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Bergamo in Comune | Novembre 22, 2024

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COSA SUCCEDE A FUKUSHIMA?

COSA SUCCEDE A FUKUSHIMA?

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Nei nostri soliti giri sulla stampa internazionale ci siamo imbattuti in alcuni articoli pubblicati dai principali giornali dell’Estremo Oriente, Giappone, Corea e Cina.

Ve ne forniamo la traduzione degli stralci che ci sono sembrati più significativi; da essi risulta chiaramente come le autorità giapponesi stiano decidendo di scaricare in mare le acque contaminate da sorgenti radioattive di Fukushima e come questo scateni le ire furibonde dei Paesi vicini, oltre che quelle di una buona parte della stessa popolazione nipponica.

Ovviamente di tutto questo da noi non se ne parla, così come anche in Giappone l’opposizione della popolazione viene silenziata, quando non addirittura repressa con una “carcerazione a tempo indeterminato (e senza processo)” degli attivisti che vengono identificati.

La forma giuridica di questa carcerazione non è un qualcosa di “strano” che esiste solo nei paesi esotici, ma è un qualcosa che si diffonde a macchia d’olio nei paesi cosiddetti “democratici”, vedansi gli arresti dei No-TAV, il 41-bis ed il suo uso, etc.

In Cina ed in Corea del Sud il meccanismo è differente ed i locali sistemi mediatici sono piuttosto inviperiti e, incredibilmente per noi, chiedono energicamente informazioni più veritiere al governo giapponese.

Sia comunque chiaro che l’eventuale futuro scarico in mare di acqua radioattiva avverrà al di fuori di ogni possibile considerazione “scientifica” e solo per privatissime motivazioni economiche: costruire nuove vasche di raccolta costa tanto e la povera Tokyo Energy & Power Company sono 11 anni che da Fukushima non ha più utili ma solo grandi spese.

Poveretti! Bisogna capirli… E magari fare anche qualche piccolo sacrificio per aiutarli.

Ad esempio: accettare che, se tutte le acque di scarico radioattive si diluiranno uniformemente nella biosfera, tra pochi anni avremo alcuni milioni di nuclei radioattivi di Trizio all’interno del corpo di ciascuno di noi.

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Il Trizio, chimicamente parlando, è idrogeno, idrogeno tre il cui simbolo è 3H, o anche T.

Idrogeno instabile (vita media 17,8 anni) con due neutroni all’interno del nucleo e che, tramite emissione ß (beta meno) decade in elio tre, 32He, isotopo stabile.

Essendo chimicamente identico all’idrogeno si lega con l’ossigeno per formare HTO, acqua pesantissima, che entra nel ciclo biologico esattamente allo stesso modo dell’acqua H2O da cui siamo costituiti per oltre il 60%.

Il brillante risultato è che l’emissione ß avviene all’interno dell’organismo e, essendo di corto raggio d’azione, tutta, dicesi tutta, la sua energia viene a rompere i legami delle molecole organiche che ci costituiscono, con quello che ne segue…

Naturalmente ci sarà qualche sparascempiaggini che si metterà a dire che le radiazioni alfa e beta non sono pericolose.

Verissimo quando la sorgente è esterna e lo strato di cellule morte della pella è sufficiente a fermarle.

Falsissimo quando la sorgente è interna, come ben sanno i militari che in Cossovo hanno inalato la “polvere di mola” dei proiettili anticarro in Uranio impoverito ampiamente usati in quella guerra.

Se a qualcuno dovesse sembrare eccessivo il numero di “alcuni milioni” di isotopi di Trizio nell’organismo di ognuno di noi nel giro di pochi anni, allora citiamo l’esempio che il nostro indimenticato professore di Fisica Tecnica, prof. Mario Silvestri, faceva all’inizio dei suoi corsi al Politecnico per fare capire le dimensioni infinitesime del mondo degli atomi rispetto al nostro mondo macroscopico: “Un cammello fa pipì (sic) nel Sahara e supponiamo che dopo un anno l’acqua di quella urina si sia diffusa uniformemente in tutto il globo e che uno di voi beva un bicchiere di acqua purissima di sorgente. Quante molecole di acqua che erano nell’urina di quel cammello ci sono nel bicchiere? Ce ne sono duemila”.

Ipse dixit.

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ing. Marco Brusa

Bergamo, 15.III.2023

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E passiamo agli articoli dei giornali dell’Estremo Oriente.

