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Bergamo in Comune | Novembre 22, 2024

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SAN PORFIRIO DI GAZA

SAN PORFIRIO DI GAZA

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Porfirio è un nome che va di moda oggi, non tanto per essere stato quello del Presidente/padrone del Messico spedito in esilio a pedate dalla rivoluzione di Pancho Villa e di Emiliano Zapata o quello di un noto play-boy di Santo Domingo schiantatosi mentre se ne stava andando “con guida sportiva” in Ferrari, quanto per essere stato quello di un santo praticamente sconosciuto, almeno fino a ieri.

Il nome Porfirio proviene dal greco ‘Porfuròs’ e significa “purpureo, rosso vivo”, per cui nel volgare italiano moderno può tranquillamente essere definito “Porfirio il Rosso”.

Non si è trattato di un santo di poco conto dal momento che il vescovo di Gerusalemme, che non era ancora Patriarca (lo è diventato, persino dopo quello raccomandatissimo di Costantinopoli, solo con il Concilio di Calcedonia nel 451) ma era comunque come minimo “piuttosto autorevole”, gli assegna l’incarico di custodire le reliquie della Santa Croce, quella trovata da Elena, madre di Costantino il Grande.

Non ridete, ma alcuni frammenti di queste reliquie della Santa Croce sono stati serissimamente donati quest’anno da Papa Francesco a Carlo III di Inghilterra [Galles, Scozia, Irlanda del Nord, Canadà, Australia, Nuova Zelanda, Gibilterra, isola di Man, isole Cayman, Falklands, Sant’Elena (appunto…), Tristan da Cunha, Georgia del Sud, etc. e non sappiamo bene cosa d’altro] perché venissero inseriti, cosa puntualmente fatta, nella croce processionale della cerimonia dell’incoronazione che, come la menano sempre gli Anglicani, è una cerimonia religiosa e non laica e democratica: Carlo è re per investitura divina, punto.

Torniamo al nostro Porfirio.

L’augusta imperatrice Elia Eudossia, moglie dell’imperatore Arcadio (caratterino mica male visto che i “Bisanti” d’oro si coniavano con la sua immagine e non con quella del marito), è in cattivi rapporti con l’allora Patriarca di Costantinopoli (nientepopòdimeno che San Giovanni Crisostomo, dottore della Chiesa) e il dissidio è violento per avere costui “decisamente criticato” gli onori resi alla statua d’argento dell’imperatrice eretta nelle vicinanze della basilica di Santa Sofia.

L’imperatrice decide che non sarà quell’antipatico di Giovanni “Bocca d’oro” (traduzione letterale dal greco di “crisostomo”, doveva davvero essere uno senza molti peli sulla lingua che le cose non le mandava certo a dire) a battezzare suo figlio e decide di affidare l’incarico ad un altro pur che sia in odore di santità; Porfirio si trova a Costantinopoli per chiedere all’imperatore (o meglio alla moglie dell’imperatore) un decreto per la distruzione dei templi pagani (oltre che per la concessione di privilegi ai luoghi di culto cristiani) ed è semplicemente perfetto.

Eudossia gli affida l’onore/onere di battezzare suo figlio: Il futuro imperatore Teodosio, l’ultimo imperatore dell’Impero Romano unito e l’ultimo ad essere definito “Magnus”, il Grande.

L’essere stato Teodosio denominato il Grande non lo salva comunque dalla scomunica che il vescovo di Milano, Sant’Ambrogio, gli tira senza troppi complimenti per avere fatto a Salonicco esattamente quanto gli Israeliani stanno facendo ai tempi nostri a Gaza: primo esempio nella storia di Chiesa indipendente e autonoma (proprio per niente “autocefala”) che si permette di prendere non a blandi rimproveri, ma a veri e propri ceffoni poco metaforici in mezzo all’approvazione popolare, il potere che pretende di essere autoreferente e violento.

Poi c’è stata la storia di Matilde di Canossa, di Papa Gregorio VII e dell’imperatore Enrico VI, ma è un’altra storia.

Mentre non è per niente un’altra storia Papa Francesco ai giorni nostri, il suo apostolato e il modo con cui il sistema mediatico (di proprietà delle finanziarie atlantiche) cerca di ridicolizzarlo senza riuscirci, pensate solo a quel libro di tre anni fa menzognero fin dal titolo: “L’enigma Bergoglio”…

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https://www.santiebeati.it/dettaglio/42900

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Porfirio da giovane era monaco eremita nel deserto di “Scete” a nord-ovest dell’odierno Il Cairo, luogo oggi noto come “Wadi El-Natrun” ovvero “Valle del carbonato di sodio” un deserto di sale insomma, ed essendo in odore di santità diventa vescovo della allora cristiana Gaza e vi rimane fino alla morte.

