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LE RADICI STORICHE DELLA CRISI DEL DONBÄSS
Traduzione in italiano di un articolo pubblicato su Russia Today, del 19 marzo 2022.
Russia Today è un giornale russo “on line” in lingua inglese la cui lettura è stata arbitrariamente ed illegalmente proibita ed impedita dalla Unione Europea, ma noi (discendenti da ascoltatori di Radio Londra e di Radio Mosca) lo andiamo a leggere lo stesso e, quando vi troviamo qualcosa di interessante, lo pubblichiamo.
https://www.rt.com/russia/552285-donbass-russia-ukraine-history/
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La regione ha una propria identità distinta che non corrisponde né a quella russa, né a quella ucraina.
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Gli eventi attuali hanno portato ad una rinnovata attenzione verso il Donbäss, una regione storica al confine tra Ucraina e Russia.
Quest’area è emersa abbastanza di recente all’attenzione della storia, ha sempre avuto caratteristiche proprie ed è importante cercare di capire la sua evoluzione storica per comprendere la crisi odierna, iniziata nel 2014.
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Oggi il Donbass è una regione industriale e mineraria, ma per molto tempo è stata un’area in gran parte disabitata.
La zona della steppa che correva lungo i confini meridionali della “Rus” medievale (non ancora divisa in Russia, Ucraina e Bielorussia) era chiamata “Campi selvaggi” (Wild Fields), era la patria di popoli nomadi e gli agricoltori si sono spostati a sud solo con grande difficoltà. Dopo l’invasione mongola nel 13° secolo, i “Wild Fields” erano un luogo pericoloso da frequentare.
Nel corso dei quattrocento anni successivi alcuni contadini provenienti dalla Russia e dall’Ucraina hanno iniziato a stabilirsi gradualmente nelle aree del futuro Donbäss.
Un grande cambiamento è avvenuto nel XIX Secolo quando i giacimenti di carbone ivi scoperti sono diventati indispensabili all’industria e in quell’epoca sono state fondate molte delle città senza le quali è impossibile immaginare il Donbäss di oggi.
Nel 1869 l’industriale britannico John Hughes ha costruito una fabbrica attorno alla quale è cresciuto il villaggio di Yuzovka: in seguito rinominato con vari altri nomi, Stalino incluso, fino a quando un uomo del posto non lo ha ribattezzato Donetsk nel 1961. Il nome di quest’uomo è Nikita Khruschev che da umili origini di operaio metallurgico era arrivato a guidare l’Unione Sovietica.
Nel 1868 viene fondata Kramatorsk e nel 1878 Debaltseve.
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Le città sono cresciute rapidamente e le miniere di carbone e le fabbriche in grande sviluppo hanno formato l’aspetto, unico nel suo genere, della regione. Anche il paesaggio ne è risultato completamente modificato: ovunque si vada nel moderno Donbäss, enormi discariche di scorie attirano l’attenzione.
Il Donbäss si è formato come una regione industriale e le sue città e fabbriche spesso si fondono l’una nell’altra, anche oggi.
La regione è stata abitata tramite diverse immigrazioni di coloni provenienti dalla Russia e dall’Ucraina e la sua popolazione è sempre stata molto varia, però i suoi vari popoli si sono mescolati facilmente a causa della vicinanza delle loro lingue e culture.
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX Secolo lo sviluppo è stato rapido e il Donbäss che conosciamo oggi era diventato una enorme area mineraria ed industriale per l’Impero russo.
Molto è cambiato con il 1917 quando due rivoluzioni e una guerra civile hanno diviso la storia dell’intera Russia in un “prima” e in un “dopo”.
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Dopo la Rivoluzione di Febbraio e la caduta della monarchia un governo provvisorio ha governato questa regione e nel frattempo la “Rada Centrale” (1) a Kiev ha dichiarato l’autonomia dell’Ucraina e, dopo la Rivoluzione di Ottobre, l’indipendenza.
La “Rada” aveva notevoli rivendicazioni territoriali che non sono state trasformate in realtà.
