(29.01.20) “Bergamo in comune” sul taglio degli alberi in Piazza Dante
GORI MANI DI FORBICE
Il taglio delle 11 piante di Piazza Dante Alighieri è l’ennesimo atto di distruzione del verde urbano perpetrata dalla giunta Gori.
Gli alberi saranno tagliati per consentire a un privato (a cui si sono cedute a prezzo di realizzo le strutture dell’ex diurno e del sottosuolo della piazza) di realizzare l’ennesimo locale di lusso. Il sindaco Gori antepone, un’altra volta, l’interesse di un ennesimo singolo, ricco, privato, all’interesse della collettività. I cittadini sono infatti certamente più interessati alla conservazione del poco verde urbano rimasto in centro che ad avere un nuovo inutile costoso locale.
Le argomentazioni addotte dall’amministrazione Gori per legittimare il taglio delle piante sono al limite del grottesco. L’impermeabilizzazione delle volte del diurno possono essere infatti essere realizzate senza eliminare necessariamente gli alberi; le piante, che secondo l’amministrazione erano malate in stato terminale, sono risultate fondamentalmente sane; i possibili danni causati dalle radici alle volte paiono una scusa fantasiosa se si pensa che le volte sono quelle di un rifugio antiaereo progettate per sopportare dei bombardamenti.
La realtà è che per salvare le piante si sarebbe dovuto chiedere al privato che interviene di spendere di più: oggi con le risorse adeguate, si può infatti risolvere quasi ogni problema tecnico. Solo la volontà dell’amministrazione di prostrarsi acriticamente agli interessi del singolo privato ha comportato questo ulteriore doloroso sacrificio. Si è in sostanza scelto di favorire gli interessi di uno, evidentemente ben dotato di soldi da investire ma taccagno, contro l’interesse di tutti gli altri.
Il sindaco Gori, che ha tentato di accreditarsi come sensibile alle tematiche ambientali girando in bicicletta (a pedalata assistita) per la città e elevando indiscriminatamente il costo della sosta in centro (ai residenti e ai non residenti), è lo stesso che probabilmente passerà alla storia come colui che “dove è passato non ha fatto più crescere un albero”.
Forse è il caso che i cittadini dicano basta! (29.01.20 – Francesco Macario – “Bergamo in comune”)
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