Sulla sua tomba viene edificata una chiesa, chiesa che, attraverso innumerevoli peripezie e ricostruzioni, era giunta fino ai giorni nostri, fino alla notte tra il 19 ed il 20 ottobre ad essere precisi; venendo rispettata perfino da Hamas, a cui non è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello di profanarla o di perseguitare i (pochi) Cristiani ortodossi di Gaza.

Un po’ come sta avvenendo con gli Armeni, per i quali ora l’unico luogo sicuro a sud del Caucaso è la Repubblica Islamica dell’Iran che ne ha la cattedrale a Tehran, che fa dichiarare dall’UNESCO “patrimonio dell’umanità” tre monasteri al suo estremo nord-ovest e che fa eleggere i loro deputati in Parlamento.

Non dimentichiamo cosa è successo al Cristiani d’Oriente iracheni: erano quasi due milioni prima delle guerre del Petrolio di Bush padre e figlio, ora sono, si e no, poco più di centomila; gli altri sono tutti emigrati, vale a dire dovuti scappare.

Sintetizzando gli eventi, la chiesa di San Porfirio è stata edificata una prima volta subito dopo la morte del santo verso il 425 d.C., completamente ricostruita ai tempi del Regno Crociato di Gerusalemme nel XII secolo, rinnovata nel XIX secolo sotto gli Ottomani e, in tutti questi secoli, è sempre stata officiata.

Adesso decine di persone potrebbero essere intrappolate sotto le macerie della chiesa greco-ortodossa di San Porfirio nella Striscia di Gaza, distrutta da un bombardamento israeliano la notte tra giovedì e venerdì.

Decine di Palestinesi sono morti sotto le macerie di una delle chiese più antiche di Gaza (già, non è la sola: esistono, o forse presto bisognerà dire “esistevano”, anche l’ospedale battista, una chiesa cattolica con circa centoventi fedeli residenti, la scuola cattolica “Sorelle del Rosario” di Tel el-Hawa con annesso un monastero di suore e altri luoghi minori).

La maggior parte delle persone uccise sono parrocchiani, che hanno cercato in chiesa rifugio dagli attacchi aerei.

Comunque “tranquillizzatevi”: anche le moschee a Gaza vengono regolarmente bombardate.

L’arcivescovo Alexios di Tiberiade del Patriarcato Ortodosso di Gerusalemme ha dichiarato che circa quattrocento persone si trovavano all’interno dell’edificio al momento dell’attacco: “Hanno colpito gli uffici e l’ingresso del monastero. Hanno sparato un missile e l’intero edificio è crollato. C’erano molti cristiani all’interno. Avremo bisogno di bulldozer per vedere quante persone sono sepolte sotto le macerie”.

Il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme ha espresso la “sua più ferma condanna per l’attacco aereo israeliano”.

“Prendere di mira le chiese e le loro istituzioni, insieme ai rifugi che forniscono per proteggere cittadini innocenti, in particolare bambini e donne che hanno perso le loro case a causa degli attacchi aerei israeliani sulle aree residenziali negli ultimi tredici giorni, costituisce – ha detto Alexios – un crimine di guerra che non può essere ignorato”.

Lo stesso Arcivescovo Alexios ha poi presieduto il rito funebre per i martiri di San Porfirio

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/10/20/patriarcato-ortodosso-attacco-a-chiesa-crimine-di-guerra_5aa8688f-6b8b-47c7-bbeb-9835732f6b47.html

https://t.me/Middle_East_Spectator/2627

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E il Vaticano ha confermato.

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2023-10/gaza-attacco-san-porfirio-chiesa-greco-ortodossa-crimine-guerra.html

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Il movimento Hamas ha denunciato l’attacco come “l’ennesimo crimine di Israele contro le religioni (sic) e i civili innocenti” e ha invitato la comunità internazionale a condannarlo.

https://tass.com/world/1693925

Nel frattempo la pessima Presidentessa della Commissione Europea se ne è andata a Tel Aviv a farsi fare un servizio fotografico, come quello che si era già fatta fare poche settimane fa a Lampedusa, e a dichiarare che “la Unione Europea sostiene Israele”.

Ma chi la eletta quella?

Boh!… Nessuno.

A nome di chi parla?

Non certo a nome dei popoli europei.

Forse a nome delle finanziarie atlantiche?

Levate pure il “forse” ed il punto interrogativo.

https://euractiv.it/section/mondo/news/dura-lettera-dei-funzionari-dellue-contro-il-sostegno-incondizionato-di-von-der-leyen-a-favore-di-israele/

Gli eccidi a Gaza stanno rendendo evidente come l’attuale dirigenza politica europea abbia la stessa credibilità della Compagnia delle Indie inglese ai tempi delle Guerre dell’Oppio: una serie di personaggi imposti che non rappresentano i popoli, ma interessi esterni ed estranei.