Yuzovka (ora Donetsk) era una città di confine secondo le pretese della “Rada” che comunque non è mai arrivata ad esercitare una qualche autorità sulla maggior parte di questi territori e si è messa presto a questionare con il Governo Provvisorio di Pietrogrado.
Tutta la questione dei confini si sarebbe probabilmente risolta con una serie di noiosi dibatti parlamentari quando, il 7 novembre 1917, è scoppiata la rivoluzione socialista.
Dopo di questa gli eventi si sono messi a correre: a Kiev l’insurrezione comunista è stata repressa e a questa repressione gli ufficiali russi, che consideravano la “Rada” ucraina un male minore rispetto ai Rossi, hanno preso parte con zelo.
Nel frattempo, nell’est dell’autoproclamata Ucraina, si stava formando una coalizione molto insolita ed il suo centro era a Kharkov, grande città industriale che non fa parte del bacino di Donetsk ma che è ad essa strettamente legata.
La diversa identità del Donbäss era già emersa in quel momento, anche se l’area era amministrativamente divisa in tre entità che comunque avevano economia ed interessi comuni.
Mentre la “Rada” era in sessione, i consigli locali nell’est dell’Ucraina hanno annunciato l’unificazione dei bacini carboniferi del Donbass e del Krivbass che comprendeva anche città appartenenti alla regione del cosiddetto esercito cosacco del Don, come Mariupol, Krivoy Rog, amministrativamente parte della provincia di Kherson, e Kharkov.
Questa nuova entità, chiamata informalmente “Donkrivbäss” o semplicemente “Donbäss”, non rivendicava l’indipendenza e riteneva assurda l’idea di separarsi dalla Russia, volendo diventare invece una provincia autonoma al suo interno, ed i progetti di indipendenza dell’Ucraina non interessavano i suoi ideatori.
Nikolai von Ditmar, presidente del Consiglio dei Soviet dei minatori del sud della Russia, osservava:
“Industrialmente, geograficamente e all’atto pratico, questa intera area è completamente diversa da quella di Kiev. L’intero distretto ha una sua importanza fondamentale completamente indipendente per la Russia e vive una vita separata. La subordinazione amministrativa del distretto di Kharkov a Kiev non è per nulla necessaria dal momento che non corrisponde alla realtà. Tale subordinazione artificiale non farebbe altro che complicare e ostacolare la vita del distretto, tanto più che questa subordinazione sarebbe dettata da questioni di opportunità e da esigenze esterne, di fatto principalmente dalle rivendicazioni dei capi del movimento ucraino”.
Nel febbraio del 1918, Fyodor Sergeyev, un bolscevico noto nel partito con lo pseudonimo di Artyom, proclama la Repubblica Sovietica di Donetsk-Krivoy Rog (DKR) come regione autonoma all’interno della RSFSR, la Russia sovietica.
La DKR era legittima? Né di più né di meno di una qualsiasi altra entità autoproclamata formatasi sulle rovine dell’Impero russo, dove alcuni Stati proclamavano la loro indipendenza e poi crollavano nel giro di una settimana.
Un altro esempio del genere è stato la cosiddetta “Ucraina verde”, un tentativo di fondare uno stato ucraino indipendente vicino all’Oceano Pacifico. Quel progetto era incentrato sulla città di Khabarovsk che oggi dista 8.924 km da Kiev.
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Il progetto della DKR non è stata un’idea della dirigenza del Partito bolscevico. Si è sviluppato proprio come conseguenza di una identità regionale già formata. Vladimir Lenin sapeva dell’imminente creazione della DKR e non fece alcuna obiezione.
I confini che Artyom rivendicava per la repubblica erano più modesti di quelli tracciati dalla “Rada”, ma comunque molto ampi, ma il problema che aveva la DKR era lo stesso della “Rada”: il controllo effettivo sul territorio era molto debole o inesistente.
