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Bergamo in Comune | Dicembre 22, 2024

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(20.07.19) Rivolte coloniali, governatori autocrati, dollari bucati. Finanziarie aggressive ed autostrade bergamasche

(20.07.19) Rivolte coloniali, governatori autocrati, dollari bucati. Finanziarie aggressive ed autostrade bergamasche

di Marco Brusa (“Bergamo in comune”)

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Vediamo ora chi mai può essere il fondo di investimento che è tanto generoso da volere distribuire la modica cifra di trecento milioni di euro (300.000.000,00) ai padroncini della Bergamasca perché provvedano ad edificare la nuova autostrada Bergamo-Treviglio e che dichiara di avere trecentoquarantatre miliardi di euro (343.000.000.000,00) di patrimonio globale in gestione e di essere il gestore patrimoniale delle infrastrutture più grande del mondo al punto di avere vinto nel 2016 il titolo di “Infrastructure Manager” dell’anno.

Questo fondo di investimento è Macquaire Capital, facente parte dell’australiano Macquarie Group Limited (The Millionaire Factory).

Come recita il loro sito internet Macquarie è un gruppo finanziario diversificato che fornisce ai clienti (ovviamente solo a quelli con una solida posizione patrimoniale) soluzioni di gestione finanziaria e una solida struttura di gestione del rischio.

La storia di questo gruppo risale alla Guerra di Indipendenza Americana quando il lealista Lachlan MacQuaire, di madrelingua gaelica, lasciò la sua isola nativa nelle Ebridi scozzesi e si arruolò giovanissimo nell’esercito inglese andando a combattere valorosamente contro gli insorti americani nell’84° Reggimento dei Royal Highland Emigrants e contribuendo validamente a mantenere sotto re Giorgio il Canadà.

In seguito aderì al Grande Oriente massonico, partecipò alla presa di Alessandria che concluse la Campagna di Egitto contro Napoleone e fece una rapida carriera combattendo contro tutti i nemici della Compagnia delle Indie.

Come premio per la sua lealtà e per il suo valore, oltre che per l’appartenere ad una loggia massonica, venne nominato governatore del Nuovo Galles del Sud in Australia.

Ora avvenne che la situazione di quella colonia (penale) nei primi anni del XIX secolo fosse di fatto sfuggita al controllo del governo di Sua Maestà Britannica e fossero in corso tutta una serie di ribellioni. Poco male quando i ribelli erano di origine irlandese, li si impiccava e basta, senza troppi complimenti…

Ma quando i ribelli erano Inglesi puro sangue o, addirittura, alti ufficiali del British Army, allora la faccenda doveva per forza prendere tutto un altro andazzo.

All’epoca il governatore del Nuovo Galles del Sud era un tizio di nome William Bligh, valido navigatore con un curriculum di tutto rispetto oltre ad essere stato amico personale di Horatio Nelson.

Piccola divagazione alla nostra storia: Nelson viene ricordato dagli Inglesi per la vittoria di Trafalgar, dai Francesi per il blocco navale che creò carestia, dai Danesi per avere bombardato Copenhagen e dai Napoletani, da cui venne chiamato il “feroce Nelson”, per avere allegramente appeso ai pennoni delle navi o sulla piazza del mercato i patrioti della Repubblica Partenopea: Francesco Caracciolo, Eleonora Pimentel Fonseca, Mario Pagano ed un centinaio di altri. Il tutto su istigazione di Lady Hamilton, amica saffica della regina di Napoli Maria Carolina che, essendo sorella di Maria Antonietta, era una Asburgo molto vendicativa nei confronti di tutto quanto fosse in odore di giacobinismo e maniaca dell’uso del boia. Non è un caso che la frase “Infranse infin l’italico valore le forche e l’armi dell’impiccatore” nell’Inno del Piave sia stata scritta 120 anni dopo da un Napoletano. A Napoli certe storie le ricordano ancora molto bene…

Ma non divaghiamo, torniamo a William Bligh, navigatore con la fissa della disciplina e dalla vita molto avventurosa. Si può dire che la rivolta contro l’arroganza e l’ingiustizia lui la avesse nel sangue, solo che non era lui colui che si ribellava, ma era colui che si buscava la ribellione e che veniva regolarmente sconfitto dai rivoltosi. Era insomma il comandante contro-rivoluzionario ideale: perdeva sempre.