È inoltre molto significativo che tutto il Sud e l’Est del mondo si stiano auto-organizzando a modo loro, cercando di liberarsi del cosiddetto Occidente.

Come ha sostenuto un editorialista svizzero, Guy Joseph Mettan, al vertice della “Nuova Via della Seta” tenutosi pochi giorni fa a Pechino: “Questa iniziativa mira ad una prosperità condivisa senza limiti per tutti i paesi del mondo, mentre l’Occidente ha fatto la scelta di separarsi dagli altri”.

https://t.me/donbassitalia/18503

E non è certo favorendo l’aspetto più kamikaze di un paese come Israele che si può pensare di ottenere una vittoria che, se anche fosse ottenuta, sarebbe come quella coloniale delle Guerre dell’Oppio: da sostenere sempre sulle baionette degli ascari e sulle armi più avanzate (di cui, tra l’altro, l’Occidente non detiene più il monopolio).

Sarebbe sempre una vittoria precaria ed instabile, sempre in attesa di una novella battaglia di Hattin, quando il persiano Saladino ha fatto cessare il regno crociato di Gerusalemme.

Quando si dice che la Cina vuole arrivare a dominare il mondo si dice il vero, ma ci si dimentica che da loro il verbo “dominare” ha un significato affatto diverso che da noi.

Da quelle parti esisteva, duemilacinquecento anni fa, un certo Sun Tzu che scrive: “Le vittorie migliori sono quelle che si ottengono senza combattere”.

E aggiunge: “Ci si batte disperatamente solo nei terreni mortali (quando si è completamente circondati senza vie di fuga)”.

Situazione quest’ultima che sembra proprio descrivere la situazione attuale dell’economia occidentale e, di conseguenza, della politica dominata dalle finanziarie e dai loro lacchè.

Von Clausewitz scrive che “la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi”, solo che oggi viene da chiedersi quale sia questa “politica”.

Sicuramente non una politica popolare, come la guerra in atto dall’Ucraina a Gaza sta dimostrando (a Formosa invece no: i Cinesi non sono scemi e non ci cascano).

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Diciamo che questa “politica” è un qualcosa di molto emotivo.

Sta succedendo lo stesso fenomeno che lo storico Denis Mac Smith ha attribuito alla Buonanima chiamandolo “lo stratega delle illusioni”.

Vale a dire che, per stare al potere, si è messo a fare talmente tanta propaganda (illusioni, appunto) che ha finito per crederci, ha perso di vista la realtà, si è messo a fare grosse idiozie convinto di andare verso un trionfo ed ha causato la propria autodistruzione (insieme a quella di qualche centinaio di migliaia di Italiani, Jugoslavi, Greci, Etiopi, Spagnoli, etc.).

Lo stesso fenomeno sta accadendo ora con il sistema mediatico nostrano, che ha dei padroni, che permea tutto e che cerca di veicolare emotivamente messaggi completamente falsi a cui anche gli “esecutori del volere dei padroni” finiscono con il credere, come dimostrano le recenti uscite visibilmente fuori fase della Presidentessa della Commissione Europea.

Si potrebbe dire lo stesso anche della Prima Ministra danese, Mette Frederiksen, secondo la quale i “Palestinesi non sono paragonabili agli Israeliani” e che ha etichettato pure la domanda rivoltale in proposito come “storicamente ignorante” (sic).

Oppure quel Commissario dell’Unione Europea che, con decisione totalmente arbitraria ed autoreferente, ha stornato ad altra destinazione (Kiev o Tel Aviv) i fondi UE per la Palestina; salvo poi rimangiarsi tutto quando il governo irlandese si è irritato ed ha chiesto spiegazioni minacciando di aprire un dibattito pubblico sull’argomento, cosa semplicemente pericolosissima per coloro che sono e devono essere dominati dal sistema mediatico che non dà informazioni, ma induce emozioni.

Dopotutto anche l’Eire deriva da un movimento definito all’epoca come “terroristico”: Victory to Irish Republican Army!

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Questa “politica delle illusioni” che predomina in Occidente comporta anche un “catastrofismo” continuo, un fare aleggiare minacce tremende in continuazione per indurre timori tra le popolazioni e renderle meno intraprendenti, almeno dove ci si riesce.