Il primo è il giapponese Asahi Shimbun del 10 marzo.

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https://www.asahi.com/ajw/articles/14858355

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COSA STA SUCCEDENDO A FUKUSHIMA DODICI ANNI DOPO LA FUSIONE DEI NOCCIOLI?

Dodici anni dopo la fusione dei tre reattori della centrale nucleare di Fukushima n. 1, il Giappone si sta preparando a rilasciare in mare un’enorme quantità di acque reflue e trattate radioattive.

I funzionari giapponesi affermano che il rilascio è inevitabile e che dovrebbe iniziare presto.

La gestione delle acque reflue è meno impegnativa rispetto all’arduo compito di smantellare l’impianto che è appena agli inizi e la rimozione del combustibile nucleare fuso non è nemmeno iniziata.

La Tokyo Electric Power Company (TEPCO) punta a realizzare il rilascio entro la primavera, ma ha bisogno dell’approvazione da parte delle autorità.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica sta collaborando con il Giappone per garantire che questa attività soddisfi gli standard internazionali ed invierà una missione in Giappone per pubblicare un rapporto prima dell’inizio dello scarico.

Le 130 tonnellate giornaliere di acqua contaminata vengono raccolte, trattate e poi stoccate in vasche, che oggi sono circa 1.000 e coprono gran parte dei terreni dell’impianto.

TEPCO afferma che la radioattività può essere ridotta a livelli di sicurezza e assicurerà che l’acqua non sufficientemente filtrata venga trattata fino a raggiungere i limiti legali.

Il Trizio non può essere rimosso dall’acqua ma è innocuo in piccole quantità (sic) e viene regolarmente rilasciato da qualsiasi centrale nucleare, dicono i funzionari.

Sarà anche diluito, insieme ad altri isotopi radioattivi, dicono.

Il rilascio di acqua sarà graduale e le concentrazioni di Trizio non supereranno i livelli pre-incidente dell’impianto, afferma TEPCO.

Il governo e la TEPCO affermano che i serbatoi devono far posto alle strutture per lo smantellamento degli impianti, come lo spazio di stoccaggio per i detriti di combustibile fuso e altri rifiuti altamente contaminati.

I serbatoi sono pieni al 96% e dovrebbero raggiungere la loro capacità di 1,37 milioni di tonnellate in autunno.

Dicono anche di volere rilasciare l’acqua in modo controllato e trattato per evitare il rischio che l’acqua contaminata possa fuoriuscire in caso di un altro grande terremoto o tsunami.

Sarà inviata attraverso un tubo dai serbatoi a una vasca costiera per essere diluita con acqua di mare e rilasciata attraverso un tunnel sottomarino fino ad un kilometro dalla costa.

Le comunità dei pescatori locali affermano che le loro attività ed i loro mezzi di sussistenza subiranno ancora più danni.

I Paesi vicini come la Cina e la Corea del Sud e le Nazioni delle isole del Pacifico hanno sollevato problemi di sicurezza.

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Funzionari governativi e di TEPCO affermano che l’impatto dell’acqua sugli esseri umani, l’ambiente e la vita marina sarà minimo e sarà monitorato prima, durante e dopo i rilasci che continueranno durante il processo di disattivazione di 30-40 anni.

Le simulazioni da loro effettuate non mostrano alcun aumento della radioattività oltre i tre chilometri dalla costa.

Gli scienziati, invece, affermano che gli impatti sulla salute derivanti dal consumo di Trizio e altri radioisotopi attraverso la catena alimentare potrebbero essere peggiori rispetto al consumo di trizio nell’acqua e che sono necessari ulteriori studi.

I controlli incrociati sono un’altra preoccupazione: TEPCO afferma che i campioni di acqua sono condivisi con l’AIEA e l’Agenzia giapponese per l’energia atomica finanziata dal governo, ma gli esperti vorrebbero vedere controlli incrociati indipendenti.

All’interno dei reattori rimangono enormi quantità di combustibile nucleare fuso letalmente radioattivo.

Le sonde robotiche hanno fornito alcune informazioni, ma lo stato dei detriti nucleari fusi è in gran parte sconosciuto.

All’inizio di quest’anno, un veicolo sottomarino telecomandato ha raccolto con successo un minuscolo campione dall’interno del reattore dell’Unità 1: solo un cucchiaio da circa 880 tonnellate di detriti di combustibile fuso nei tre reattori, dieci volte la quantità di combustibile nucleare danneggiato rimossa durante la pulizia di Three Miles Island dopo la fusione parziale del nucleo nel 1979.