Un minimo di cronologia:

Nel 1779 era giovane guardiamarina con James Cook, l’ultimo dei grandi navigatori, alle isole Hawaii quando gli indigeni si ribellarono ad una angheria e fecero a Cook quello che altri indigeni nelle Filippine avevano fatto a Magellano oltre duecentocinquanta anni prima. Bligh scampò, riuscì a reimbarcarsi con altri Britannici e tutti quanti telarono come delle lippe verso il Tamigi, dall’altra parte del mondo. Ebbe poi l’incarico di stendere la relazione ufficiale sulla morte di Cook.

Nel 1788 Bligh era il comandante di HMS Bounty e se volete sapere come andò quella volta andatevi a vedere i film di Hollywood…

Fatto sta ed è che il suo concetto di disciplina, oltre ad una indubbia capacità di saper navigare, piaceva all’Ammiragliato che gli assegnò vari altri comandi con Nelson e nel 1805 lo nominò governatore del Nuovo Galles del Sud.

Come governatore Bligh non fu da meno degli eventi precedenti e si mise da subito non solo in contrasto con tutti, ma pretendeva pure di sbatterli dentro, oltre che donare a se stesso la metà delle terre coltivabili strappate agli aborigeni e destinate ai nuovi coloni.

Il risultato fu che una bella mattina il comandante delle milizie coloniali di Sidney uscì dalla caserma con la bandiera, la banda e tutte le truppe in perfetta uniforme, si diresse verso la residenza del governatore e lo arrestò.

Unico esempio in tutta la storia inglese di ribellione militare coronata da successo ed in nome di Sua Maestà: nessuno degli insorti venne in seguito condannato.

A questo punto era semplicemente indispensabile la nomina di un nuovo governatore, lealista di provata fede, accettabile alle milizie coloniali e capace di evitare che nella ancor debole colonia accadesse quanto avvenuto da poco nelle tredici (ex-)colonie del Nord America.

Tanto per cominciare a Londra decisero di confermare le concessioni di terre e di licenze commerciali decise dal governo ribelle per i membri delle milizie e la notizia fu portata da “clipper” veloci così, quando il nuovo governatore arrivò, accompagnato da un intero reggimento di fanteria tanto per essere sicuri che non si sarebbe sentito troppo solo, le (ex-)truppe coloniali erano in tutt’altre faccende affaccendate.

Per farla breve: il generale lealista Lachlan Macquaire in pochissimo tempo restaurò la legge e l’ordine nella colonia.

A suo merito bisogna dire che lo fece senza utilizzare (troppo) la forca, infatti organizzò il sistema amministrativo ed in particolare quello giudiziario senza farsi minimamente scrupolo di nominare ex-galeotti nei posti chiave, secondo il ben noto principio del “non avete idea di quanti galantuomini si trovino in galera”.

Indubbiamente dal suo punto di vista gli ex-galeotti dovevano apparire infinitamente più affidabili dei mercanti delle varie Compagnie delle Indie inglesi.

Inoltre nella colonia erano presenti un buon numerodi deportate di sesso femminile, quasi tutte per meretricio, e il governatore pose come condizione agli ex-galeotti che volevano ricoprire incarichi pubblici di fare un matrimonio rispettabile. Detto, fatto, decoro borghese ottenuto e procreazione garantita. L’origine degli Australiani odierni deriva in buona parte da queste disposizioni di Macquaire.

Con gli aborigeni: massacri e riduzione in riserve.

Le tribù dei Dharawal e dei Gandangara che risiedevano nell’entroterra di Sidney furono semplicemente massacrate (e qui le forche furono usate) e due teste decapitate dei capitribù vennero portate in città, pagate dal governatore 30 scellini ed un gallone di rhum ciascuna e donate dal nostro, che non dimenticò mai di essere Scozzese, all’università di Edimburgo perchè potessero essere oggetto di studi “lombrosiani”.

Sì. Direte voi.

Ma cosa c’entra tutto questo con l’autostrada Bergamo-Treviglio?

C’entra. C’entra.

Nell’Australia (nominata ufficialmente così proprio da Macquaire) dell’inizio del XIX secolo il denaro contante scarseggiava e, se per caso ne arrivava, prendeva subito la via di una qualche Compagnia delle Indie e spariva dall’economia locale. Basti dire che la moneta corrente era il rhum, lasciamo stare di che qualità, prodotto in abbondanza nella colonia.

Per cui, avendo il nostro brillantemente risolto i problemi della disciplina dei coloni tramite un reggimento di Giubbe Rosse, della amministrazione coloniale tramite ex-galeotti felicemente sposati ad ex-peripatetiche, degli aborigeni tramite le milizie coloniali ex-ribelli mandate a fare genocidio sulle montagne così non rompevano le scatole nelle civilizzate Sidney ed Hobart, il nostro si ritrovò con un problema potenzialmente ancor più letale: la crisi del debito.

