(12.02.20) Bergamo-Piazza Dante. A proposito della risposta dell’Amministrazione comunale
di Marco Brusa (“Bergamo in comune”)
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Innanzi tutto va ringraziato il Comune di Bergamo per avere (finalmente, era ora!) pubblicato una nota di spiegazione agli eventi di Piazza Dante. (Cfr. https://medium.com/@ComunediBergamo/debunking-sulla-vicenda-di-piazza-dante-65fe59837d5e)
Lo avesse fatto prima (prima della distruzione di un angolo che fu perfettamente armonico ed equilibrato di Bergamo Bassa) sarebbe stato meglio.
Tuttavia, siccome non è mai troppo tardi, è il caso di non insistere su questo dettaglio, ma passare subito alle note di merito.
1. L’affermazione di voler “raccogliere le principali critiche sul tema e di rispondere a ciascuna di esse nel modo più chiaro e sintetico possibile” è, in quanto tale, incompatibile con qualsiasi affermazione [retorica (?)] di essere un Ente Pubblico che favorisce la partecipazione popolare nelle decisioni amministrative.
Il termine stesso “critiche” è orribilmente fuori luogo; fosse stato realizzato un programma partecipativo tale termine sarebbe stato sostituito da quello, molto più positivo, di “contributi”.
L’utilizzo stesso del termine “critiche” è la dimostrazione, esplicita anche se involontaria, che di partecipazione popolare negli eventi di piazza Dante proprio non ce ne è stata e non è stata neanche voluta dall’Ente Pubblico.
2. Si ammette che “iI Comune non è MAI – sic, maiuscole nel testo originale – stato proprietario del Diurno”. Verissimo. Ma, allora, perché il Comune si è dato così tanto da fare per permettere a privati di realizzare una speculazione distruggendo un bene pubblico della popolazione bergamasca quale era Piazza Dante prima dei recenti eventi?
È questa la questione principale a cui chiediamo risposta da parte del Comune.
Gradiremmo che questa risposta arrivasse, senza troppe maiuscole.
Restiamo in attesa.
3. Quanto alla (anch’essa verissima) affermazione che “Il Comune si accollerà esclusivamente i costi dei lavori di sistemazione della superficie della piazza che avrebbe dovuto affrontare in ogni caso” viene spontaneo chiedersi che bisogno ci fosse di autorizzare una speculazione privata, visto che in termini contabili gli oneri comunali per la sistemazione del bene pubblico alla fine sarebbero stati gli stessi.
Il comunicato del Comune, pieno di certezze, ignora completamente questo dubbio.
Resta il fatto che, anche se contabilmente il Comune non ha speso con l’evento di Piazza Dante, in termine di qualità della vita cittadina la popolazione residente ha avuto un danno.
Sarebbe gradito un riconoscimento di questo da parte dell’ente “pubblico”.
4. “Il privato ha riconosciuto al Comune un canone di concessione di 103.200,00€”.
Secondo gli ultimi dati disponibili i residenti a Bergamo sono 122.161.
Questo significa che, sempre ammesso che tale cifra sarà destinata al pubblico e non a favorire un qualche altro privato (il dubbio è lecito), ognuno di noi ha ricevuto un risarcimento di meno di 85 centesimi per la distruzione di Piazza Dante…
Su questo punto al Comune di Bergamo possiamo solo dire che a volte lo stare zitti è davvero infinitamente meglio dell’insistere a dire: “Ho ragione io! Cosa vuoi tu?”.
5. Meravigliosa l’affermazione che “la legge non consente né di porre un tetto alle licenze, né di scegliere quali rilasciare”.
Però, se non andiamo errati, la legge obbliga a verificare che le richieste di licenze edilizie non vadano contro il bene comune.
È stata fatta questa verifica per Piazza Dante? Chissà?
Certo che la conclusione, categorica e indiscutibile, di questo paragrafo (“Punto.” – sic!), oltre a suscitare ilarità, denota una totale mancanza di disponibilità al dibattito pubblico e una non trascurabile insicurezza.
6. “Le dimensioni delle uscite di sicurezza sono fissate da norme ben precise dei Vigili del Fuoco”.
Sì. Certo. Ma ancora una volta non si affronta la questione del perché il Comune avrebbe dovuto dare la licenza edilizia per un’opera così invasiva che ha già causato la distruzione di una piazza che fu un gioiellino del centro di Bergamo.
Si fosse trattato, che so, delle uscite di sicurezza del sottopasso della stazione difficilmente qualcuno avrebbe avuto da ridire. Ma quando si tratta delle uscite di sicurezza di un night club…
Sulla fontana rimane la solita domanda: cosa c’entra la necessità della sua manutenzione con una licenza edilizia invasiva? Boh!
7. “Pubblico o privato, gli alberi sarebbero stati tagliati comunque”: questa è semplicemente incomprensibile.
A meno che non si consideri la concessione di licenze edilizie invasive a privati come un obbligo divino a cui non è possibile sottrarsi.
A molti sembrava che sarebbe stato infinitamente meglio lasciare Piazza Dante nel proprio equilibrio ormai assodato.
Però ora al massimo si può sperare di essere “vox populi” e quindi irrilevanti nei confronti di chi è in diretto contatto con la divinità.
8.“In nessuno dei documenti o delle dichiarazioni del Comune si è mai sostenuta la necessità di tagliare gli alberi perché ormai spacciati o malati”.
Veramente è stato appena detto proprio in questo documento, là dove si è affermato che “gli alberi sarebbero stati tagliati comunque”.
Concludendo si può solo stigmatizzare che questo documento del Comune è uno strano miscuglio di arroganza e di insicurezza.
Arroganza perché tutti gli argomenti sono affrontati rigidamente e senza alcuna disponibilità al dibattito o, tantomeno, alla partecipazione.
Insicurezza perché la questione principale, vale a dire se era proprio necessario rilasciare una licenza edilizia così invasiva e dannosa per la popolazione residente per il solo guadagno di privati, non viene affrontata.
Anzi viene completamente rimossa e si adducono solo vere e proprie scuse unicamente su argomenti logistici, rimuovendo completamente la questione vera: l’ente pubblico è al servizio della cittadinanza o del privato danaroso?
Nell’evento di piazza Dante purtroppo sì può solo propendere per la seconda risposta. (Bergamo 12.02.20, Marco Brusa – “Bergamo in comune”)
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Arroganza stomachevole, fatta da subdoli capitalisti…..di sinistra ????? evidentemente per interessi privati .
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