La rimozione di prova dei detriti nucleari fusi inizierà nell’Unità 2 entro la fine dell’anno, dopo un ritardo di quasi due anni.

La rimozione del combustibile esaurito dal pool di raffreddamento del reattore dell’Unità 1 inizierà nel 2027 dopo un ritardo di dieci anni.

Una volta rimosso tutto il combustibile esaurito, nel 2031 l’attenzione si concentrerà sull’estrazione dei detriti fusi dai reattori.

Alcuni esperti affermano che è impossibile riuscire a rimuovere tutti i detriti del combustibile nucleare fuso entro il 2051, data obiettivo del governo giapponese.

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Al che i Cinesi reagiscono piuttosto sull’inc… sull’inquietoso.

Da Global Times, meglio noto come Quotidiano del Popolo di Pechino

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https://www.globaltimes.cn/page/202303/1287107.shtml

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UNA INCHIESTA DI GLOBAL TIMES: IN CHE MODO LA TEPCO COLLUDE CON IL GOVERNO GIAPPONESE PER RIUSCIRE A SCARICARE LE ACQUE CONTAMINATE NUCLEARI?

Uno sporco affare (sic).

13 marzo 2023

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Di fronte alle proteste della comunità internazionale, alle serie preoccupazioni espresse dalle Nazioni vicine e alla forte opposizione anche da parte della società giapponese, il Giappone rimane ostinato nel portare avanti il ​​suo piano di scaricare acque reflue contaminate dal nucleare nell’Oceano Pacifico.

Questa decisione irresponsabile ed egoista ha suscitato critiche diffuse che il governo giapponese ha scelto di ignorare.

In questi articoli Global Times esaminerà da vicino come è stata presa questa decisione, quale impatto avrà sull’ambiente e sulla salute delle persone, nonché sugli accordi politici e sul lavoro di lobbying svolto dal governo giapponese con i Paesi occidentali.

Global Times ha condotto un’indagine completa sulla collusione tra la Tokyo Electric Power Company e il governo giapponese dietro il piano di scarico delle acque reflue contaminate dal nucleare.

In disprezzo degli interessi dei Paesi della regione e della salute umana, il governo giapponese ha comunque proseguito con il piano di scaricare acque reflue contaminate dal nucleare nell’oceano.

Tale comportamento irresponsabile ha suscitato paura e una forte preoccupazione sia in patria che all’estero.

Il Partito Comunista Giapponese ha protestato con forza contro il fatto che l’amministrazione Kishida stia andando controcorrente, vale a dire stia ritornando all’energia nucleare, mentre il Partito socialdemocratico giapponese ha pure affermato che il Giappone non deve più tornare sulla via della dipendenza dall’energia nucleare.

A Tokyo, vicino al quartier generale della TEPCO e alla residenza ufficiale del primo ministro, manifestanti giapponesi hanno tenuto una manifestazione di protesta, chiedendo che il governo e la TEPCO annullino i piani per scaricare le acque reflue contaminate dal nucleare in mare e utilizzino altri modi per mantenere l’acqua a terra.

Un giorno prima dell’anniversario, durante un’altra manifestazione davanti all’ufficio del Ministero giapponese dell’Economia, del Commercio e dell’Industria, l’ex primo ministro giapponese Naoto Kan e il leader del Partito socialdemocratico Mizuho Fukushima hanno tenuto un discorso.

Mizuho ha affermato che le acque reflue contaminate dal nucleare non devono essere scaricate in mare e che i materiali radioattivi devono essere gestiti centralmente.

Tuttavia, il governo giapponese ha fatto orecchie da mercante alla questione.

Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, ha affermato che le acque reflue contaminate provenienti dalla centrale nucleare distrutta di Fukushima 1 saranno scaricate nell’oceano tra la primavera e l’estate di quest’anno.

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“Attualmente, gli USA e la maggior parte dei Paesi europei chiudono un occhio sulla questione dello scarico di acque reflue contaminate dal nucleare.

Questa è una manifestazione della politica ‘realista’ dell’Occidente.

Ma in realtà, i principali oceani del mondo sono tutti collegati e i popoli degli Stati Uniti e dei paesi europei che ora rimangono in silenzio pagheranno sicuramente un prezzo pesante in futuro”, ha detto Zhou Yongsheng, vicedirettore del Japanese Studies Center presso la China Foreign Affairs University.