Il doblone spagnolo d’argento era la moneta corrente nella colonia, ma aveva un difettuccio: era così diffuso a livello globale grazie alla produzione continua del metallo dal ViceReame del Rio della Plata (fiume d’argento, appunto) da avere corso legale ovunque e da divenire la base per molte monete tuttora in circolazione, dollari, yen giapponesi e yuan cinesi inclusi. Negli USA ebbe corso legale fino al 1857.

La colonia aveva bisogno di importare praticamente tutto ed i dobloni investiti ed importati dal governo britannico abbandonavano continuamente l’Australia sulle navi mercantili che avevano portato merci. In breve, l’economia locale non decollava a causa della cronica carenza di liquidità.

Fra gli ex-galeotti inseriti da Macquaire nella amministrazione coloniale vi era pure un noto falsario, William Henshall, che si rivelò essere l’uomo che ci voleva per risolvere la crisi della liquidità: si dovevano falsificare legalmente i dobloni spagnoli e trasformarli in un qualcosa che fuori dal Nuovo Galles del Sud nessuno avrebbe voluto. In questo modo si sarebbe coniata una valuta funzionale alle transazioni locali, ma non esportabile (anche perché la pena prevista per chi fosse stato beccato a farlo era di sette anni nelle miniere di carbone) con tanti saluti alla crisi del debito.

Quarantamila dobloni spagnoli vennero consegnati a Macquaire dal governo britannico e questi vennero ribattuti con un nuovo conio e perforati al centro. Così da un singolo doblone si ottenevano 1,25 dollari australiani: il dollaro era costituito dall’anello esterno e divenne noto come il “dollaro bucato” (holey dollar) dal cambio fisso di cinque scellini inglesi; mentre alla monetina centrale così estratta venne assegnato il valore fisso di quindici pence.

In questo modo da una moneta se ne ottennero due, si aumentò del 25% il valore circolante e, soprattutto, tali monete non avevano corso legale fuori dalla colonia e restavano in circolazione solo al suo interno.

Il doblone spagnolo legalmente falsificato e trasformato in due monete (dollaro bucato) divenne la prima valuta ufficiale dell’Australia.

Per la cronaca: nel 2013 una coppia originale di dollaro bucato con monetina centrale è stata battuta all’asta per 495.000 dollari (non bucati) americani. Si può proprio dire che Lachlan Macquaire i soldi sapeva molto bene come farli moltiplicare…

Inoltre, nonostante la forte opposizione del governo britannico che vedeva essere l’Australia quasi esclusivamente un bagno penale, il nostro riuscì a fondare la prima banca australiana, la “Bank of New South Wales”.

Macquaire in Australia è considerato il proto-eroe nazionalista e come il migliore dei primi governatori autocrati per avere considerato la colonia come una nazione da creare e non come una semplice Cayenna.

Da un lato viene commemorato avendogli dedicato la Macquaire University a Sidney e dall’altro la finanziaria Macquaire Group Ltd.

Questa finanziaria è stata fondata nel 1969 e da allora ha conosciuto una espansione esponenziale continua. Il suo emblema è il dollaro bucato australiano che, come dichiarato della finanziaria stessa, è stato preso perché esempio di finanza creativa e rappresenta appieno i metodi pratici utilizzati per ottenere profitto.

Non vogliamo entrare ulteriormente nel merito di questo gruppo finanziario il cui sito WEB esalta le caratteristiche della “Green Economy”. Tuttavia questa, con un semplice calcolo relativo alle cifre dichiarate, si capisce che comprende solo una minima parte degli investimenti effettuati.

Sulle tipologie degli altri investimenti scende un velo di discrezione ma, essendo dichiaratamente nel campo delle infrastrutture e dell’energia, non ci vuole molto a capire che la programmazione degli utili è di lungo periodo: creare infrastrutture che aumentano i consumi energetici e garantirsi il profitto con la partecipazione al mercato energetico dei prodotti petroliferi che si sviluppa di conseguenza e che è ben maggiore dell’utile che le singole infrastrutture in quanto tali possono produrre.

Il tutto, ovviamente, ricoperto di dichiarazioni retoriche ed ossimoriche circa la necessità di passare all’Economia Verde.

Ci auguriamo che queste poche note storiche non vi abbiano annoiato e, soprattutto, che non abbiano irritato nessuno (avvocati delle finanziarie in primo luogo).

Cfr. anche articolo precedente: (22.06.19) della-proposta-di-autostrada-bergamo-treviglio-due-anzi-tre-considerazioni-propedeutiche/

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