Vedansi come sono descritti i crolli delle borse, la siccità, i migranti, il cambiamento climatico, gli asteroidi e simili, fino a quando non arrivano eventi potenzialmente davvero in grado di causare un vero e proprio cosiddetto Armageddon (battaglia finale tra il bene ed il male secondo gli evangelici nord-americani ma, nonostante una miriade di esegesi fantasiose, non esiste nulla del genere nell’Apocalisse di Giovanni che è un libro di speranza e non di distruzione: leggetelo, invece di leggerne i commenti sui “Social”) e allora tutto il sistema mediatico si mette ad urlare che i “buoni” sono loro e i “cattivi” gli altri.

Come abbiamo visto con la guerra in Ucraina, con i tentativi di farne scoppiare una a Formosa e come stiamo vedendo ora con gli eventi di Gaza: vi sono emuli moderni dello “stratega delle illusioni” che si sono messi ad appendere bandiere straniere sugli edifici pubblici, a stornare “fondi per la pace” per finanziare l’acquisto di armamenti, a farsi fotografare con un ex-attore sempre con il costume militare di fatica, etc.

Robe da chiodi, se non fossero drammaticamente vere.

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A questo punto, visto che stiamo parlando di San Porfirio di Gaza, vediamo di concludere con un evento simbolico avvenuto in Italia alcuni anni fa.

La simbologia nelle relazioni tra insiemi umani composti da milioni di individui è semplicemente molto importante perché permette a tutti una auto-identificazione a cui seguono azioni.

Nel 1997 la Cappella del Guarini, che ospitava la Sindone, a Torino è andata a fuoco allo stesso modo di come venticinque anni dopo è bruciata Notre Dame a Parigi: un restauro fatto al risparmio con quadri elettrici sottodimensionati che si surriscaldano di fianco a paratie in fogli di polietilene (plasticaccia) ancor più al risparmio e non ignifughe.

Una squadra di vigili del fuoco, senza nessun ordine a riguardo e senza alcun precedente addestramento specifico, ha attuato l’unico sistema che ha permesso di salvare il sacro lenzuolo: uno avanti con una mazza a colpire il vetro anti-proiettile fino alla frequenza di risonanza e alla frantumazione, gli altri dietro con gli idranti a costruire una vera e propria “galleria d’acqua” per proteggerlo dal calore.

Quando è stato chiesto a questi vigili del fuoco come erano riusciti ad attuare questa che era davvero l’unica sequenza di azioni possibile, hanno risposto che gli era venuto spontaneo e non hanno voluto o saputo aggiungere altro.

Un paio di giorni dopo è stato lo stesso Cardinale Arcivescovo ad aprire la teca e a srotolare la Sindone sul tavolo del refettorio di un monastero vicino a Torino e, al termine della ricognizione, ha detto solo poche parole ai giornalisti che lo aspettavano e la prima è stata: “Intatta”.

A cui ha aggiunto: “Il messaggio della Divina Provvidenza è chiaro. Gravi prove verranno: non temete!”.

Senza tirare in ballo la Divina Provvidenza e limitandoci, da laici, alla simbologia che ha valenza materiale, se guardiamo alla situazione in cui “terroristi” mussulmani proteggono Cristiani bombardati dagli Israeliani (ma questo lo avevamo già visto in Siria, dove Hezbollah ha addirittura riconquistato al cosiddetto “califfato” i villaggi aramaici per reinsediarvi i cristiani che si erano posti sotto la sua protezione), non possiamo chiudere meglio queste note su San Porfirio di Gaza.

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Bergamo, 21.X.2023

Marco Brusa

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https://www.washingtonpost.com/world/2023/10/20/gaza-church-strike-saint-porphyrius/

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2023-10/papa-francesco-gaza-telefonata-padre-romanelli-ultimatum.html

https://www.theguardian.com/world/2023/oct/20/destruction-chased-them-funeral-held-for-those-killed-in-gaza-church-airstrike

https://t.me/intelslava/52422

https://t.me/intelslava/52434

https://t.me/intelslava/52472

https://t.me/intelslava/52459

https://t.me/intelslava/52435

https://t.me/intelslava/52432

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https://t.me/intelslava/52489

Comments

  1. Marco Brusa

    Le ultime notizie odierne dicono che la chiesa di San Porfirio in quanto tale e ancora in piedi e che sono edifici che ne compongono la parrocchia ad essere stati distrutti.
    In effetti le foto circolate rappresentano edifici crollati in cemento armato.
    Questa precisazione non cambia assolutamente nulla nella sostanza.

  2. Marco Brusa

    C’è da chiedersi quale sarebbe la risposta internazionale se si trattasse di trentadue sinagoghe distrutte in poco più di due settimane…
    “Trentadue moschee di Gaza distrutte fino ad oggi”.
    Il servizio stampa del Ministero degli Interni di Gaza ha confermato il numero di moschee distrutte a seguito degli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza.

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