La DKR aveva un proprio governo che includeva rappresentanti dei tre partiti di sinistra: bolscevichi, menscevichi e socialrivoluzionari ed alcuni degli aspetti della sua legislazione appaiono molto insoliti e miti per gli standard del tempo e del luogo. Ad esempio, la pena di morte era stata ufficialmente vietata.
In generale, Artyom e la sua squadra avevano una reputazione tra i bolscevichi di “liberali dal cuore tenero” che ostacolavano ogni repressione e liberavano i “borghesi” dalle prigioni.
In breve, per gli standard della Russia dilaniata dalla guerra civile, la DKR era un vero e proprio caposaldo di umanità.
Non tutto però funzionava come avrebbero voluto gli ideatori della repubblica. Ad esempio: le rappresaglie arbitrarie erano vietate ma le autorità locali le praticavano segretamente. Tuttavia, la tendenza generale era molto più clemente che in altri luoghi.
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Il problema principale è stato che Artyom ed i suoi compagni non sono riusciti a mantenere il potere.
L’esercito tedesco ha continuato le sue offensive durante la Prima Guerra Mondiale ed è arrivato da ovest: le forze di Berlino hanno distrutto la DKR nel maggio del 1918.
In quel periodo il Donbäss e tutta la Russia sono precipitati nell’abisso. In un primo momento i Tedeschi hanno saccheggiato la regione che poi è diventata teatro di battaglia tra le due parti principali della guerra civile, i Bianchi ed i Rossi.
Tuttavia, la “diversità” del Donbäss non era scomparsa ed il dibattito su come organizzare il territorio è continuato fino al 1923 senza che la decisione circa il posto che la regione avrebbe dovuto occupare nel nuovo ordine fosse affatto scontata.
Le sue città erano per lo più russe sia nella lingua che nell’autoidentificazione, ma le forze di occupazione tedesche avevano installato un governo ucraino collaborazionista.
Sia i Tedeschi che gli Ucraini avevano assassinato gli oppositori politici e coloro che erano sospettati di simpatizzare con i rossi.
Allo stesso tempo il governo ucraino aveva iniziato ad attuare la sua politica di “ucrainizzazione” con il tentativo di imporre la propria lingua e identità alla popolazione locale.
Uno dei suoi primi decreti recitava:
“In tutte le istituzioni statali della regione di Kharkov, tutte le attività dovranno essere effettuate solo in lingua ucraina”.
Un altro requisito era:
“Per tutte le istituzioni si fa obbligo di sostituire tutte le scritte su cartelli, manifesti e annunci con la lingua ucraina entro tre giorni (…) Le dichiarazioni di alcuni dirigenti che affermano che è impossibile sostituire le scritte in tre giorni non sono da considerarsi convincenti perché alcuni uffici hanno già adempiuto a questo ordine (…) Se i cartelli, i manifesti, gli annunci, ecc. non saranno stati sostituiti con quelli scritti nella lingua di Stato entro il termine stabilito, allora saranno identificati i capi di distretto, dei dipartimenti dei trasporti e degli uffici postali e saranno severamente puniti secondo le leggi della Repubblica Popolare Ucraina”.
Questi tentativi non hanno avuto successo per un motivo molto semplice: non c’erano abbastanza parlanti ucraino per introdurre la lingua nelle scuole e negli uffici.
La situazione ha raggiunto livelli comici quando il responsabile della commissione per l’ “ucrainizzazione” salutava i partecipanti in ucraino, dopodiché le riunioni proseguivano con tutti che parlavano in russo.
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Dopo la sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale, il Donbäss è stato facilmente ripulito dalle formazioni ucraine ed è iniziata la guerra vera: tra i Rossi ed i Bianchi.
In ogni modo la questione dello stato giuridico del Donbäss era rimasta in sospeso e né i Rossi né i Bianchi hanno mai riconosciuto alcuno stato ucraino indipendente.
I bolscevichi, invece, hanno accolto favorevolmente la creazione dell’Ucraina, ma solo se rigorosamente rossa.