La TEPCO era una volta la più grande azienda energetica del Giappone e uno dei maggiori produttori privati ​​di energia nucleare al mondo.

Nel luglio 2012, dopo il disastro nucleare di Fukushima, per salvare la TEPCO che era sommersa dal debito legato al disastro, il governo giapponese ha di fatto nazionalizzato la società iniettando mille miliardi di yen di denaro dei contribuenti in cambio dell’acquisizione del 50,11 % di TEPCO.

“Per il governo giapponese, scaricare le acque reflue contaminate dal nucleare in mare è l’approccio più semplice ed economico”, ha detto Zhou, spiegando che l’elettrolisi, la riduzione chimica e i metodi di distillazione per il trattamento delle acque reflue contaminate dal nucleare richiedono investimenti finanziari significativi, oltre a ricerca tecnica a lungo termine.

Secondo l’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare e industriale, nel 2007 la TEPCO ha ammesso di aver falsificato i dati delle sue centrali nucleari per coprire i problemi durante le ispezioni governative in 199 occasioni dei suoi 13 reattori a Fukushima Daiichi e delle centrali nucleari di Kashiwazaki-Kariwa tra il 1977 e 2002.

Una campagna di bugie.

Per giustificare le sue azioni, la TEPCO ha anche lanciato una campagna per nascondere il suo comportamento di scaricare le acque reflue radioattive e creare una falsa impressione pubblica che il processo fosse controllato e sicuro.

La TEPCO ha iniziato ad allevare sogliole nell’acqua di mare contenente le acque reflue contaminate dal nucleare dalla centrale nucleare di Fukushima dall’ottobre 2022, ha riferito lo Yomiuri Shimbun. Mostrando che queste sogliole non presentavano anomalie rispetto a quelle allevate in acqua di mare, TEPCO mirava a dimostrare la sicurezza delle acque reflue contaminate dal nucleare prima della prevista discarica di questa primavera.

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Nonostante le preoccupazioni diffuse, TEPCO ha affermato che la stragrande maggioranza dei materiali radioattivi può essere rimossa dopo aver utilizzato un sofisticato processo di filtrazione e che verrà effettuato un trattamento secondario per diluire la concentrazione di Trizio nelle acque reflue fino a 1/40 dello standard nazionale giapponese prima che le acque reflue contaminate siano scaricate in mare.

Si tratta di un’affermazione ingannevole e fuorviante.

Non ci sono precedenti internazionali per una concentrazione così ampia ed eccessiva di scarichi di acque reflue nucleari in mare, ha osservato Zhou.

Allo stesso tempo, le acque reflue contaminate scaricate dal Fukushima Daiichi sono diverse dalle acque reflue scaricate durante il normale funzionamento di una centrale nucleare.

Gran parte delle acque reflue della centrale di Fukushima è entrata in contatto con il combustibile nucleare fuso, le sostanze radioattive contenute nell’acqua sono estremamente complesse ed è altamente dubbio che sostanze radioattive diverse dal Trizio possano essere completamente rimosse dall’acqua , secondo Zhou.

“Se il governo giapponese scarica acque reflue contaminate dal nucleare nell’oceano e provoca l’inquinamento dell’ambiente marino, dovrebbe assumersi la corrispondente responsabilità ai sensi del diritto internazionale”.

“Ma al momento, le convenzioni internazionali pertinenti sono vaghe e non vi è alcuna chiara responsabilità. Inoltre, le acque reflue non vengono versate tutte nell’Oceano Pacifico tutte in una volta, ma vengono scaricate lentamente nell’oceano per un lungo periodo di tempo.

Questo all’inizio potrebbe non suscitare molto scalpore, ma questo danno sarà graduale e la comunità internazionale non può né monitorare né limitare gli impatti negativi”, ha avvertito Zhou.

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E passiamo a cosa dice The Korea Times, ovviamente, facendo parte del campo occidentale, molto più moderato.

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https://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2023/03/113_345995.html

https://www.koreatimes.co.kr/www/world/2023/03/501_343887.html

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IL GIAPPONE VIENE CRITICATO PER LA RIDUZIONE DEGLI STANDARD DEI TEST SULL’ACQUA RADIOATTIVA DI FUKUSHIMA.

23 febbraio 2023

Seoul ha esortato a rispondere con fermezza alla mossa di Tokyo.

