenti di fuggire e di rifugiarsi nella parte meridionale della Striscia.

I rifugiati rimarranno nelle tendopoli nel sud di Gaza come dimostrazione vivente della sconfitta di Hamas, fino a quando qualcuno non deciderà di spostarli altrove.

Il nord di Gaza rimarrà in rovina, come monumento alla distruzione di Hamas.

I ricchi stati arabi faranno elemosine, agiteranno il dito contro Israele e gongoleranno in privato per l’eliminazione di Hamas.

I profughi finiranno con l’essere deportati da una qualche parte.

Forse gli egiziani verranno corrotti per prenderli.

Non ha davvero importanza.

Tutti dovranno essere deportati da una qualche parte.

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Nel frattempo apprendiamo da quotidiani israeliani che il membro del Consiglio di Sicurezza israeliano e ministro dell’Agricoltura, Avi Dichter, ha dichiarato: “Ora stiamo lanciando la Nakba di Gaza”.

Per coloro che non conoscessero il termine, con “Nakba” si intende la cacciata della popolazione araba dal territorio dello Stato di Israele nel 1947-48.

https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-12/ty-article/israeli-security-cabinet-member-calls-north-gaza-evacuation-nakba-2023/0000018b-c2be-dea2-a9bf-d2be7b670000

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E sempre gli stessi quotidiani israeliani comunicano tranquillamente come la crisi umanitaria di Gaza si stia trasformando in un’arma strategica per Israele, offrendo l’opportunità di eliminare la possibile soluzione dei due Stati.

https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-10/ty-article/.premium/gazas-humanitarian-crisis-turns-into-a-strategic-weapon-for-israel/0000018b-b931-d03e-a3ab-bbbd43530000

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Per il momento non vi è alcuna richiesta di limitare la portata delle operazioni militari, ma vi è la definizione dei limiti del danno umanitario ammissibile ai civili, limiti che sono stati completamente violati da Israele.

Blinken può dichiarare a suo piacimento che non ci sarà alcuno sfollamento degli abitanti di Gaza durante o dopo la guerra, ma lo sfollamento sta già avvenendo.

Secondo il piano di guerra di Israele, Gaza è ora divisa in due regioni, una settentrionale, nella quale è in corso una guerra totale contro le infrastrutture di Hamas, e una regione meridionale, definita “zona sicura” per i residenti di Gaza.

Questa è una divisione ingannevole.

Il nord sta diventando un’area sotto totale controllo israeliano mentre nel sud cresce un immenso campo profughi che tra breve, quando cominceranno le piogge, non sarà più adatto all’abitazione umana, tanto meno alle malattie o alle epidemie che potrebbero scoppiarvi.

Niente sarà al sicuro lì.

Mentre l’IDF è impegnata nella “pulizia” (sic) delle basi di Hamas nel nord della Striscia di Gaza, la parte meridionale, il “rifugio sicuro”, diventerà una terra di nessuno.

Si può guardare a ciò che è accaduto nel campo profughi di Jenin o in altri campi profughi della Cisgiordania, nei quali l’Autorità Palestinese non ha osato entrare, per capire cosa ci si può aspettare nel sud della Striscia di Gaza.

Il “risultato” strategico della conquista della Striscia di Gaza settentrionale potrebbe funzionare come un sistema di “vasi comunicanti”, in cui la sicurezza nella Striscia settentrionale intensificherà l’insicurezza nella sua parte meridionale.

Secondo la concezione di Israele, la crisi umanitaria fa parte dell’arsenale a sua disposizione.

Il suo ruolo è quello di inculcare nella coscienza palestinese la punizione apocalittica che dovrà affrontare chiunque d’ora in poi oserà sfidare Israele.

Si tratta di una continuazione del concetto strategico secondo cui la sofferenza umanitaria potrebbe produrre vantaggi in termini di sicurezza, un concetto che ha reso l’assedio di Gaza una realtà insostituibile.

Non importa che l’assedio duri da 17 anni senza impedire attacchi contro Israele, operazioni militari e, naturalmente, l’attuale guerra.

Ancora più importante, la crisi umanitaria a Gaza offre ora a Israele una opportunità diplomatica che include l’ottenimento di concessioni dall’Egitto come il futuro controllo del valico di frontiera di Rafah anche dopo la guerra, o il ripristino delle relazioni con la Giordania in cambio di un allentamento delle condizioni a Gaza, che ridurrebbe la pressione interna sul re di Giordania.

Soprattutto, questa crisi umanitaria comporta il ridimensionamento della pressione americana per raggiungere una soluzione a due Stati.

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Da ultimo, per oggi, citiamo alcuni canali Telegram di diffusione delle informazioni.

Vi avvisiamo, è tutta roba russa, ma i Russi sono molto più credibili del semi(?)-deficiente MinCulPop nostrano:

https://t.me/channelredline/12489

Scrivono che l’ospedale Al-Shifa nella Striscia di Gaza è stato completamente tagliato fuori dalla fornitura di energia elettrica, e l’IDF ha nuovamente bombardato massicciamente i suoi dintorni, e ci sono anche battaglie in corso accanto ad esso.

L’OMS afferma che è impossibile contattare i suoi coordinatori in questo ospedale, secondo il direttore generale dell’organizzazione, Tedros Ghebreyesus.

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https://t.me/intelslava/53379

Gli Israeliani spianano tutto dove arrivano; al termine di questa guerra Gaza non esisterà più.

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https://t.me/intelslava/53391

Situazione approssimativa della linea del fronte nella Striscia di Gaza.

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Bergamo, 12.XI.2023

Marco Brusa

 

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