Qualunque fossero le sue intenzioni, la “Rada” non era in condizione di realizzare le sue pretese con la forza e l’autorità sulle rovine della Russia poteva essere imposta solo con la minaccia delle armi.
Artyom aveva insistito che, in base ai legami economici e alla lingua della popolazione, la regione avrebbe dovuto fare parte della Russia sovietica.
Tuttavia, questa idea è stata silurata nientepopodimeno che da Lenin in persona, il quale seccamente derise l’idea di ricreare la DKR, dichiarando che Artyom era “uno che giocherella con l’indipendenza”.
La logica in base alla quale i capi sovietici hanno deciso di includere il Donbäss all’interno dell’Ucraina è interessante:
“Separare le province di Kharkov e di Ekaterinoslav (odierna Dnepropetrovsk) dall’Ucraina porterà alla nascita di una repubblica contadina piccolo-borghese e si avrà sempre il timore che la maggioranza contadina possa affermarsi anche in altri Congressi dei Soviet dal momento che gli unici distretti puramente proletari sono quelli minerari del bacino di Donetsk e di Zaporozhye”.
I bolscevichi, che erano sostenuti principalmente dai lavoratori, hanno inserito letteralmente a martellate questa regione dentro l’Ucraina proprio perché la regione industriale era molto diversa dal resto di quella repubblica.
Artyom era morto in un incidente ferroviario nel 1921 e, ovviamente, non avrebbe potuto impedirlo.
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Il Donbäss è stato incorporato nell’Ucraina sovietica senza alcuno statuto speciale e nella regione è stata lanciata una campagna di “indigenizzazione”. L’ideologia sovietica richiedeva che la cultura ufficiale, la lingua e le tradizioni di coloro che erano considerati i veri indigeni di una repubblica venissero letteralmente impiantate in tutto il territorio delle singole repubbliche nazionali.
L’URSS, soprattutto all’inizio, ha mantenuto una sorta di politica di “azione affermativa” del governo e uno dei capi della nascente Unione Sovietica, Nikolai Bukharin, ha formulato così questo compito:
“Non si può nemmeno approcciare a questo dal punto di vista dell’uguaglianza delle singole nazioni e Lenin lo ha ripetutamente dimostrato. Al contrario, dobbiamo dire che noi, come ex-grande potenza, abbiamo il dovere di (…) favorire le diseguaglianze facendo concessioni ancora maggiori alle tendenze nazionali (…) Solo con una tale politica e pagando questo prezzo, ponendoci fittiziamente in una posizione inferiore rispetto alle altre, potremo comperare la vera fiducia delle nazioni un tempo oppresse”.
La “ucrainizzazione” del Donbäss è stata allora effettuata sistematicamente e con la rigidità tipica dell’URSS.
Tutte le citazioni dei tempi in cui la regione era autonoma sono state proibite, è stato effettuato un tentativo di introdurre la lingua ucraina ovunque e, nel 1930, un certo numero di insegnanti universitari sonostati arrestati per essersi rifiutati di passare alla lingua ucraina e di adottare la “cultura ucraina”.
La “ucrainizzazione” della stampa, dell’istruzione e della cultura è continuata fino alla seconda metà di quel decennio, quando Joseph Stalin decise di dare alla politica nazionale in una direzione diversa.
Tuttavia, il carattere distintivo del Donbäss, anche se piuttosto sbiadito, non è mai completamente scomparso e lo stile di vita della regione è rimasto ancora significativamente diverso da quello del resto dell’Ucraina.
La regione industriale, di lingua russa e in gran parte etnicamente russa ha mantenuto il suo carattere distinto sia durante l’era degli incredibili sconvolgimenti nella prima metà del XX secolo che durante i tempi stagnanti della tarda URSS.
E allo stesso modo si è preservato dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991.
Evgeniy Norin
Storico russo che ha approfondito le guerre e la politica internazionale della Russia
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– “Rada” è un termine tradizionale ucraino che significa “Consiglio”, talvolta corrisponde a “Parlamento” o a “Soviet”.
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