Gli attivisti ambientali coreani hanno condannato giovedì l’ultima mossa del governo giapponese per eliminare l’acqua radioattiva dal proprio suolo che è ora immagazzinata nella centrale nucleare colpita dallo tsunami a Fukushima.

Filtrata e prevista per lo scarico nell’Oceano Pacifico quest’anno, l’acqua, secondo il governo giapponese, è stata testata per verificare i livelli di concentrazione di nuclidi radioattivi che inquinerebbero l’ambiente marittimo.

Quanto preoccupa gli attivisti è che il governo giapponese ha recentemente ridotto da 64 a 30 l’elenco dei nuclidi radioattivi per misurarne e verificarne i livelli di sicurezza.

L’elenco è stato ridotto a più della metà perché il governo giapponese ritiene che alcuni nuclidi radioattivi abbiano un tempo di dimezzamento così breve che la loro radioattività si assottiglierebbe a un livello di concentrazione abbastanza minuscolo da essere quasi non misurabile e non influente per l’ambiente.

Ma il problema più grande con il piano di scarico del Giappone è che il potenziale effetto biologico dell’acqua sulle specie marittime nell’oceano non è stato ancora completamente testato.

Il governo giapponese ha appena iniziato con quell’esperimento all’inizio di quest’anno, mettendo pesci in un acquario contenente un becquerel di cesio per vedere cosa succede.

Choi Kyoung-sook, il coordinatore del Korea Radiation Watch, un gruppo civico di attivisti ambientali con sede a Seoul, ha dichiarato al Korea Times: “la spiegazione del governo giapponese che sostiene la sicurezza dello scarico si basa solo sulla sua convinzione che l’acqua ‘sembra abbastanza pulita’ dopo essere stata filtrata dall’Advanced Liquid Processing System (ALPS) che il governo giapponese afferma di usare per trattare l’acqua prima dello scarico previsto per questa primavera”.

“È come se versassero un litro di latte in 1.000 tonnellate di acqua e dicessero: ‘Ehi, l’acqua non sembra affatto opaca’” ha detto Choi. “ALPS non può filtrare il trizio. Il carbonio-14 ha un’emivita di 5.000 anni. Chi può essere così sicuro che l’acqua radioattiva contenente quelle particelle radioattive sia abbastanza sicura da essere scaricata nell’oceano?”

Il governo coreano non è stato così critico nei confronti del Giappone come dovrebbe essere, ha detto Choi.

Ha detto che le autorità sembrano trascurare di richiedere prove scientifiche sufficienti dal paese vicino che garantiscano la sicurezza dello scarico.

“Non c’è alcuna prova scientifica affidabile di quanto il governo giapponese ha dichiarato per sostenere che lo scarico è sicuro”, ha detto Choi.

“Il nostro governo dovrebbe assicurarsi con il Giappone che non ci siano effetti biologici dannosi dallo scarico e che la valutazione ambientale del Giappone si basi su dati affidabili”.

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LE ISOLE DEL PACIFICO CHIEDONO AL GIAPPONE DI RITARDARE IL RILASCIO DEI RIFIUTI DI FUKUSHIMA PER TIMORE DELLA CONTAMINAZIONE

01 marzo 2023

Le Nazioni delle isole del Pacifico stanno esortando il Giappone a ritardare il rilascio di acqua dalla centrale nucleare distrutta di Fukushima per timore che la pesca venga contaminata, ha affermato mercoledì il Pacific Island Forum (PIF).

Il PIF, un blocco regionale di 17 nazioni insulari, sostiene che il rilascio dell’acqua potrebbe avere un impatto importante sulle zone di pesca su cui fanno affidamento le economie insulari e da cui proviene fino alla metà del tonno mondiale.

Gli USA hanno condotto test nucleari nelle isole del Pacifico negli anni ’40 e ’50 e le Isole Marshall continuano cercare di ottenere maggiori risarcimenti da Washington per gli effetti duraturi sulla salute e sull’ambiente.

La Francia ha condotto test atomici tra il 1966 e il 1996 presso l’atollo di Mururoa nella Polinesia francese nell’Oceano Pacifico meridionale.

Ken Buesseler, uno scienziato della Woods Hole Oceanographic Institution, ha dichiarato mercoledì al forum che un gruppo di esperti scientifici del PIF stava esortando il Giappone a riconsiderare il rilascio di rifiuti perché non era supportato da dati e erano necessarie ulteriori informazioni.

La radioattività si sposta attraverso l’oceano con le correnti e le maree e rischia di contaminare i pesci, ha detto.

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